ebook di Fulvio Romano

domenica 25 agosto 2013

La Santanché detta a B. i tempi della crisi...

P.S. Chi l' avrebbe detto che la Garnero di Busca (ora Santanché) avrebbe così validamente contribuito alla catastrofe finale italiana...?

LA STAMPA

Italia

Il Cavaliere sfida Napolitano

“L’ho ascoltato, ma non ho avuto nulla in cambio”. E poi bacchetta le “colombe” del partito

Berlusconi spinge la sfida verso il punto di non ritorno. Si rivolge al Pd, a Letta e a Napolitano con modi così ultimativi, talmente provocatori, che sembra averli scelti apposta per farsi sbattere la porta in faccia. La crisi incombe.

Neppure è detto che il governo arrivi in carica al 9 settembre, quando la Giunta delle elezioni si pronuncerà sulla decadenza del Cavaliere.

Le dimissioni dei ministri berlusconiani sono nell’aria. Decisiva la riunione di governo che mercoledì si occuperà dell’Imu. Il comunicato del «Gran Consiglio» Pdl tenuto ad Arcore parla chiarissimo, urgono risposte immediate, basta tergiversare... Ma quelle poche righe, suggerite dai più scalmanati, e fatte proprie da Alfano con qualche ritocco, non sono nulla a confronto di quanto è uscito tra le quattro mura dalla bocca del Cavaliere. Un attacco frontale al Capo dello Stato, da cui Silvio si sente preso bellamente in giro. «Per dare retta a lui, mi sono dimesso due anni fa da premier senza nemmeno essere stato sfiduciato. Per ascoltare Napolitano abbiamo appoggiato prima Monti e poi addirittura il governo guidato da un esponente Pd. E che cosa ne abbiamo ricavato, in cambio? Zero. Io sono stato responsabile, eppure questo senso di responsabilità non è stato ripagato con eguale moneta, anzi». Dunque, adesso basta. Qualcuno ha udito la Santanché paragonarlo a un Cristo in croce, «come lui anche tu Presidente hai voluto porgere l’altra guancia». Al che Silvio l’ha subito interrotta: «Sì, sì, io ho dato entrambe le guance, ma adesso questi da me vogliono ben altro...». E pare sia stato l’unico sprazzo giocoso in un pomeriggio da tregenda, con la pioggia a scrosci sui finestroni di Villa San Martino.

«Non ci daranno niente. Non il Pd, non Letta, non certo Napolitano», è tornato subito cupo il Cavaliere, il tono di voce teso, le labbra imbronciate. Bacchettata a tutti quanti, da Lupi a Cicchitto, da Schifani a Quagliariello, erano intervenuti nella discussione sostenendo che nulla andrebbe lasciato di intentato, pur di risparmiare all’Italia lo stress della crisi. «Sarebbe tempo perso. Non possiamo contare sul loro aiuto, pensiamo semmai a salvarci con le nostre forze», ha proseguito apocalittico Berlusconi. Vistosi cenni di assenso col capo quando la «Pitonessa» ha scandito: «Se Napolitano si dimetterà per impedirci di tornare alle urne, saranno affari suoi... Si dimetta pure, noi andremo avanti lo stesso, faremo l’opposizione». La grazia non è più un obiettivo, forse non lo è mai stato. Di sicuro, spiega a un certo punto l’avvocato Ghedini lasciando attonite le «colombe», l’atto di clemenza non verrebbe a capo del problema numero uno, cioè l’ineleggibilità. Quindi inutile scomodare il Presidente della Repubblica per un gesto poco produttivo. Semmai bisognerebbe mettere mano di gran corsa alla legge Severino, chiarendo che non può essere retroattiva, quello sì che aiuterebbe... «Non se ne parla proprio», ha chiuso ogni speranza Alfano, «il Pd ci dice che un intervento del genere loro non lo farebbero nemmeno morti». Tira le somme il segretario Pdl, il quale mai ha dato l’impressione ieri di remare controcorrente: «Siamo dinanzi a un bivio. O crediamo ancora nella trattativa, pur sapendo che le probabilità di successo sono lo zero virgola zero zero uno. Oppure andiamo senza paura alle elezioni. Se questo hai deciso, Presidente Berlusconi, sappi che siamo tutti quanti uniti e compatti con te». Alle armi, alle armi. Angelino chiederà udienza a Napolitano e poi, tempo 3-4 giorni, si tireranno le somme.

È il trionfo dei super-falchi, Verdini e Capezzone in testa. L’agibilità politica per le «colombe» si fa sempre più precaria. Segnali di intolleranza nei confronti dei «cacadubbi». Boato di insofferenza quando Brunetta ha osato dire che sull’Imu, forse, ci si potrebbe anche accordare. Interrotti con poca creanza Cicchitto e Schifani quando hanno espresso dubbi. Prima di congedarsi, la battagliera Gelmini s’è sentita soavemente apostrofare dalla Santanché: «Ormai avrete capito anche voi qual è la posizione vera di Berlusconi...». Già, impossibile non capire. Eppure, si racconta che l’uomo non fosse alla fine così baldanzoso. Forse provato dalla tensione, l’hanno visto accasciarsi affranto e disperato su una poltrona. Non esattamente il piglio del condottiero che già pregusta la vittoria.

Ugo Magri


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