mercoledì 21 agosto 2013
Il governo per colpire le pensioni d'oro vuol tagliare quelle d'argento e di bronzo...!
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Il governo pensa a un contributo per le pensioni d'oro, ma a pagare potrebbero essere - per restare nella metafora agonistica - anche argento e bronzo. Intervistato a Radio Anch'io il sottosegretario al Lavoro Carlo Dell'Aringa ha spiegato che nell'agenda dell'esecutivo c'è un "contributo di solidarietà" per gli assegni maggiori. Sulle modalità però, Dell'Aringa ha avanzato due ipotesi. "La prima è di rendere strutturale il blocco delle perequazioni delle pensioni più alte", ha spiegato. "Già ora temporaneamente non sono indicizzate al costo della vita, è una misura d'emergenza che potrebbe essere resta strutturale per le pensioni più alte, progressivamente, per arrivare fino alle pensioni altissime che potrebbero rimanere ferme in termini nominali e non più aumentate. Misura minimale ma che nel medio periodo produce comunque effetti notevoli".
La norma citata dal sottosegretario è inclusa nella legge "Salva Italia" varata da Monti nel 2011, e ha bloccato l'adeguamento al costo della vita per tutti gli assegni superiori a 1486 euro lordi (tre volte la cosiddetta "minima") fino a fine 2013. Misura temporanea che ora il governo potrebbe rendere appunto permanente, dirottando le risorse verso le pensioni più basse.
Difficile però parlare di vere e proprie pensioni d'oro, visto che al netto delle imposte, si tratta di importi - circa 1200 euro al mese - più da classe media che da casta pensionistica privilegiata. Circa sei milioni di persone, secondo i calcoli della Cgil.
Che l'intervento sia destinato a colpire non soltanto quindi le pensioni molto alte lo ha di fatto puntualizzato anche lo stesso ministro del Lavoro Enrico Giovannini oggi al meeting di Comunione e Liberazione oggi a Rimini. "È fondamentale stabilire dove fissare l'asticella", da quale livello si definiscono d'oro, ha spiegato Giovannini aggiungendo che se per pensioni d'oro si intendono quelle da 20 mila euro al mese a salire le risorse che si possono ricavare per redistribuirle sono "molto limitate". Quindi l'ammissione: "È un tema complicato", perché per interventi che possano effettivamente avere un impatto bisogna scendere "dalle pensioni d'oro a quelle d'argento e forse oltre".
Ma questa ipotesi perequativa non è l'unica allo studio del governo. L'altra ricalca quella avanzata tra gli altri da Giuliano Amato a fine luglio sul Sole 24 ore che prevedrebbe l'istituzione di un fondo in cui far convergere le risorse ricavate da un taglio agli assegni più alti. Una strada però di non semplice percorribilità, sul piano strettamente giuridico. "Per incidere sull'ammontare attuale serve un contributo di solidarietà che non venga bocciato dalla Corte Costituzionale come 'tassa' - ha spiegato il sottosegretario - serve dunque un meccanismo di carattere perequativo per togliere a chi ha di più e dare a chi ha di meno. Stiamo lavorando - ha proseguito Dell'Aringa - per verificare la differenza nelle pensioni alte tra quanto percepito sulla base del più favorevole sistema retributivo e quella che sarebbe stata se si fosse applicato il contributivo: si può ridurre la pensione di una parte di quella differenza e utilizzare il gettito per alimentare le pensioni più basse"