Italia
Renzo Piano
Renzo Piano
Il Bob Dylan dell’architettura
incapace di non innovare
Ha firmato progetti prestigiosi in tutto il pianeta
Ha firmato progetti prestigiosi in tutto il pianeta
Magnifica anomalia italiana. Un direttore di orchestra e un architetto nominati Senatori a vita. Un attore presidente americano sappiamo che è possibile. Ma è difficile immaginare Frank Gerhy Congressman o Senator a Washington oppure Leonard Bernstein. Le arti sono alla base della nostra cultura, compresa quella politica anche se facciamo finta di non ricordarlo.
Difficile immaginare però Renzo Piano seduto sugli scranni di Palazzo Madama, anche se il suo amico Beppe Grillo sarà contento. Lo voleva presidente della Repubblica. Ma star seduto per uno degli architetti più famosi del pianeta è complicato. Abituato a rimbalzare da una parte all’altra del mondo. Dallas, New York, Los Angeles, Oslo, Hangzhou, Trento e chissà quali altri luoghi che lo reclamano. Musei, centri di ricerca scientifica, monasteri, teatri. Renzo Piano è il Bob Dylan dell’Architettura. Capace di rinnovarsi, sempre cool. Da quando lui e Richard Rogers venivano presi ad ombrellate da una vecchia signora, inorridita dal loro coloratissimo Beaubourg, ad oggi di tempo ne è passato. Eppure «Renzo», come lo chiamano i suoi molti clienti americani , continua ad avere lo spirito di un giovanotto dispettoso e mascalzone . Spesso i suoi messaggi li firma «il geometra». Per ricordarsi che non si finisce mai d’imparare e non si deve finire mai di stupirsi . Oggi che lo hanno fatto Senatore è irragiungibile. Non per civetteria istituzionale ma perché probabilmente dopo la telefonata di Napolitano o è andato in barca a vela, suo secondo amore, o lo hanno caricato su un aereo per portarlo da Parigi o Genova, dove ha i suoi studi, a New York per discutere i dettagli del nuovo Whitney Museum dove davanti al cantiere, una porticina verde, uno dei colori favoriti del senatore, e una scaletta ripida portano all’avamposto newyorchese del suo studio. Li mangiandosi un sandwich è probabile trovare Renzo Piano a discutere di un incastro di una architrave. Perché, dice, l’architettura è l’arte di far stare in piedi gli edifici. Ad un artista che voleva disegnarsi una casa suggeriva: «Inizia dal tetto. L’idea della casa inizia dalla semplice necessità di volersi riparare».
Parlare di Archistar, pur essendo una delle stelle più luminose dell’architettura mondiale, non è azzeccato. Meglio Archiplanet, un pianeta a se. Ho osservato «Renzo» in situazioni diverse. Sorprende la sua capacità di rimanere sempre se stesso in compagnia di uno studente come con politici, re, regine, ricchissimi imprenditori o una semplice suora. Essere senatore non credo che gli cambierà la vita anche se è condannato ad esserlo per tutta la vita. Lo farà con molta serietà ma anche con devastante semplicità e rassicurante umorismo. Pronto, ancora oggi, a beccarsi qualche ombrellata se il risultato del suo lavoro non sarà soddisfacente o capito.