Italia
Il rebus della maggioranza alternativa
La crisi di governo temuta ed esorcizzata tante volte negli ultimi giorni è tornata ad aleggiare pesantemente ieri pomeriggio.
E le ventiquattro ore di sospensione delle ostilità - decise a tarda sera dopo il pomeriggio di guerriglia procedurale nella giunta per le elezioni del Senato tra il centrodestra, da una parte, e Sel e 5 stelle dall’altra, con il Pd in mezzo - sono l’ultima remota possibilità per cercare un compromesso e tentare di salvare Letta e le larghe intese. Sul salvataggio di Berlusconi, infatti, non scommette più nessuno: lui stesso, l’interessato, punta solo a un allungamento dei tempi, sperando che l’intreccio tra il nuovo giudizio della corte d’appello di Milano, annunciato per il 19 ottobre, l’inevitabile successivo ricorso per Cassazione che i suoi legali proporranno, nonché il pronunciamento della Corte europea per i diritti dell’uomo a cui s’è rivolto, producano un’inestricabile matassa giudiziaria e un rinvio sine die della condanna che lo riguarda.
Una pura illusione, stando all’atteggiamento con cui gli esponenti di M5s e il presidente Stefano (Sel) della giunta del Senato si sono presentati a Sant’Ivo alla Sapienza (nello stesso luogo in cui vent’anni fa Giulio Andreotti fu mandato a processo per mafia), obbligando il Pd a schierarsi con la linea dura che voleva arrivare subito, già nella prima seduta della giunta, a bocciare la relazione del Pdl Augello, favorevole a coinvolgere la Corte costituzionale nel riesame della legge Severino e ad aspettare la Corte europea prima di decidere.
Alla fine di un duro braccio di ferro s’è deciso di aspettare fino a stasera. Ma al di là della battaglia procedurale, politicamente il quadro è chiaro. La maggioranza Pd-Sel-5 stelle, con l’aggiunta solo leggermente più incerta di Scelta civica, manifestatasi contro Augello per bocciarlo, sarà la stessa che si raccoglierà a favore della decadenza di Berlusconi da senatore, non appena un nuovo relatore sarà nominato e la procedura potrà essere conclusa. Tempo previsto, al massimo, un mese, ma c’è chi pensa o dice anche una settimana.
Prima ancora, forse già stanotte, al più tardi domani, se la votazione della giunta avrà l’esito annunciato, il Cavaliere aprirà la crisi. Si vedrà allora se la nuova coalizione che ha preso corpo contro Berlusconi sarà in grado di esprimere un nuovo governo, che difficilmente, avendo una maggioranza diversa da quello attuale, potrebbe essere guidato da Letta. O se invece, malgrado gli sforzi di Napolitano per evitarle, si andrà a nuove elezioni. Un disastro.
Marcello Sorgi