ebook di Fulvio Romano

sabato 24 agosto 2013

Trenta miliardi di Fondi europei in arrivo...

Dopo la Polonia, potremmo essere i maggiori beneficiari dei fondi per le politiche di coesione nell’Unione europea, tra il 2014 e il 2020. Si tratta di cifre che devono passare il vaglio del Consiglio e del Parlamento europei, ma i dati forniti ieri della Direzione delle Politiche regionali, confermano che l’Italia potrebbe incassare 29,24 miliardi contro i 72,57 miliardi di risorse dell’Europa a 28 che andranno a Varsavia. Il nostro Paese conquisterebbe così una cifra analoga a quella già incassata tra il 2007 e il 2013.

Ma a Roma, intanto, è scoppiato nuovamente il caso dell’Agenzia della coesione territoriale, che nelle intenzioni del ministro competente, Carlo Trigilia, dovrebbe nascere a settembre, ma che a causa delle resistenze di alcune Regioni e del Pdl, per ora resta congelata. L’idea era stata del suo predecessore, Fabrizio Barca, ma già un anno fa erano falliti i tentativi dell’ex ministro di introdurla attraverso la Legge di stabilità.

L’Agenzia dovrebbe centralizzare maggiormente il controllo dei fondi europei, per evitare i ritardi storici che soprattutto alcune Regioni tendono ad accumulare nella spesa. L’Agenzia affiancherebbe i governatori per «rafforzare l’azione di programmazione, coordinamento, sorveglianza e sostegno della politica di coesione» come si legge in una bozza del testo portato ieri (inutilmente) al Consiglio dei ministri. E sarebbe a sua volta controllata dal ministro della Coesione territoriale e dalla presidenza del Consiglio.

La contrarietà ad una eccessiva centralizzazione delle politiche di spesa dei fondi Ue è stata espressa dal Pdl ma è anche ispirata al forte malumore dei governatori più virtuosi, che si sentono «puniti» per i ritardi mostruosi accumulati dalle Regioni più pigre (molto spesso si tratta di quelle meridionali, Sicilia in testa). Ma va detto che la diffidenza rispetto all’Agenzia è piuttosto trasversale, viste le enormi risorse in gioco, che non si limitano solo ai 30 miliardi al 2020: in tutto, tra fondi strutturali ancora da spendere, risorse per il Fondo di sviluppo e coesione e il cofinanziamento, parliamo di un tesoro da oltre 100 miliardi di euro.

Il problema però resta, come confermano i dati più aggiornati del ministero che ci sono costati anche una recente, dura reprimenda da Bruxelles, la lentezza nell’utilizzo dei fondi. Entro il 2015 l’Italia deve spendere 31 miliardi di euro: al 7 agosto ne risultavano sborsati 1,8 contro i 6,7 previsti per la fine dell’anno. E sul totale, siamo appena al 27% di quota spesa.

Tornando ai dati forniti ieri, la Direzione delle Politiche regionali fa sapere che dei circa 30 miliardi di euro previsti, la parte da leone sarà incassata da quelle meno sviluppate (20,3 miliardi), per quelle in transizione un miliardo, mentre i governatori delle aree più sviluppate si vedranno corrisposti circa 7 miliardi. Un ulteriore miliardo circa servirà per la cooperazione territoriale.

Dopo Polonia e Italia, la quota maggiore di fondi andrà alla Spagna (25 miliardi), seguono Romania (21,75 miliardi), Repubblica Ceca (20,5), Ungheria (20,4), Portogallo (19,5) e Germania (17,15).

In una recente intervista al Sole24Ore il ministro Trigilia ha detto di voler focalizzare molte risorse sulla promozione del Made in Italy, puntando sui prodotti e sui settori di qualità, su «settori ad alta tecnologia», sull’«agricoltura di qualità», ma anche sulla «valorizzazione di beni culturali e ambientali». Un messaggio anche alle Regioni note per la loro pessima abitudine di spezzettare i fondi in miriadi di microprogetti, molto più funzionali al consenso elettorale che al progresso. Ma senza l’Agenzia, quello di Trigilia rischia di rimanere poco più di un buon auspicio.