Giornalisti e WhatsApp
Ecco i nemici dei senatori grillini
in streaming. E qualcuno sbotta: «Stiamo parlando del nulla»
Le quasi quattro ore di riunione del gruppo Cinque Stelle al Senato trasmesse (temerariamente) in streaming hanno chiarito almeno due cose: il nemico sono i giornalisti e ci sono problemi su WhatsApp.
I Pentastellati hanno usato toni accorati e accesi per analizzare, divisi in gruppi, la cronologia degli eventi che li hanno portati a comparire spesso sui giornali per le polemiche interne, ma hanno anche affrontato quali siano le «problematiche» principali che effettivamente attanagliano la loro vita a Palazzo Madama.
Una discussione piuttosto gravida di senso e significato, anche se più d’uno ha detto «Ragazzi, stiamo parlando del nulla». Che dei senatori si chiamino «ragazzi» tra di loro è carino, che parlassero del nulla effettivamente sembrava abbastanza vero. Insomma, lo streaming ha mostrato un gruppo piuttosto animato, che ha stigmatizzato «le parole violente e i toni spesso troppo accesi» di certi post (di Grillo? di qualcuno dei presenti?), la mancanza di comunicazione (dovuta forse a questo WhatsApp che funziona e non funziona); un gruppo che si è veramente unito in un unico applauso soltanto per attaccare i giornalisti: sui «Giornali marci» ci sarebbe un complotto contro di loro (come se non avessimo abbastanza guai). Dice il capogruppo Morra: «Attenzione, perché se parlate con i giornalisti quelli poi scrivono quello che dite. E’ una trappola». Inutile cercare di convincere il Morra dell’assenza di un complotto, ne è parecchio convinto. Forse potrebbe provare a far politica in un Paese in cui i giornalisti non ci sono: magari si diverte di più.