ebook di Fulvio Romano

mercoledì 22 agosto 2018

Un colpo al fortino di Trump Condannato Manafort

LA STAMPA

Esteri

Un colpo al fortino di Trump 

Condannato Manafort

L’ex capo della campagna elettorale giudicato colpevole per 8 capi d’accusa

Cohen si consegna all’Fbi: pagò il silenzio delle presunte amanti di Donald

L’ex avvocato personale del presidente Trump, Michael Cohen, si è consegnato ieri all’Fbi ammettendo di aver violato le leggi federali sui finanziamenti elettorali, mentre l’ex capo della sua campagna Paul Manafort è stato condannato per frode. Un doppio colpo potenzialmente devastante per il capo della Casa Bianca, se non riuscirà a separare le sue responsabilità da quelle dei propri collaboratori. La giornata ieri era cominciata con un nota positiva, per il presidente, sul fronte del Russiagate. La giuria infatti non era riuscita a trovare un accordo sul verdetto nel processo contro Manafort. L’ex manager della sua campagna elettorale era stato incriminato con 18 capi d’accusa, per frodi relative ai soldi incassati quando faceva il consulente in Ucraina. I giurati avevano raggiunto il consenso su 8 imputazioni, ma erano divisi su 10. Quindi hanno chiesto al giudice Ellis come procedere. Lui ha risposto di continuare a deliberare, ma era pronto ad accettare anche un verdetto parziale sui punti dove c’era l’accordo. E così è stato. Manafort è stato condannato su 8 capi d’accusa, mentre gli altri 10 sono rimasti sospesi. Ora i procuratori devono decidere se tentare un nuovo processo, ma lui rischia di finire la sua vita in prigione, e comunque i sospetti di collusione con Mosca riprenderanno forza. I guai del legale Un pericolo ancora più grave viene dall’ex avvocato di Trump, Cohen, anche lui sotto inchiesta per frodi bancarie, evasione fiscale, e violazione delle leggi sul finanziamento delle campagne elettorali. Il legale infatti ha raggiunto un accordo con i procuratori, ammettendo le sue colpe in cambio di una pena ridotta a 5 anni di prigione. Il vero punto però è che ha ammesso di aver violato le leggi sui finanziamenti elettorali «in coordinamento con un candidato ad una carica federale», che non può che essere Trump.

Cohen era da anni l’avvocato personale del capo della Casa Bianca, e si era occupato di risolvere tutti i suoi problemi più delicati. Era stato lui, pochi giorni prima delle elezioni del 2016, a pagare la pornostar Stormy Daniels affinché tacesse sulla relazione avuta con Donald nel 2006, pochi mesi dopo che la moglie Melania aveva partorito il figlio Barron. Sempre Cohen si era occupato de caso di Karen McDougal, l’ex coniglietta di Playboy, il cui silenzio era stato invece comprato dall’editori del giornale scandalistico National Enquirer, amico di antica data di Trump. Queste operazioni avevano violato le leggi sul finanziamento delle campagne elettorali, e se Donald era davvero al corrente delle iniziative prese potrebbe essere coinvolto nel procedimento. Cohen però si occupava anche delle operazioni politiche del suo capo, e il procuratore speciale Mueller sospetta che fosse a conoscenza dei rapporti con la Russia, relativi alle operazioni per influenzare il voto. Cohen sapeva anche dell’incontro avvenuto nella Trump Tower, dove un gruppo di emissari russi aveva offerto informazioni compromettenti su Hillary Clinton. L’avvocato personale poi ha tutte le informazioni più segrete sulle attività imprenditoriali del capo della Casa Bianca, e probabilmente sulle sue dichiarazioni dei redditi. L’accordo prevede che Cohen finirà in prigione per un massimo di 5 anni, in cambio dell’ammissione dei suoi reati, ma la sua confessione potrebbe travolgere anche Trump.

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paolo mastrolilli