Italia
Il governo in pressing sulle pensioni d’oro
Il sottosegretario Dell’Aringa: “Livelli troppo elevati, dobbiamo dare una risposta: è un problema di equità”
Il sottosegretario Dell’Aringa: “Livelli troppo elevati, dobbiamo dare una risposta: è un problema di equità”
«Qualcosa dobbiamo fare, una risposta la dobbiamo dare. I livelli di queste pensioni sono troppo elevati, c’è un problema di equità da risolvere». Parola di Carlo Dell’Aringa, economista e soprattutto sottosegretario al Lavoro, che reagisce all’enorme clamore sollevato dalla diffusione degli ammontari dei dieci assegni previdenziali mensili più alti d’Italia. Con il primo, l’ingegner Mauro Sentinelli, che in base a leggi del passato favorevolissime porta a casa ogni mese oltre 91mila euro lordi.
Prima al cronista e poi dalle telecamere di Sky Dell’Aringa spiega che in effetti il governo ad affrontare la questione delle superpensioni di diamante ci sta pensando e non da ieri. Difficile immaginare se si riuscirà a inserire una norma ad hoc all’interno della legge di stabilità e dei provvedimenti che a settembre l’accompagneranno. «Ma al rientro - spiega il sottosegretario - le riflessioni che abbiamo fatto dovranno essere sviluppate per arrivare a un qualche tipo di proposta che sia compatibile con le indicazioni recenti della Corte Costituzionale». La Consulta ha infatti bocciato il «contributo di solidarietà» varato a suo tempo in quanto considerato un aggravio d’imposta ad personam, e dunque illegittimo. «Dobbiamo valutare bene tutti questi delicati aspetti giuridici - insiste Dell’Aringa - ma riteniamo che sia invece possibile immaginare un intervento su questi assegni previdenziali visti come una perequazione all’interno del sistema previdenziale». Cioè le risorse incassate dal taglio dell’assegno non verranno utilizzate per ridurre la spesa pubblica e migliorare il bilancio dello Stato, ma per rendere più consistenti le prestazioni sociali di chi ha assegni pensionistici troppo bassi se non nulli. «In un momento di sacrifici per tutti - è la conclusione - anche se da questa manovra non uscisse una somma enorme sarebbe segnale importante».
Quel che è certo è che da tutti i partiti e da tutti i sindacati la diffusione delle cifre sulle dieci pensioni di diamante da oltre 40 mila euro al mese hanno scatenato una reazione furiosa e concorde. Quegli importi, tuona Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista, «parlano chiaro: esiste in Italia una pletora di pensioni d’oro che sono una offesa ai milioni di pensionati che devono vivere con pensioni da fame». Per questo, la proposta di Ferrero è quella di mettere un tetto a 5.000 euro, ricavando per questa via miliardi di euro da utilizzare per aumentare le pensioni più basse. In un inedito fronte comune, anche Fratelli d’Italia propone la sua ricetta, basata sempre su un tetto massimo: si tratta, spiega la presidente dei deputati Giorgia Meloni, di una proposta di legge già depositata «per fissare un tetto oltre il quale è necessario ricalcolare le pensioni in essere con il sistema contributivo». Proposta che incassa subito l’adesione dell’ex ministro Mara Carfagna (Pdl), ma anche quella di Arturo Scotto di Sel. Molto simile è anche la soluzione ideata da Scelta Civica, che con Giuliano Cazzola propone di «effettuare per i trattamenti in atto, liquidati con il modello retributivo e superiori ad un certo importo (5 mila euro), un ricalcolo secondo i criteri del sistema contributivo, operando, se del caso, una ritenuta congrua, per un arco temporale limitato sullo scostamento tra i due differenti importi». Sarebbe anche il caso, per Sc, di modificare la rivalutazione dell’assegno in base al costo della vita, facendo scendere dal 75 al 50% o al 30% dell’inflazione l’aliquota sugli importi più alti.
roberto giovannini