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Super partes
Il Pd è peggio del Pdl, afferma nell’aula di Montecitorio un oratore dei Cinquestelle, Di Battista. E la presidente Boldrini subito lo interrompe: non offenda. Tre volte - non offenda, non offenda, non offenda - per sottolineare la gravità inaudita del paragone. Dopo avere consultato l’ufficio Arrampicata sugli Specchi siamo pronti a credere alla teoria dell’equivoco: l’imperativo che Boldrini ha intimato con la consueta voce marmorea dai riflessi color ghiacciolo era rivolto al tono del Di Battista più che al contenuto. Altrimenti dovremmo pensare che il nome di uno dei partiti rappresentati alla Camera da lei presieduta sia da considerarsi un insulto. «Pdl a me? Badi come parla: Pdl sarà sua sorella». «Sai che hai proprio una bella faccia da Pdl?». Oppure uno spauracchio da utilizzare con i bambini più impressionabili. «Se non mangi la verdura, da adulto diventerai un capogruppo del Pdl». «Se non smetti di piangere, chiamo una Pdl con la faccia di plastica e la scopa di pitone».
Naturalmente ciascuno può avere sul Pdl l’opinione che crede. Berlusconi, per dire, ne ha una talmente pessima che ha deciso di rottamarlo. Però rimane il fatto che alcuni milioni di italiani lo hanno votato. Questo accidente, piuttosto frequente in democrazia, non giustifica - per quanto ne so - un trattamento preferenziale per qualche leader di quel partito che eventualmente incappasse in una sentenza di condanna definitiva. Ma dovrebbe indurre i rappresentanti delle istituzioni a una forma elementare di rispetto. Dire che il Pd è peggio del Pdl non è un insulto. Anche se, dal punto di vista politico, non è nemmeno un complimento.
Massimo Gramellini