Qui il testimone è passato al «dottor» Casaleggio. Pochi hanno sorriso del suo look, definito «Maurizio Vandelli, Equipe 84, circa 1969», molti hanno ascoltato con attenzione. Casaleggio ha fatto le tradizionali bizze da primadonna, niente fotografi, niente tweet, domande solo addomesticate, niente streaming pubblico del discorso, come invece accettato da Saccomanni e Letta. Il suo discorso è datato, parla di Occupy Wall Street come riempisse ancora le piazze in America e non si fosse, da tempo, esaurito, si dice persuaso che il web stia superando la tv, mentre Slaby, l’uomo che con i suoi Big Data ha rieletto Obama nel 2012, ammonisce «badate che la tv resterà a lungo importante, la sinergia old media new media è la vera novità, spesso i ragazzi guardano al computer, online, la televisione».
E Casaleggio sfugge alla domanda cruciale per la sua filosofia di democrazia diretta online: perché il blog, la web tv, l’account twitter di Grillo, le pagine Facebook dei dirigenti grillini, -paladini a parole della trasparenza - potano con rigore ogni dibattito, obiezione, critica, discussione, trasmettendo – «in funzione broadcast» nel gergo di Casaleggio - solo la linea ufficiale? In battuta: è come se per Casaleggio il web rendesse tutti liberi, tranne i militanti del M5S.
La platea degli imprenditori e dei manager è però esperta, e il messaggio di Casaleggio, sfrondato dalle citazioni colte di Dean e Barabasi, passa: noi 5 Stelle non ce l’abbiamo con voi, sui siti i militanti se la prendano pure con Aspen e Bilderberg, club dei potenti, ma io, dopo l’intervista al Corriere e la copertina di Wired, vengo qui a parlarvi da pari a pari, i nostri nemici sono i politici, vogliamo che i cittadini li tengano sotto tiro, poi taglieremo le tasse e faremo con voi un patto di non aggressione. I leader delle banche, da Cucchiani a Ghizzoni, esprimono apprezzamento e attenzione, in pubblico l’esordio del «dottor» Casaleggio tra i poteri forti è un successo.
Gianni Riotta