ebook di Fulvio Romano

venerdì 4 settembre 2015

Ecco perché bisogna insistere sulla via dell’espansione monetaria (Lepri)

LA STAMPA

Economia

 

E un ministero dell’Economia federale aiuterebbe

Una ricetta sicura per far crescere di più l’economia oggi nel mondo nessuno ce l’ha: Mario Draghi lo ammette con maggiore sincerità di altri. La Bce dall’inizio dell’anno si è impegnata in massicci acquisti di bond. In Germania già si vorrebbe concludere che il rimedio non serve a nulla. Strano, perché prima che fosse applicato la Bundesbank sosteneva piuttosto che aveva effetti pericolosi. Ieri Draghi ha invece guidato la maggioranza del consiglio direttivo ad annunciare che, casomai, occorrerà aumentarne le dosi.

Pur se non sarà risolutivo, è assai meglio che non far nulla. Nella gran parte dei Paesi avanzati, si investe meno di quanto servirebbe a dar lavoro a un maggior numero di persone; una delle ragioni è che i prezzi quasi fermi tolgono agli imprenditori sicurezza sui guadagni futuri. Le banche centrali allora si adoperano in tutti i modi perché prendere denaro a prestito costi il meno possibile.

In Italia i risultati si vedono. Il Tesoro può finanziarsi a dieci anni pagando meno del 2%. Per le imprese, specie piccole, il costo del denaro è molto sceso da quando la Bce ha dato il via agli acquisti. Tuttavia anche tassi bassi in cifra possono risultare onerosi, a fronte di un costo della vita che cresce solo dello 0,2% all’anno.

Può darsi che il recente calo dell’inflazione sia dovuto solo al ribasso del petrolio; in questo caso durerà poco. Più serio è il rischio che viene dai Paesi emergenti. Il rallentamento della Cina, la recessione del Brasile, le difficoltà di altri sono dovuti a cause diverse; se si aggravano ne verrà una spinta pesante al ribasso dei prezzi.

Prolungare la cura di «quantitative easing», ovvero di acquisto massiccio di titoli, come ieri Draghi ha ipotizzato la Bce possa decidere in futuro, è anche il consiglio del Fondo monetario internazionale. Nel rapporto ai ministri finanziari del G-20 riuniti oggi ad Ankara, il Fmi rivolge un analogo invito alla Banca del Giappone.

Dunque occorre insistere, in caso con una espansione monetaria ancora più energica; negli Stati Uniti, dove i disoccupati sono ormai poco numerosi, la Federal Reserve deve essere cauta nel diminuirne le dosi, a causa delle ripercussioni sul resto del mondo. Il guaio è piuttosto che quella applicata dalle banche centrali resta l’unica cura.

Draghi sa che non può bastare e lo ripete spesso. Ma i banchieri centrali restano soli perché sugli altri rimedi, che toccherebbe ai governi adottare, non c’è consenso. Il Fmi torna a sollecitare gli Stati creditori, ossia quelli con i conti con l’estero in attivo: la Cina dovrebbe spostare risorse sui consumi (anche con più spese per welfare) la Germania sugli investimenti pubblici.

Per l’area euro il presidente della Bce ha un’idea: non basta più il sistema di regole (divieti sulla carta severi, obblighi in positivo tenui), occorre una struttura istituzionale capace di individuare gli interessi comuni nella politica economica. L’esempio è la stessa Eurotower, istituzione federale che funziona. 

Con un ministero dell’Economia federale forse sarebbero più veloci le riforme in Italia e in Francia, e la Germania userebbe meglio le risorse che ha.

stefano lepri


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