ebook di Fulvio Romano

martedì 20 agosto 2013

Continua la melina di PD e PDL sulla legge elettorale ...

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Italia

Legge elettorale, accordo più lontano

Democratici spaccati

Schifani: “Siamo distanti, non comprendo la fretta del premier”

Giachetti: “La Finocchiaro ha scippato alla Camera la discussione”

Non bastassero i contrasti tra i due principali avversari-alleati, ribaditi ieri da Renato Schifani, sulla legge elettorale ci si mettono pure le distanze dentro allo stesso Pd. Dopo le parole di domenica del premier Enrico Letta, dopo la sua invocazione a licenziare in Parlamento entro ottobre una nuova legge elettorale che sostituisca il tanto vituperato Porcellum, ieri l’argomento è tornato d’attualità. Con tanto di accesa polemica scatenata dai renziani – primo fra tutti l’alfiere della modifica del Porcellum, il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti – contro la senatrice Anna Finocchiaro.

Che il tema sia delicato, e il nodo difficile da sciogliere, lo dimostra la lunga trattativa portata avanti l’anno scorso da Luciano Violante per il Pd e Gaetano Quagliariello per il Pdl e alla fine abortita. Oggi, il capogruppo al Senato del Pdl Schifani dice di poter «condividere la fretta di Letta se si riferisce al recepimento dei rilievi della Corte Costituzionale, altrimenti non comprendo», e teme altre «motivazioni», tipo «fare una nuova legge elettorale per andare a votare subito». Per loro, ripete, la nuova legge «deve seguire le riforme istituzionali», e comunque, chiude ogni spiraglio di trattativa, «non ci sono margini di avvicinamento, tra Pd e Pdl le distanze rimangono». A lui risponde la presidente della prima Commissione del Senato, Finocchiaro: «Vedo che nel Pdl c’è chi frena e parla di correzioni e chi dice che non c’è fretta. Io penso invece che sia urgente per il Paese».

Per il Pdl, bisogna «mettere in sicurezza» il Porcellum, ritoccarlo per evitare che abbia problemi di costituzionalità, ma non tornare al Mattarellum, come proposto da Giachetti, che qualche mese fa presentò una mozione sul tema, sconfitta in Aula ma votata da Sel e Cinque stelle. E per il Pd? «Il Pd è per la modifica del Porcellum o per la sua cancellazione? È per un sistema di tipo maggioritario o proporzionale? E non mi si dica che il Pd una scelta già l’ha fatta e cioè il maggioritario con doppio turno tipo francese», chiede polemicamente dal suo sito web Giachetti, ricordando che quella è la proposta definitiva, ma qual è la proposta dei democratici per una legge «di salvaguardia» da fare subito? Per capirlo, per «non prendere in giro gli italiani», invoca, «il partito prenda una decisione chiara ed esplicita», e, per farlo, chiede una direzione ad hoc ai primi di settembre.

Ma, soprattutto, il vicepresidente della Camera renziano, che l’anno scorso fece 123 giorni di sciopero della fame per chiedere la riforma del Porcellum, attacca la compagna di partito Finocchiaro: accusandola di aver «praticamente scippato alla Camera l’avvio della discussione della riforma elettorale con una furbata di sapore vecchio consociativo facendone un finto incardinamento al Senato prima della pausa estiva». Una «furbata», la definisce lui, che «avrà un peso non indifferente sul piano politico»: perché partire dal ramo del Parlamento in cui i numeri per il Pd sono molto meno favorevoli «significa inevitabilmente condizionare la riforma ponte all’accordo col Pdl e quindi portare il Pd in modo surrettizio verso la modifica del Porcellum in luogo della sua cancellazione». Dopo di lui, altri cinque deputati renziani intervengono con una nota, per deplorare la scelta della partenza dal Senato, dove «i numeri metterebbero a rischio la riforma sin dal suo avvio, suscitando il dubbio ed il sospetto che anche questa volta non si abbia alcun vero intesse a cambiare la legge elettorale». E il dibattito è solo agli inizi. [fra. sch.]


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