ebook di Fulvio Romano

lunedì 2 settembre 2013

piano piano il PD diventa renziano...

LA STAMPA

Italia

Il sindaco alla conquista della “ditta”

Nomenclatura e base sempre più con lui

Migliaia di persone ai comizi: ora non è più considerato “estraneo”

Nel giro di tre giorni nel Pd è cambiato il mondo. Alcuni dei notabili più influenti si sono spostati più o meno silenziosamente su Matteo Renzi, alle feste si spellano le mani per lui.

E ieri il sindaco ha rotto gli indugi. Annunciando di essere pronto.

A candidarsi leader, a prendere la guida del partito, senza aspettare una futuribile corsa per la premiership. Nel Pd questa è la novità conclamata, accompagnata però da una meno visibile, ma altrettanto significativa: Renzi oramai sta conquistando la «ditta», il bastione che la nomenclatura ex Pci finora è riuscita a tenere, un avamposto ritenuto più importante della guida stessa del governo. E Renzi sta conquistando la «ditta» da dentro: in tutte le platee non è più vissuto come un estraneo, un fenomeno che, paradossalmente, è diventato ancora più palpabile nelle cucine delle feste di Reggio Emilia e di Forlì: mentre l’anno scorso le compagne col grembiule gli dicevano: «Renzi, ma senza di noi, non c’è più il partito», ora lo accolgono come il salvatore: «Matteo, mi raccomando!».

Dopo la vacanza in California, il 30 agosto il sindaco di Firenze si è presentato alla festa del Pd di Forlì: l’anno scorso - ed era stato un successo - erano accorsi in seicento, mentre l’altra sera ai tremila schierati all’inizio si è aggiunto via via un altro migliaio di curiosi. Da seicento a quattromila. Ma è stato a Reggio Emilia che si è capito che qualcosa di profondo stava cambiando: ad attendere Renzi al Campo volo c’erano tra le cinque e le seimila persone. E se a 48 ore di distanza persiste una certa discrepanza sul numero preciso, nessuno mette in discussione un dato eloquente: ad ascoltare Renzi c’era più gente rispetto ad un anno fa, quando a Reggio Emilia il segretario del Pd Pier Luigi Bersani chiuse la Festa nazionale. Con tanto di pullman parcheggiati ai margini del Campo volo. Ed era appena iniziata la corsa delle Primarie.

Ma se può anche capitare di «battere» Bersani a Reggio Emilia, nella più rossa delle città rosse, la novità sta nel clima che circonda Renzi. Lo si è visto anche ieri pomeriggio a Genova. Quattro giorni fa la festa nazionale del Pd è stata aperta dal presidente del Consiglio davanti ad una folla che nessuno si aspettava. Quando Enrico Letta è entrato sotto il tendone della darsena, ad applaudirlo c’era un migliaio di persone, una folla più densa di quelle che nella Festa nazionale del 2009 avevano accolto gli sfidanti delle Primarie, Bersani e Franceschini. Ma ieri ad aspettare Renzi c’erano circa duemila persone, il doppio, con una disponibilità all’applauso ed un entusiasmo non paragonabili con tre giorni prima. Ad ogni battuta scattava un battimani, con una gratuità tipica in questi casi. E se la spinta della base è forte, un fenomeno nuovo sta coinvolgendo le nomenclature locali. In tutte le regioni alcuni dei personaggi di maggior peso si stanno spostando su Renzi. Sia pure in forme diverse e non sempre esplicite sono entrati in orbita renziana personalità come Piero Fassino, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, quella del Friuli Debora Serracchiani, quello della Liguria Claudio Burlando, il sindaco di Bologna Merola, quello di Catania Bianco, il personaggio più importante del Pd romano, Goffredo Bettini. E sono dati in avvicinamento personaggi di forte peso specifico congressuale come il segretario dell’Emila Romagna Stefano Bonaccini e il lucano Gianni Pittella.

fabio martini


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