ebook di Fulvio Romano

lunedì 15 aprile 2013

La Lunga Marcia di Matteo....

Da The Front Page

15 apr 2013

La lunga marcia di Matteo


È facile immaginare i commenti più scambiati, al momento di bere la prima tazzina di caffè nella città del giglio rosso, il giorno dopo lo stop alla nomina di grande elettore imposto a Matteo Renzi, ultimo episodio rivelatore di una lotta tra fratelli adottivi nel Pd. E la faida familiare, si sa, per convenienza scorre sotto traccia come magma incandescente fin quando la pressione del terreno riesce ad avere la meglio, dopodiché diventa incontrollabile quanto più ha serpeggiato nelle cavità.

La famiglia del Pd ha nominato Renzi figliastro di una dirigenza che elegge i suoi pupilli nel ramo a sinistra della discendenza conservatrice: una scelta puramente ideologica, sposata ad una strategia politica la cui inesattezza si è manifestata in modo clamoroso con il risultato ottenuto alle ultime elezioni, caratterizzate da una saggezza rusticana di riporto, nei fatti approdata al nulla.

Sono molti i membri di questa famiglia che, presi dall’occupazione principale di combattere il solo e unico nemico, il belusconismo a tutto tondo, hanno reputato le divergenze interne dettagli senza peso; ma ora che si accorgono dell’errore di sottovalutazione commesso, si avvia anche la stagione precongressuale dedicata alla mediazione.

Infatti lo scenario, che si è aperto di fronte all’indeterminatezza politica della situazione italiana, ha fatto trovare il duro alla direzione del Pd: il punto critico rappresentato dal proprio ritardo politico nell’assicurare risposte ad una società civile meno incline del solito all’arrendevolezza. Ma la strategia estemporanea seguita finora per uscire dall’impasse non sembra aver prodotto risultati. Essa si muove in due direzioni.

Da un lato, persegue nella sostanza lo scimmiottamento del rinnovamento propugnato dal M5S e, nell’attesa convinta di accoglierne i figli prodighi, magnifica lo sguardo carezzevole dell’impegno civile: unico punto d’appoggio della tattica di Bersani per avere la maggioranza anche al Senato.

Dall’altro lato, ha fatto tesoro che per blandire l’ideale di una sinistra pura e autentica dell’elettorato non è bastato allearsi con Vendola; pertanto è diventato imperativo riportare dentro al Pd la sorgente del radicalismo e prevenire qualsiasi deriva centrista, come lascia presumere l’indisturbata entrata sulla scena politica di Fabrizio Barca.

*****

Matteo è stanco di subire lo schiaffo del soldato. Ha deciso che da ora vuole guardare in faccia chi lo colpisce e rendergli il colpo, ma sa che ha di fronte un gigante e che gli toccherà fare come quel pugile assurdo, che fa della propria resistenza fisica la tattica per preparare l’attacco; perciò continuerà ad incassare colpi su colpi, logorando incredibilmente l’avversario al quale intanto fa sapere: “non mi abituerò mai alla doppiezza!”. Come dire “barcollo ma non mollo, non lascio il partito, non abbandono quei cittadini che mi hanno scelto, non rinuncio alle mie idee e non sarà questa classe dirigente a cambiare me.”

C’è una battaglia fatta di provocazioni reciproche, che servono a far scoprire l’avversario. Matteo si impegna, ci mette la faccia, non teme l’emarginazione; intorno gli stanno facendo terra bruciata, che pian piano gli toglie spazio vitale. Egli ha un sogno: vuole diventare lo statista che risolleverà l’Italia. Non è solo, può contare su un gruppo di amici, politici e non, uniti dalla stessa visione; ma sono ancora in pochi se misurati con la direzione centrale e i suoi funzionari cooptati, con quelli che comandano il partito e la struttura organizzativa locale.

