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sabato 7 settembre 2013

Geremicca: "Ora Renzi dice qualcosa alla sinistra"

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Cultura

Ora Renzi dice qualcosa alla sinistra

Che problemi può avere un leader che riscuote la fiducia del 50% degli italiani (in crescita, +3%, mentre calano sia Berlusconi, -5%, che Letta, -3%), che in una sfida elettorale staccherebbe di 18 punti il Cavaliere?

E che per l’84% degli elettori democratici ha fatto bene a candidarsi alla segretaria del Pd? Nessun problema. E infatti Matteo Renzi - titolare di quelle percentuali da record - non ne ha. O meglio: non ha alcun problema di quantità di consensi, ma di «qualità» dei sostegni che gli piovono addosso, forse sì.

A voler spaccare il capello in quattro e ad esser perfezionisti, è questo il problema (piccolo problema, naturalmente) che il sindaco di Firenze ha intravisto e deciso di affrontare: l’assalto degli «ex democristiani» - da Fioroni a Franceschini, con le sue truppe di ex Ppi - rischia infatti di «scoprire» eccessivamente Renzi a sinistra, e di regalare un argomento polemico agli ex Ds ancora in cerca di una linea capace di contenere e limitare il successo del giovane sindaco di Firenze.

Non è questione nuova quella di un Renzi considerato - magari anche solo strumentalmente - troppo «di destra». L’argomento fu molto propagandato dai sostenitori di Bersani nella campagna per le primarie: sì, forse prenderebbe molti voti da quelli che stanno «dall’altra parte»- si diceva - ma non vuol bene al Pd, sembra un corpo estraneo, non è «uno dei nostri». La tesi - più o meno discutibile - ebbe una qualche efficacia: e accoppiata a regole che limitarono di molto la partecipazione al ballottaggio di quelle primarie, forse pesò non poco nella sconfitta del sindaco di Firenze. Commise un errore, Renzi, a sottovalutare gli argomenti dei suoi avversari? Può darsi. Ma è certo che stavolta non si ripeterà...

E così, bilanciare è diventata la parola d’ordine di queste settimane. Dario Franceschini annuncia che voterà per lui? Bene: lo stesso giorno, una opportuna intervista di Fassino a «la Repubblica» serve a dimostrare che non sono solo gli ex Dc a scegliere Renzi. Ancora: Beppe Fioroni - altro ex democristiano molto forte nel Lazio - lascia intendere che alle primarie potrebbe anche lui votare per il sindaco di Firenze? Ottimo: però Renzi viene a Roma per mostrarsi e stringere intese con Ignazio Marino. Magari la preoccupazione è esagerata, considerata la quantità (crescente) di sindaci e governatori di provenienza Ds che vanno schierandosi con Renzi: ma bilanciare certo male non può fare...

Quindi, grande visibilità ad adesioni di dirigenti e amministratori «di sinistra» e poi una rinnovata insistenza su temi cari agli ex Ds e al sindacato (altra spina per il sindaco di Firenze). E il primo tema è, inevitabilmente, quello del lavoro. Renzi ha scelto ieri una platea operaia e storicamente sensibile come Piombino per affrontare la questione. Le proposte che farà potranno piacere o meno alla Cgil - per esempio - ma testimoniano, quanto meno, di un rinnovato interesse verso temi cari alla sinistra e al sindacato. Quanto servirà, lo si vedrà: ma certo la piccola svolta spunta un’arma ai suoi avversari.

«Se fossi in Renzi - annotava ieri Gianni Pittella, altro candidato alla segreteria Pd - sarei un po’ preoccupato per l’affollarsi delle adesioni in queste ore». Suggerimento gentile ma forse inutile, visto - appunto - che il sindaco di Firenze ha già fiutato il vento e preparato le contromosse. La prima, come detto, è provare a riequilibrare un po’ «a sinistra» la platea sempre più larga dei suoi sostenitori; la seconda è lanciare - o far lanciare - qualche segnale alla moltitudine di «rottamandi» che spingono per salire sul suo carro. Certe adesioni, infatti, potrebbero affievolire la sua spinta propulsiva.

Ieri Massimo D’Alema lo ha detto con una battuta: «Matteo parla di rivoluzione ma è una strana rivoluzione, la sua. Con lui si è schierata gran parte dei dirigenti del Pd: è come se i rivoluzionari avessero assalito la Bastiglia insieme al Re, la Regina, i conti ed i marchesi...».

Solo una battuta, appunto. Ma come al solito, al vetriolo...

Federico Geremicca


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