ebook di Fulvio Romano

venerdì 15 agosto 2014

Del Rio: nuovi sacrifici? Solo per lo Stato (ndr: ma lo Stato non siamo noi?)

LA STAMPA

Italia

Delrio: nuovi sacrifici?

Se saranno necessari

li farà soltanto lo Stato

“Non metteremo tasse. Gli 80 euro? Pensavo avessero più effetto”

Certo la situazione esterna richiede valutazioni attente. Ma nessuna manovra, nè nuove tasse». Graziano Delrio, di fatto il numero due del governo Renzi, è preoccupato dalla frenata della locomotiva tedesca ma garantisce che «se dovrà trovare nuove risorse, lo Stato lo farà al suo interno». E mette qualche puntino sulle i, visto che per dieci giorni l’Italia è stata sulla graticola dopo i dati sulla recessione. «Andiamo in Europa avendo avviato tutte le nostre riforme. Spero che anche altri si presentino all’appuntamento europeo con le carte in regola. Alla Germania è stato raccomandato di aumentare i consumi e di liberalizzare i servizi pubblici. Vediamo se lo fanno. Il dato del Pil tedesco non consola, ma dimostra che vanno messe in atto politiche di crescita europee in una congiuntura che si è rivelata per tutti più difficile del previsto».

Italia in regola con i compiti a casa?

«Intanto non sono compiti, ma un elenco di raccomandazioni mandato ai vari paesi. Fisco più semplice: l’anno prossimo 20 milioni di italiani riceveranno a casa la dichiarazione dei redditi compilata. Giustizia: a fine mese parte la riforma del processo civile. Pubblica amministrazione: l’efficienza è uno degli elementi decisivi anche per l’uso dei fondi europei. La fatturazione elettronica è in vigore da giugno e sarà più facile combattere l’evasione; la riforma del lavoro a fine anno andrà a regime...»

Insomma avete fatto tanto, malgrado le accuse dei detrattori?

«Qualcuno ci accusava di correre troppo, ma i dati economici ci dimostrano che dovevamo fare in fretta la nostra parte e non abbiamo trascurato l’economia. Stiamo scalando una montagna enorme, speravamo di farlo con un tempo più favorevole».

Scommettete ancora sul segno più al Pil a fine anno?

«Sì e scommettiamo anche sulla rinnovata fiducia degli investitori internazionali. Notiamo un interesse rinnovato verso l’Italia malgrado tutto, perché si è colto che facciamo sul serio. E anche la soluzione di alcune crisi come Electrolux, con strumenti nuovi, o Alitalia, danno l’idea di un governo che sta sul pezzo. E speriamo di poter dire le stesse cose anche su ThyssenKrupp o Ilva».

Se non resteremo sotto il 3%, da gennaio scatteranno i tagli automatici alle detrazioni fiscali delle famiglie. Sarebbe pure difficile fare le dichiarazioni precompilate...

«Non lo prendiamo in considerazione, il 3% verrà rispettato, casomai il problema ce lo avranno altri paesi, Spagna, Francia, Inghilterra. Noi non abbiamo alcuna intenzione di tornare sotto procedura di infrazione. E se ce ne sarà bisogno chiederemo sacrifici non ai cittadini ma allo Stato: che deve risparmiare risorse e la spending può essere ulteriormente implementata, con una revisione più acuta».

Addirittura. Non è già difficile ottenere i 16 e 32 miliardi del 2015 e 2016?

«Si può rispettare quella tabella di marcia, arrivano i primi risultati, andando a vedere quanto previsto dal decreto sugli 80 euro, siamo in linea: i risparmi della difesa sono già certificati, idem il contributo delle regioni, tutti gli atti avviati per raggiungere la somma stanno dando i loro effetti di risparmi. Ho qui la lista delle cose fatte, monitorate con Cottarelli. Ce la faremo malgrado quel che dicevano le cassandre. Abbiamo sottostimato per prudenza i risparmi delle province e delle aziende partecipate, perché hanno bisogno di processi impegnativi e di tempo. Ma nel caso vi sia un ulteriore problema, possiamo fare uno sforzo maggiore e risparmiare altri miliardi, lo dico a ragion veduta».

Dica la verità, pensavate che gli 80 euro avessero un ritorno immediato sul Pil? Ce la farete ad allargare la platea?

«Sì, pensavo francamente che avessero più effetto, ma bisogna pensare cosa sarebbe successo se non ci fossero stati. Hanno avuto effetti se pur più mascherati. La stagione di giugno così freddo ha diminuito certi tipi di consumi. Possiamo dire che sono stati utilissimi, ma da soli non bastano a ricostruire un clima di fiducia collettivo. Gli italiani sono ancora prudenti ed è comprensibile. Li manterremo l’anno prossimo, per allargare la platea il problema è il contesto».

La crisi. Nuove misure forti sul piatto?

«Il piatto dell’Italia piange perché il paese ha ancora zavorre. Se spendessimo bene i 16 miliardi di fondi del sud, ciò varrebbe un punto e mezzo di pil da qui al 2015. Se arriva quel piano europeo di investimenti di 300 miliardi per avviare un processo di crescita e di liquidità alle imprese sarà tutto più facile anche per noi. E ogni euro incassato lo metteremo nell’economia reale e non allo Stato».

Studiate qualche piano straordinario sul debito?

«Ci stiamo concentrando sull’unica terapia vera per il debito, che è la crescita».

Sono vere le voci ricorrenti di suoi dissapori con il premier?

«Totali invenzioni. Tra noi se c’è una cosa mai mancata è la fiducia e la totale trasparenza: lavoriamo insieme ai dossier in un clima di amicizia e di lavoro in squadra».

Rischio di voto anticipato?

«No e dobbiamo ragionare di un arco di legislatura per arrivare al 2018 consegnando un paese diverso. Nessuno di noi è qui per vivacchiare».

Carlo Bertini