Italia
Patto da riscrivere
con un equilibrio
aperto ai partitini
La sconfitta del governo a Palazzo Madama sull’emendamento del leghista Candiani chiude il primo tempo della battaglia sulla riforma del Senato ed apre il secondo sulle modifiche della legge elettorale. Il fronte del «no» formato da dissidenti di tutti i partiti, oltre che da Sel e M5s, cercava un’affermazione e l’ha avuta. Finora il cemento che aveva unito uno schieramento trasversale così variegato era stata la contrarietà al «patto del Nazareno» e all’eventualità che l’asse Renzi-Berlusconi riuscisse a imporsi. Con il voto di ieri - anche se si trattava di uno scrutinio segreto - i franchi tiratori di Pd e Forza Italia, coadiuvati dal resto delle opposizioni, hanno dimostrato di essere in grado di impedirlo.
Renzi ha un solo modo per dividere l’alleanza estemporanea di quelli che gliel’hanno giurata: promettere, come ha già fatto capire davanti alla direzione del Pd, modifiche al testo dell’Italicum tali da accontentare i partiti minori, che temono di essere esclusi dalle soglie di sbarramento del nuovo sistema elettorale, e da scontentare, ma non troppo, Berlusconi, che punta a riportare sotto l’egida del centrodestra transfughi come quelli di Ncd e alleati riottosi come i centristi che si sono alleati con Alfano, consentendogli di superare il 4 per cento alle europee.
Chi è interessato a capire come possa realizzarsi questo nuovo ardito compromesso dovrebbe andarsi a studiare il cosiddetto Toscanellum, vale a dire il nuovo, flessibile, sistema elettorale della Regione Toscana concepito con l’avallo di Renzi e Verdini, cioè dei due veri contraenti del Patto del Nazareno. La flessibilità consiste nel prevedere, come optional, il listino legato al candidato presidente, che in quest’ambito conserverebbe il diritto di scegliersi un gruppetto di «nominati» da contrapporre ai consiglieri eletti con le preferenze, e nell’abbassare fino al 3 per cento la soglia di ingresso per i partiti che rifiutano di coalizzarsi.
Un meccanismo del genere, trasferito su scala nazionale, lascerebbe Berlusconi e Alfano liberi di riconciliarsi, oppure no, ma non impedirebbe al Cavaliere di portar via a Ncd alleati e candidati preziosi, con offerte di quelle che non si possono rifiutare. Analogamente, Renzi potrebbe confermare la rottura con Vendola e Fratoianni, lasciando a Migliore e al gruppetto di transfughi recentemente entrati nel Pd il compito di favorire altre uscite da Sel. Va da sé che l’ipotesi di un aggiustamento dell’Italicum dovrebbe pacificare anche gli oppositori interni di Forza Italia. Alla fine potrebbero giocarsi l’argomento che Renzi non è stato in grado di mantenere le promesse, e spingere il Cavaliere, che ci sta già pensando, a una dura campagna d’autunno contro il governo e la possibile, ancorché smentita, futura manovra economica di aggiustamento dei conti pubblici.
Marcello
Sorgi