Già, il partito. Niente si può realizzare senza avere il controllo del partito. È questo che trasforma un gruppetto di idealisti in una forza di massa capace di diffondersi e radicarsi ovunque. Solamente con il partito il sogno può essere realizzato. Ma come fare a contagiare con la liberaldemocrazia i grigi burocrati che governano il Pd e a convincerli che le loro gratificanti carriere sono abbacinanti beni materiali, soddisfazioni personali da spendere con parenti ed amici, ma in fondo alle quali non c’è altro che un vitalizio muto d’ogni coraggio per le nuove conquiste, per la costruzione di un nuovo Paese.

Purtroppo il partito più grande della sinistra italiana, quando smarrisce la fiducia in se stesso, rispolvera con vigore la regola aurea di diffidare di chi non si vuole omologare, di chi pretende di contaminare la purezza delle idee identitarie. E Matteo, invece, vuole essere libero di cercare idee alternative anche fuori dall’ortodossia di partito, se quest’ultimo non gli può mettere a disposizione le soluzioni migliori per i problemi che oggi il Paese ha.

La ruota gira, dice Bersani, ma Matteo per vederla fermare sul proprio nome può solo sperare nell’elezione di un Presidente della Repubblica sensibile al rinnovamento che possa nominarlo premier, quasi per acclamazione popolare; oppure può sperare di trovare alleati a sinistra nel Pd, venire eletto segretario e poi affrontare le primarie. E solo se nessuna delle due ipotesi appare vicina al vero, allora può già compiere il primo piccolo passo con cui iniziare la lunga marcia sul sentiero più difficile, quello della scissione.

ShareThis

16 commenti a “La lunga marcia di Matteo”
roberto1 scrive:
15 aprile 2013 alle 14:36
Credo che oramai sia chiaro che Bersani si muoverà dalla posizione in cui si è cacciato, solo con l’intervento dei Caschi Blu.
Il bello è che, se ha preso quei voti, deve molto a Renzi, poichè prima delle primarie guidava un partito fra il 20 ed il 22 dei consensi.
Il PD degli apparati, dei giovani turchi, dei filo-grillini, dei cattocomunisti è diviso, grossomodo a metà, fra chi vorrebbe coinvolgere il PDL nella scelta del PDR e chi, invece, pensa ad un’operazione stile Grasso-Boldrini, col recupero dei grillini dopo la quarta votazione.
Ma l’obiettivo, pur con diverse sfumature, è quello di star lontano dalle urne e varare un governo sulla base di una maggioranza…..alla siciliana.
La fiducia è il vero scoglio, su cui Napolitano non ha mai concesso nulla.
Probabilmente Grillo si comporterà come la classica demi-vierge della tradizione francese: disponibile ed abile a far di tutto, ma vergine al matrimonio (la prossima tornata elettorale).
Altrimenti Bersani è un deficiente, cosa altamente improbabile e poco credibile.
Questo gioco, sulla pelle dell’Italia e degli italiani, presuppone un PDR fantoccio o un vero e proprio “cesso” di PDR, che dia disco verde alle alchimie Bersaniane.
Quindi, avanti Amato, Marini, Finocchiaro, ma anche Prodi e altri fasulli emersi dalle “quirinarie”.
Per questo, fra i grandi elettori non parlamentari, c’è posto per cani e porci, trombati recenti e uomini d’apparato locali, ma non per Renzi.
Se le cose andranno così, per Renzi sarà dura, ma nello stesso tempo esaltante.
Per evitare che, franato il Gargamella I come franò il Prodi II, ciò si trasformi nel “disastro finale” per il PD, con “corsa” elettorale seguente decisa dal Cavaliere o da Grillo, paradossalmente non può oggi non prendere le distanze da questo PD, cominciando a costruire un’alternativa con i suoi pezzi migliori, ancora sani ed utilizzabili.
Dopo aver bevuto tutto il calice, pur concordando col fatto che non c’è bisogno di un altro partito, ma di una sinistra presentabile, mi sto sempre più convincendo che occorra costruire altrove questa sinistra presentabile.
Qui siamo agli insulti, agli sgambetti e molto altro ancora.
Compreso il tg3 o rainews, che ha mandato, ogni ora, l’intervista a Barca.

town marshal scrive:
15 aprile 2013 alle 14:57
Matteo Renzi è irruento e conosce l’arte della guerra, ma essendo giovane è inesperto nella gestione della pace.
“chi non ha mai rischiato di morire non può dire di essere stato giovane”

