Italia
Quattro nuovi senatori a vita
“Indipendenti dalla politica”
La scelta di Napolitano cade su Abbado, Rubbia, Piano e Cattaneo
La scelta di Napolitano cade su Abbado, Rubbia, Piano e Cattaneo
Finché non si modifica la Costituzione, io adempio ai miei obblighi ed esercito le mie facoltà, nessuna esclusa. È questo lo spirito con il quale ieri Giorgio Napolitano ha nominato quattro senatori a vita, che si affiancano a Mario Monti portando a compimento la «quota» di cinque prevista dalla Costituzione. Un dossier, tra i tanti istruiti nel lavoro quotidiano, che il presidente esaminava nei giorni caldissimi (ma ce ne sono di freschi?) della polemica politica.
Quattro senatori a vita, e che senatori: tutti ai sensi dell’articolo 59 della Costituzione, attribuiti a chi abbia «illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, artistico, e letterario», secondo aurea regola einaudiana. Dunque, nessun politico, e tantomeno Gianni Letta, nome circolato solo nei circuiti mediatici e, giura chi ha parlato con Napolitano, mai preso in considerazione, perché mai sono stati presi in considerazione politici. Dunque, Claudio Abbado, Renzo Piano, Carlo Rubbia, e la straordinaria novità di una scienziata, ricercatrice e donna, di soli 51 anni, Elena Cattaneo. È questa la vera e più forte novità che il premier Enrico Letta immediatamente raccoglie come «un’indicazione forte di attenzione»: alle donne, ai giovani, al mondo dei ricercatori che magari varcano confine perché non si offrono loro possibilità, e devono poter tornare a lavorare e a crescere in patria.
Il dossier è stato «istruito», fanno sapere dal Colle, consultandosi con importanti istituzioni culturali. Napolitano stesso ha ritenuto di dover accompagnare le nomine con un testo in cui illustra i criteri di scelta: il Presidente, che conosce bene il Paese e non dimentica le vergognose polemiche e gli attacchi che i senatori a vita hanno subito da esponenti di Lega, An e Forza Italia durante i governi Prodi, riteneva possibili le polemiche. Puntualmente verificatesi, e alle solite «obiezioni» dei leghisti Salvini o Calderoli si sono aggiunti i grillini che ne fanno un problema, come sempre e solo, di portafogli.
Invece, «dai senatori a vita verrà un contributo peculiare, in campi altamente significativi, alla vita delle istituzioni democratiche». E, sottolinea Napolitano, «in assoluta indipendenza da ogni condizionamento politico di parte»: il presidente sapeva che l’accusa più banale - e triviale - del centrodestra sarebbe stata quella - per dirla in una riga - di aver cercato quattro voti in più per un eventuale Letta-bis (come se un Claudio Abbado, un Rubbia o un Piano potessero arrivare a razzo in Senato a ogni voto di fiducia...).
Il richiamo a Einaudi è preciso e significativo. Non solo Napolitano ha allontanato l’opzione di indicare una personalità politica, come aveva fatto con lui stesso l’allora capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi nominandolo senatore a vita non molti giorni prima dell’elezione a suo successore; ma ha scelto di «riprendere i criteri ispiratori delle nomine effettuate in prima istanza dal presidente Luigi Einaudi». Ispiratore di molte scelte di Napolitano, ivi compresa quella dell’esecutivo tecnico affidato a Monti, sulla scia del governo Pella del ’53, durante la lacerante crisi finanziaria che detronizzò Berlusconi nel novembre del 2011.
E poi il Presidente precisa di aver preso la decisione di rompere gli indugi e fare le nomine «anche per dare un segno di serena continuità istituzionale»: la crisi non blocca l’eccellenza italiana, la ripresa è possibile e segnali minuti già si manifestano, e quei quattro nomi domani porteranno in positivo l’Italia sui giornali del mondo.
Perché Abbado, Piano, Rubbia e non altri? Perché il criterio è la senioritas, con tutto quel che comporta a cominciare dall’età. E perché hanno accettato: Napolitano ha dovuto chiedere l’accettazione preventivamente, anche perché ci vuol coraggio di questi tempi - col Senato che c’è - ad accettare.
ANTONELLA RAMPINO