Economia
Draghi taglia i tassi e prepara il bazooka
Il costo del denaro a 0,05%, via all’acquisto di bond privati: “Ma ora riforme”. Lo spread torna ai livelli pre-crisi
Il costo del denaro a 0,05%, via all’acquisto di bond privati: “Ma ora riforme”. Lo spread torna ai livelli pre-crisi
A fronte dell’inflazione che sta rallentando più velocemente del previsto e della ripresa sempre più incerta, la Bce ha tagliato i tassi di interesse e ha deciso un ambizioso programma di acquisti di bond privati, in particolare di titoli cartolarizzati Abs, compresi mutui, ma anche di «covered bond» che partirà ad ottobre. «Ad agosto abbiamo osservato un peggioramento delle prospettive di inflazione nel medio termine», ha sottolineato il presidente della Bce, Mario Draghi, durante la conferenza stampa successiva alla riunione mensile del consiglio direttivo. Inoltre, ha aggiunto, «la maggior parte, se non tutti i dati che abbiamo sul Pil e sull’inflazione mostrano che la ripresa si sta indebolendo».
Dopo il taglio di giugno erano pochi gli analisti a scommettere già su una nuova riduzione del costo del denaro, invece il numero uno dell’Eurotower ha ottenuto - non all’unanimità, ma con una «buona maggioranza» - il via libera al pacchetto di misure approvato ieri. Un dettaglio che contrasta con l’affermazione che la Bce resta «unanimemente» decisa ad agire con ulteriori interventi non convenzionali, se gli scenari macroeconomici dovessero peggiorare ancora. La principale, prossima mossa attesa dall’Eurotower è il «quantitative easing». Ma se Jens Weidmann, come riportano indiscrezioni, ha già votato ieri contro gli acquisti di bond privati e l’abbassamento dei tassi, sembrerebbe strano se avesse acconsentito a mosse ancora più ardite. Infatti in un altro passaggio, Draghi ha detto che si è parlato del «quantitative easing» ma che alcuni sono contrari a nuovi passi straordinari.
Intanto, dopo la riunione di ieri, i tassi di riferimento sono stati abbassati dallo 0,15 allo 0,05%; inoltre quelli sui depositi, già negativi, sono stati ridotti da -0,10 a -0,20% per scoraggiare ulteriormente il parcheggio dei soldi presso la Bce e rimetterli in circolo, anzitutto nell’anchilosato settore creditizio; infine l’Eurotower ha deciso anche una sforbiciata sui rendimenti marginali dallo 0,40 allo 0,30%. Decisioni prese alla luce di una revisione dei dati sull’inflazione, che quest’anno non arriverà allo 0,7 ma allo 0,6%, mentre il Pil raggiungerà lo 0,9 e non l’1%. Unico numero rivisto lievemente in meglio, la crescita nel 2016, stimata all’1,9 e non all’1,8%. Draghi non vede ancora rischi di deflazione ma ammette che l’inflazione bassa per troppo tempo aumenta i pericoli che le prospettive si disancorino.
Draghi ha anche specificato di aver raggiunto il livello minimo sulle politiche che riguardano il costo del denaro. Tecnicamente, un modo per evitare di scoraggiare l’imminente programma di prestiti mirati Tltro - se le banche si aspettassero altre sforbiciate dei tassi potrebbero rinunciare a prenderli adesso in attesa del prossimo taglio. Ma è anche un modo per dire che la cassetta degli attrezzi della Bce si sta esaurendo.
Quanto all’ormai famoso discorso di Jackson Hole, non ha fatto che ribadirne la sostanza: alcuni paesi hanno fatto le riforme struttuali, altri no, che devono dunque «accelerare» su quel versante. È la premessa indispensabile perché eventuali misure di stimolo economico - che il presidente della Bce auspica - facciano davvero effetto ma anche per ottenere dei margini di flessibilità sul Patto di stabilità. Senza entrare nel merito del suo incontro con Matteo Renzi, il contenuto resterà «riservato», Draghi ha tuttavia detto che dal faccia a faccia con il presidente francese Hollande ha colto «la disponibilità a fare le riforme», giudicata «favorevolmente».
tonia mastrobuoni