S-concerto scrive:
15 aprile 2013 alle 15:10
il rischio è che MR venga nominato presidente del consiglio come fecero con D’Alema, ovvero senza il consenso elettorale. Ma sarebbe l’unico modo per vederlo governare all’interno del PD. perchè non è solo l’apparato ad essergli ostile, ma buona parte degli elettori del PD, in particolare quello romano (che infatti ha insignito lo scialbo ma fieramente anti B. Marino), ovvero quello vicino al potere ed assurdamente abbarbicato alla lotta antiberlusconismo-berlusconismo come unico sistema per riconoscere chi è meritevole di sostegno e chi, invece, va pubblicamente esecrato. Renzi semplicemente non piace a chi ancora si ritiene di sinistra, a chi ricorda con commozione Berlinguer, a chi ritiene la Cgil e la classe lavoratrice, e la resistenza e l’antifascismo militante, condito anche da questioni etiche (Quagliariello non può essere un saggio, visto che ha dato dell’assassino al padre della Englaro, mi sono sentito dire a pochi giorni dal voto quando, bontà loro, un piccolo manipolo di questo popolo mi ha convocato per una seduta di autocoscienza per tentare di comprendere cosa suggerire al segretario, quando ancora non aveva detto nulla, ed io avevo da subito suggerito grandi intese, una delle due camere a Quagliariello ed un mandato esplorativo alla Severino).
E vorrei suggerire ancora una volta a Matteo che lui, e solo lui, può veramente, definitivamente, costruire questa benedetta casa dei riformisti, un vero partito democratico, finalmente distante da tutto questo armamentario ideologico ma severo, spietato, contro ogni falso liberalismo. Forza Matteo (e ti perdono anche l’utilizzo all’ossesso di battute, come dire, consumate)

PS cosa è PDR?

S-concerto scrive:
15 aprile 2013 alle 15:14
manca un complemento oggetto: dopo “ritiene” manca un complemento. Dunque: “chi ritiene intoccabili”, sorry

Federico Sandri scrive:
15 aprile 2013 alle 15:31
Presidente della Repubblica (manca delle banane ma si capisce)
Ma spiegatemi una cosa: state fallendo e vi preoccupate dei problemi del PD e del futuro politico di uno che attualmente fa il Sindaco?
Questo è uno dei motivi per cui l’Italia merita di far la fine della Grecia

Non italiano : Mi scusi, sa dirmi che ore sono?

Italiano : Farina, acqua, sale, pomodoro, mozzarella e origano.

mario2 scrive:
15 aprile 2013 alle 15:40
” E solo se nessuna delle due ipotesi appare vicina al vero, allora può già compiere il primo piccolo passo con cui iniziare la lunga marcia sul sentiero più difficile, quello della scissione.”

Barca e Renzi sono già una scissione.

Sinistra-scissione

1921 PCI. PS
1947 PSI PDSI o PSLI
1951 PSU
1991 PDS PRC
per non parlare di PSIUP, nuovo PSIUP, Altenativa Socialista, Partito di Unita’ Proletaria, Manifesto, PdUPpiC,,,,,e via andando sino agli ultimi…

Una vocazione.

roberto1 scrive:
15 aprile 2013 alle 15:41
PDR è Presidente della Repubblica.
Ho appena litigato (si fa per dire…) con un mio amico, il quale mi ha detto che, con Barca, noi “renziani” avremo la nostra Canne.
Quando Gargamella cadrà, un bel Te Deum in cattedrale e poi tutti dietro a Barca, con la variabile Marino a Roma.
No, non c’è niente da fare.
Bisognerà fare come De Benedetti fece con l’Olivetti.
I pezzi buoni e spendibili riassemblati, ma altrove ed i rottami svenduti o caricati sul bilancio INPS.

ciospo scrive:
15 aprile 2013 alle 16:13
basta insistere con Renzi ,se l’”apparato” non trovasse il modo di renderlo inoffensivo ci si dovrà inventare qualcos’altro.
un amministratore pubblico gira tante carte ,vuoi dire che non si possa trovare qualcosina per cui fargli pervenire un piccolo avviso di garanzia?
che so ,magari “concorso esterno in tifo viola”.
gli amici giusti non mancano.

