ebook di Fulvio Romano

mercoledì 6 agosto 2014

Wall Streeet Journal avverte Renzi: molte parole ma pochi fatti ( e manco cita la riforma del Senato)

Wall Street Journal avverte Matteo Renzi: "Sulle riforme economiche molte parole, ma pochi fatti"

Il Wall Street Journal avverte il premier Matteo Renzi: "A meno che non siano approvate le riforme economiche, ci saranno pochi motivi per essere ottimisti". Nel giorno in cui i dati diffusi dall'Istat certificano la recessione italiana, Richard Barley, dalla testata economica statunitense ricorda la gerarchia delle riforme italiane per uscire da una congiuntura negativa. In primis riforma del Lavoro e riforma della Giustizia (civile).

L'agenda del governo invece ha messo in testa il nodo delle riforme costituzionali. Secondo il Wsj Renzi "ha parlato molto di come trasformare l'Italia" e l'ampio consenso popolare delle europee "ha mostrato" che il premier avrebbe un buono spazio di manovra per agire in modo incisivo. Tuttavia finora "sono stati compiuti solo piccoli progressi" rispetto alle due riforme "vitali per la crescita": quella giudiziaria e quella del lavoro appunto.

Dunque "l'interminabile recessione" italiana potrebbe essere "un problema per l'intera eurozona a meno che Renzi non cominci a mantenere le sue grandiose promesse". Se ciò non dovesse accadere "ci potrebbero essere dei problemi in futuro". Quella italiana viene considerata dal Wsj una recessione permanente dal momento che, praticamente dall'entrata in vigore dell'euro, la situazione economica è stata un continuo "insuccesso".

Inoltre per la testata americana "la conclusione che la Spagna stia beneficiando" delle riforme economiche di cui "l'Italia ha solo parlato è difficile da evitare". Gli iberici, infatti, hanno chiuso l'ultimo trimestre registrando un +0,6%. C'è insomma la convinzione che l'Italia sia in una condizione economica difficile da raddrizzare. Nonostante "gli economisti sono ancora fiduciosi che l'economia italiana possa superare la crisi quest'anno", per Barley " gli investitori non dovrebbero avere troppa fiducia in merito".

Un riferimento anche alle misure anti-spread di Mario Draghi in relazione ai titoli di Stato: "Erano mirate a respingere le paure irrazionali sulla fine dell'eurozona, non le preoccupazioni razionali che un Paese non mantenga le sue promesse".