ebook di Fulvio Romano

domenica 10 agosto 2014

Vallée: estate da incubo, incassi dimezzati!

LA STAMPA


Aosta


Estate da incubo

incassi dimezzati

per il maltempo

Crisi nera nei rifugi: “Disastro senza precedenti”

Stagione di crisi nera per il turismo dell’alta montagna. «E’ l’estate peggiore di sempre» dice Angela Dayné, gestore del Rifugio Savoia, al Col Nivolet, a Valsavarenche. Tre gli ingredienti che hanno portato a quello che gli operatori definiscono come un vero e proprio «disastro»: il maltempo, la crisi e la drastica diminuzione degli italiani.

La stagione per i rifugi alpini si concentra tra luglio e agosto. «Se è iniziata male è proseguita sulla stessa linea» commenta Piergiorgio Barrel, presidente dei gestori di rifugi valdostani e titolare del Bezzi, a Valgrisenche. Luglio è stato un mese di pioggia continua e freddo, agosto è iniziato da poco, ma il clima non è migliorato molto. E i gestori dei rifugi ormai si sono messi il cuore in pace: stagione persa, da dimenticare. «A questo punto è andata così - ancora Barrel -, nelle prossime settimane potrebbe anche fare bello e arrivare gente, ma non riusciremmo più a recuperare».

Rispetto all’estate 2013, che è già stata una stagione di sofferenza, si parla di una riduzione anche del 50 per cento. «Assolutamente - dice Dayné - stiamo lavorando la metà, anche meno. Un disastro. A luglio se abbiamo avuto cinque giorni di sole è tanto, a questo punto noi a metà settembre chiuderemo».

Dai sentieri sono spariti gli italiani: «Hanno il portafoglio sempre più vuoto e sono schiavi del meteo» spiega Carolina Proment, gestore del Rifugio Arp, a Brusson. «Non tutti sono fortunati come quelli che hanno strutture inserite nel Tour du Mont Blanc, qui - aggiunge Proment - noi lavoriamo soprattutto con gli italiani e il calo è stato drammatico».

Diversa è la situazione nei rifugi inseriti nei Tour, del Bianco e del Cervino. Questi trekking sono venduti alla grande, soprattutto in Francia, e in quelle zone la gente non manca, soprattutto alla sera. Giacomo Calosi, del Rifugio Maison Vieille al Col Chécrouit di Courmayeur lo conferma: «Io sono 30 anni che sono qua, ho sempre creduto nel Tour e ho fatto bene. I ritorni ci sono, siamo stati premiati. E’ il Tour du Mont Blanc che ci dà il pane, ma non il companatico. Quello arrivava dagli italiani e quest’anno sono pochi, il maltempo è una scusa in più per non muoversi. I clienti sono tutti stranieri».

Se le strutture sono ancora aperte è grazie a francesi, tedeschi, inglesi, spagnoli. «Noi resistiamo, siamo al livello dell’anno scorso - dice Sergio Pestarino, del Deffeyes di La Thuile - grazie ai francesi e agli olandesi. La sera si lavora ma a pranzo, quando di norma avevamo gli italiani, non c’è nessuno».

Crollati anche i camminatori della domenica, quelli della passeggiata al rifugio con il pranzo al sacco: «Dopo il panino entravano a bere il caffè, ma da alcuni anni il calo è forte, sono più che dimezzati» ancora Pestarino. E da Brusson gli fa eco Proment, che tra le cause ricorda il problema dei collegamenti: «Noi offriamo la mezza pensione a 50 euro, ma abbiamo l’autostrada più cara d’Italia e tra benzina e tutto dalle grandi città servono almeno 200 euro per raggiungerci». Secondo Proment è il momento di aprire una riflessione: «I francesi sono riusciti a fare grandi i tour e portano gente anche in Valle. Noi no».

Che sulle alte vie ci sia molta meno gente lo dicono anche le guide alpine. Da Valtournenche Lucio Trucco parla di «stagione particolare, negativa. La causa principale è il maltempo, ma anche la crisi si fa sentire. Se avesse fatto bello qualcosa di più avremmo lavorato, magari escursioni più corte e meno impegnative. Ma da luglio è stato difficile avere più di due giorni di sole consecutivi, in queste condizioni le grandi vie non le tenti nemmeno».

cristian pellissier


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