ebook di Fulvio Romano

domenica 3 agosto 2014

La chimera del " merito " e della "competenza..".

LA STAMPA

Italia

Ora si privilegino merito e competenza 

La polemica sui docenti precari del Sud che hanno occupato le prime posizioni nelle graduatorie per l’insegnamento in Piemonte, a scapito dei candidati locali, è solo l’ennesimo episodio delle tante «guerre fra poveri» che si combattono ogni anno fra le mura scolastiche, per assicurarsi un impiego definitivo o anche solo temporaneo. Proviamo a riassumere i tratti essenziali di una storia assai complessa, che ha dato vita a quest’ultimo disastro. Per legge, quando nella scuola sono previsti ingressi in ruolo, questi vengono attribuiti per il 50% ai vincitori di un concorso nazionale, per l’altro 50% attingendo a graduatorie provinciali, cosiddette ad esaurimento, in cui il punteggio è determinato da anzianità di servizio, titoli di studio e carichi famigliari. Coloro che risultano in testa nelle graduatorie della loro materia diventano insegnanti a tempo indeterminato; quelli nelle posizioni di immediato rincalzo ottengono supplenze annuali, potendo spesso scegliere gli istituti di loro gradimento; quelli più in basso devono accontentarsi di ciò che rimane.

Nelle graduatorie di una provincia possono trasferirsi anche persone provenienti da un’altra provincia e, dopo una sentenza della Corte Costituzionale (siamo ancora un unico Stato, in fondo!), vanno a occupare la posizione che spetta loro sulla base del punteggio acquisito. Quest’anno, dopo un triennio, sono state aggiornate le graduatorie e in quasi tutte le province del Nord si è assistito a un numero molto elevato di trasferimenti dal Mezzogiorno. La ragione è evidente: le cattedre al Sud si sono rarefatte per il calo demografico e oggi, grazie alla Rete, è molto più facile monitorare il fabbisogno di posti nel resto d’Italia e muoversi di conseguenza. Poiché i precari del Sud hanno tipicamente un’anzianità maggiore e più titoli di studio (anche se ciò non significa necessariamente una migliore preparazione), ovviamente tendono a classificarsi nei primissimi posti. Sulla carta, non ci sarebbe niente di male, se la posizione in graduatoria riflettesse la competenza dei candidati.

Il primo problema è, però, che questa garanzia di qualità non c’è: alle graduatorie si è potuto, infatti, accedere per tante strade (idoneità ai vecchi concorsi, corsi-concorsi, scuole di specializzazione, ecc.), senza che vi sia un controllo omogeneo sul rapporto fra punteggio ed effettive competenze né la certezza di criteri uniformi da regione a regione.

L’altro grande problema è la continuità didattica. Una recente norma ha, infatti, abolito la «ferma» di cinque anni nella provincia di iscrizione: pertanto, il rischio è che le insegnanti meridionali passate in ruolo al Nord facciano presto domanda per rientrare al luogo d’origine, avviando la girandola delle sostituzioni, con effetti deleteri sulla preparazione degli allievi. Di qui la reazione negativa dell’opinione pubblica e, ovviamente, dei docenti precari del Nord che hanno perso il primato in graduatoria (la guerra fra poveri, appunto).

Non c’è via d’uscita. Il sistema di reclutamento nella nostra scuola è ormai così confuso, inefficiente, iniquo, umiliante per gli insegnanti e dannoso per gli studenti che l’unica soluzione possibile è azzerarlo del tutto e ripartire da capo. Finché, infatti, sarà basato sulle graduatorie per anzianità e titoli, questi conflitti di interessi – fra Nord e Sud, fra chi ha insegnato più o meno di un certo numero di mesi, fra chi ha frequentato un corso di perfezionamento o un altro – si riproporranno ogni anno con maggiore veemenza man mano che i posti a disposizione diminuiranno. È davvero arrivato il momento di ripensare tutto il sistema, privilegiando merito e competenze (verificati per mezzo di un concorso nazionale) all’anzianità e ai «pezzi di carta».

Andrea Gavosto


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