Cultura
Le priorità
degli italiani
Che spreco di risorse e di energie. Gli annunci di una imminente crisi di governo provocano incredulità e sconforto: di tutto avremmo bisogno tranne che di gelare i fili d’erba della ripresa, di affogare nel caos e nelle paure i primi segnali positivi che la nostra economia mostra da anni.
Invece si sta materializzando la minaccia di buttare via, ancora una volta, progetti, iniziative, accordi e testi di legge che sono stati costruiti faticosamente in questi quattro mesi. Prendete un pezzo qualunque della vostra vita che ha bisogno urgente di essere aggiustato, dalla scuola dei vostri figli ai crediti che devono essere pagati all’azienda in cui lavorate, e immaginate di rinviare tutto. Di schiacciare il pulsante pausa per ripiombare in una nuova campagna elettorale dopo pochi mesi non solo di governo ma anche di legislatura.
Se questo succedesse a causa di uno scontro insanabile sulle ricette per governare il Paese allora saremmo costretti a comprenderlo, ma qui invece non ci sono tracce di un’agenda alternativa, di un programma politico diverso per il futuro dell’Italia.
Verso il precipizio ci porta la rabbia per una condanna giudiziaria, la rabbia di chi si sta rendendo conto che la realtà non permette scambi impossibili. Non si vede nient’altro in questa autodistruzione di un’idea politica che pure aveva l’ambizione di liberalizzare l’Italia. E poi, nuove elezioni per fare cosa? Con quale programma? La resa dei conti con la magistratura? Non è esattamente la priorità degli italiani, nemmeno di quelli moderati o di centrodestra, che certo sanno che il sistema giudiziario andrebbe riformato, perché con le sue lentezze e arbitrarietà è una delle cause della nostra arretratezza, ma che non ne fanno una guerra di religione.
I ragionamenti che filtrano in queste ore da Arcore sembrano un copione scritto dai nemici storici di Berlusconi, da quelli che l’hanno sempre accusato di fare ogni passo politico per tornaconto personale.
L’idea che tutto debba saltare perché la condanna in Cassazione è arrivata nonostante il sostegno al governo Monti e al governo Letta appartiene al peggiore dei repertori. Ed è figlia del passaggio da Gianni Letta a Denis Verdini e Daniela Santanchè. È la vittoria di un’idea muscolare della politica che vuole schiacciare ogni senso istituzionale bollandolo come cedimento o peggio tradimento.
Avremmo invece un immenso bisogno di un’offerta politica ampia, in cui la destra fosse capace di sfidare la sinistra sulle ricette per sbloccare l’Italia e fa impressione vedere come non riesca ad emergere un sussulto capace di costruire un campo moderato come quello che guida la Germania o la Gran Bretagna e ha governato la Francia e la Spagna.
Possibile che tutto cominci, finisca e si riduca alla questione di una condanna per frode fiscale? Possibile che non ci sia vita, coraggio politico e un’idea di futuro che sia capace di andare oltre e restituire la giusta misura alle cose?
Mario Calabresi