ebook di Fulvio Romano

mercoledì 6 agosto 2014

Sondaggi: in calo Renzi, male Grillo, su Salvini

LA STAMPA

Economia

Renzi supera ancora di 20 punti il Pd

Mentre il dibattito politico ruota tutto attorno alle riforme, la fiducia nel governo registra un lieve calo

Ma il premier resta il politico più amato. Male Grillo, impennata di Salvini: è lui il leader del centrodestra?

Anche se perde qualche colpo, il Pdr mantiene la sua solidità. Tra il Partito Democratico e il Partito di Renzi, il Pdr appunto, ci sono almeno 20 punti percentuali. Perché se nelle intenzioni di voto il Pd rimane pressoché stabile al risultato delle Europee (oggi è al 40,5%), l’indice di fiducia nel premier - registrato dal sondaggio dell’Istituto Piepoli per La Stampa - raggiunge il 61%. Positivo, certo. Ma con una flessione non indifferente. Stessa sorte tocca alla fiducia nel governo, che segue di pari passo quella nei confronti del suo presidente: il 23 giugno l’esecutivo ha toccato il picco massimo del 69%, oggi è sceso al 58%, solo due punti in più della rilevazione effettuata due giorni dopo il giuramento.

Evidentemente l’ultimo mese e mezzo ha lasciato il segno: da un lato dati economici sempre più preoccupanti, dall’altro liti su emendamenti incomprensibili, risse da bar in Parlamento e «canguri» di peluche. In questo contesto, Palazzo Chigi ha pagato il prezzo della sempre più dilagante sfiducia verso la politica. Eppure gli italiani non vedono le urne all’orizzonte, anzi. Solo il 14% pensa di tornare al voto entro la fine dell’anno, mentre il 38% è convinto che questo esecutivo si spingerà fino al 2018, alla scadenza naturale della legislatura. Uno su quattro, invece, gli dà un anno di vita.

E se oggi gli italiani dovessero entrare nella cabina elettorale? Una premessa: rispetto alle Europee di maggio non cambierebbe molto. Ma il dato più impressionante riguarda lo scostamento tra l’apprezzamento per i principali partiti e quello per i rispettivi leader (che, dato non da sottovalutare, sono tutti extraparlamentari). Detto di Renzi (che vale il 61% contro il 40,5% del Pd), l’effetto «trascinamento» è impressionante per la Lega di Salvini. Il Carroccio è salito al 7% nelle intenzioni di voto, ma la fiducia nel suo segretario è addirittura al 22%. Sei punti più di Berlusconi (16%), che comunque si mantiene non molto distante da Forza Italia (15% nelle intenzioni di voto) e che dopo una leggera flessione è riuscito a guadagnare terreno grazie all’assoluzione nel processo Ruby. Evidentemente sono molti gli italiani che si sono fatti condizionare dalla sentenza.

Poi c’è il caso Grillo. A prima vista, il carisma del comico è indispensabile per il successo dei Cinque Stelle. Ma i dati raccontano un’altra realtà. Certo, a livello nazionale il Movimento va molto meglio che a livello locale (vedi voto amministrativo), ma non è detto che questo sia dovuto solo all’effetto-Grillo. Le intenzioni di voto per il M5S sono stabili al 21,5%, ma la fiducia in Grillo non supera il 12%. Uno scollamento significativo. Proprio in un periodo in cui il leader ha scelto di mantenere un ruolo più defilato, mandando avanti i parlamentari. Una strategia che potrebbe essere la causa dello scollamento. O forse la conseguenza.

marco bresolin


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