Italia
La tentazione di Renzi:
alle europee da segretario
Il sindaco non crede che si voterà a breve e punta prima di tutto a conquistare il partito
Il sindaco non crede che si voterà a breve e punta prima di tutto a conquistare il partito
Domani romperà un silenzio durato tutto agosto e già i big del suo partito tremano nell’immaginare cosa possa dire sulle ultime mosse e su quelle a venire. Matteo Renzi guarda con gran disincanto i movimenti nei palazzi romani senza riceverne la sensazione che possa venir giù il governo da qui a un mese. Quindi il rottamatore non solo non crede ad un precipitare degli eventi, ma non gli garberebbe neanche la prospettiva di un voto autunnale, perché i suoi nemici interni potrebbero usare la fretta come alibi per rinviare il congresso sine die. Magari consentendogli di fare solo le primarie per la premiership, magari neanche quelle, visto che dopo l’uscita del bersaniano Zoggia sulla «sovranità dell’assemblea» i sospetti sono considerati legittimi.
In realtà, a sentire i segnali colti dalla galassia renziana, il sindaco punta tutto sul congresso e se diventerà segretario del Pd non esclude di candidarsi alle europee per trascinare il partito e fare il pieno di voti. Sarebbe la prima tornata elettorale utile dopo la conquista della segreteria con le primarie se le larghe intese proseguissero il loro cammino: una tornata accoppiata alle amministrative in vari comuni e subito seguita dal semestre europeo a guida italiana, quindi ancor più significativa sul piano politico. Già nei mesi scorsi, a chi gli chiedeva cosa ne pensasse, Renzi andava dicendo che «se fossi già segretario e se potesse risultare utile al partito, mi candiderò alle europee». Una mossa che spiazzerebbe così tutti quelli - D’Alema e lo stesso Epifani - che gli avevano prospettato uno sbocco in Europa per farsi le ossa sul piano internazionale e rafforzare la propria leadership.
Invece a rinunciare alla segreteria del Pd ormai non ci pensa affatto, quasi certamente aspetterà l’assemblea del 20 settembre prima di fare annunci perché non si sa mai. «Già avevano provato a dire che alle primarie dovevano votare solo gli iscritti, poi sono stati sommersi da una valanga, ma chi poteva immaginare che ci provassero?», dicono dalle sue parti. Facendo capire che ogni mossa sarà fatta col giusto tempismo, non è un caso che nel frattempo questa estate la rete dei sindaci pro-Renzi si sia allargata, (l’ultimo in ordine di arrivo ma non di importanza Giuliano Pisapia). Frutto di un lavorìo certosino per portare acqua al mulino di chi sa quanto largo sia il consenso dei sindaci rispetto a quello degli apparati e che male non fa averne il più possibile dalla propria parte quando ci si accinge a sfidare la nomenklatura nei territori.
E anche se in pubblico e in privato ancora non esclude l’idea di candidarsi a Firenze oltre che al congresso, è lecito pensare che difficilmente Renzi presterà il fianco a critiche o battute dei suoi attuali colleghi: che potrebbero avere da ridire se, divenuto segretario con tutti gli obblighi che un ruolo del genere si porta dietro, continuasse a voler fare il primo cittadino: sarebbe come dire che un lavoro così delicato può esser svolto con la mano sinistra e certo non sarebbe un buon viatico per una campagna da vincente alle primarie.
Altra cosa invece sarebbe una candidatura alle europee di un leader-segretario ancora non parlamentare; che da un seggio a Strasburgo avrebbe non solo da guadagnare in termini di immagine, riuscendo a conciliare i due incarichi più agevolmente, mettendo a frutto l’esperienza oltre confine anche in un’ottica di futura premiership, quando finalmente si andrà a votare. Ecco questa per sommi capi è la strategia del rottamatore che, per quanto suscettibile di modifiche a seconda degli sviluppi degli eventi, sembra avere un solo punto fermo: portare a casa il congresso, perché il primo obiettivo concreto è quello. Senza farsi fuorviare dalle sirene di chi vorrebbe farlo correre subito per la premiership contro Letta, magari sostenendolo in primarie fatte per regolare conti interni, rimandando però il congresso ad uso interno. Ed ogni riferimento non è casuale...
carlo bertini