Liutprando scrive:
15 aprile 2013 alle 16:53
Chiacchierare di Renzi e PCI, ah no, PD ormai comincia a stufare.
Se ne è capace si metta a capo dei comunisti pentiti, ma la pianti di frignare che gli devono dare questo e quello.
Tanto il PD perderà anche il prossimo giro, con o senza il ribollito.

Federico Sandri scrive:
15 aprile 2013 alle 17:00
Infatti degli affari interni del PD frega solo a quelli che ci mangiano
Anche i lettori di certi giornali storicamente schierati con loro si son rotti il cazzo, figuriamoci chi non mangia con i congressi e i dibattiti

Alessandro Milano scrive:
15 aprile 2013 alle 17:03
non mangia con i congressi e i dibattiti
__________________________________________
Ho la seria impressione ma è più di una impressione che alla gente il prurito alle mani sta diventando sempre più forte….

LUDWIG scrive:
15 aprile 2013 alle 17:08
Anche per questo,devo citarmi
Scrivo da sempre che del PD e di Renzi non mi frega un piffero,non ritengo che il migliore dei peggiori,possa essere la panacea di tutti i mali.
E sono comunque tutti figli di un apparato e di un’idea che ha contribuito a portarci a questo punto.
A Loro,si sono uniti gli utili idioti dell’ex Dc,superstiti del Psi,ambientalisti del menga e via via cianciando.
Il risultato è sotto gli occhi di Tutti.
E vorrebbero pure governare!

roberto1 scrive:
15 aprile 2013 alle 18:05
Il problema non si pone dal punto di vista della panacea.
Io penso che, qualora il corpo elettorale venisse fornito di scheda e matita e Renzi si trovasse nella posizione di Candidato alla premiership,quasi sicuramente l’Italia avrà un governo poche ore dopo la fine dello spoglio.
Poi, finita la rosticciana ed il bottiglione di Chianti dei festeggiamenti, c’è da governare.
E qui comincia la partita vera, la più difficile.
Se Renzi “attaccasse” da uno dei punti che ama sciorinare, cioè la scuola, il merito, il talento e l’eccellenza, dopo pochi giorni il coagulo sanfedista nazionale occuperebbe le piazze, le Tv bomberebbero di Santorismi ogni ora del giorno e della notte, si distruggerebbero foreste intere per redarre appelli e raccolte di firme “contro” e per il “ripristino di libertà e democrazia”.
Questa è la vera prova del nove, questi son gli esami di maturità.
A quel che mi risulta, solo tipetti alla Mitterand, Kohl, Schroder, Blair, Thatcher, Craxi e pochi altri han passato l’esame di statista, chi a pieni voti, chi col sei meno meno.
Per ora Renzi sembra ancora lontano dal raggiungere il traguardo della prima tappa.
Sempre sul chi vive, poichè un Magistrato utile e qualche accusa infamante si trova sempre, per strada.

LUDWIG scrive:
15 aprile 2013 alle 18:17
Intanto,non è riuscito a superare le Primarie,pur ammettendo che tutto l’apparato gli era contro.
Ed io non riesco a riporre fiducia in alcuno,sarà un handicap tutto mio.
O forse sarà perchè il famoso “chi siamo,da dove veniamo?”,nel mio caso influisce ancora molto.
Le differenze esistono,come dice Gargamella,non siamo tutti uguali.

Gimand scrive:
15 aprile 2013 alle 18:27
…poichè un Magistrato utile e qualche accusa infamante si trova sempre, per strada.

Ecco, caro Roberto1,
Questa tua considerazione l’hai messa per ultima. Dovevi mettercela come premessa.
E, data la premessa, tutto il resto è un esercizio accademico.

mario2 scrive:
15 aprile 2013 alle 18:31
Come ha detto qualcuno, iscriversi a un partito e condidarsi il giorno dopo a segretario appare grottesco.