Economia
La partita del futuro
sarà tra Usa e Cina
L’Europa perde l’ultimo protagonista del settore
La sfida dell’integrazione tra terminali e servizi
L’Europa perde l’ultimo protagonista del settore
La sfida dell’integrazione tra terminali e servizi
Microsoft sta cambiando. Non nei dirigenti, perché un Ballmer in uscita potrebbe valere quanto un (probabile) Elop in entrata. Non nell’immaginario collettivo, perché Windows 8 è moderno e avanzato, ma conserva certe astrusità tipiche dei sistemi operativi usciti da Redmond. Non nella sostanza, perché la Xbox One in arrivo entro Natale prenderà il posto della console precedente nella lotta contro la Playstation Sony.
Microsoft sa cambiando anima. Da un quarto di secolo domina il mercato dei computer casalinghi puntando sulle varie versioni di Windows e sulla suite Office. E tuttavia, nell’era degli smartphone e dei computer il modello vincente pare quello di Cupertino: integrare software, hardware e servizi. Il fondatore di Apple aveva fin dall’inizio strutturato la sua azienda in questo modo; i pezzi del puzzle avevano cominciato a incastrarsi con l’iPod e il negozio di musica iTunes, per poi combaciare alla perfezione con iPhone e iPad, e l’aggiunta di iCloud, il servizio di cloud computing Apple. Esattamente la stessa struttura creata da Google per Android, con Google Play, il Cloud, le app e i libri. Mancava l’hardware, e per questo Page e Brin hanno acquistato Motorola due anni fa. Per i brevetti, ma anche per avere la possibilità di costruire direttamente i propri terminali (il primo vero frutto della collaborazione, il Moto X, è in arrivo a giorni in Italia).
Ma l’importanza numerica di Motorola, al di là della sua gloriosa storia di precursore della telefonia mobile, è oggi minima. E curiosamente si replica quello che è successo con Microsoft e i pc: Google realizza il software, i produttori lo installano sui vari apparecchi. Così è nata la fortuna di Samsung, che pure aveva un proprio sistema operativo (dopo Bada il nuovo si chiama Tizen ed è stato in parte sviluppato da Nokia, che lo ha ceduto dopo il passaggio a Windows Phone).
Microsoft continuerà ad offrire il suo software ad altri produttori (primo fra tutti Htc, ma anche Samsung), e però il rapporto con Nokia sarà molto più stretto di quello tra Google e Motorola. Redmond diventa adesso anche un produttore di hardware, dopo i primi timidi tentativi con lo Zune (un lettore mp3 nato come concorrente dell’iPod, fu un flop), o il più recente Surface. Il tablet non ha avuto per ora un gran successo, ma se non altro ha dimostrato che Microsoft ha la competenza necessaria per realizzare hardware di qualità. E Nokia ha un portfolio di tecnologie innovative, dalla mappe (che adesso potrebbero essere integrate in Windows e nel motore di ricerca Bing), alle fotocamere per smartphone, ma anche una lunga tradizione di costruttore di terminali solidi e resistenti.
Col costante declino di Blackberry, Microsoft e Nokia insieme potrebbero davvero raggiungere il 15 per cento del mercato degli smartphone entro il 2018, come ha comunicato l’azienda; solo due anni fa era sotto il 2 per cento, oggi è quasi raddoppiato. Ma con l’acquisizione, l’Europa perderà l’ultima delle grandi protagoniste della telefonia mobile: il futuro sarà una partita a due tra Usa e Cina.
Twitter@BrunoRuffilli
bruno ruffilli