Economia
Tria e Savona vogliono snellire le procedure insopportabilmente complesse
Tria e Savona vogliono snellire le procedure insopportabilmente complesse
Il governo alle prese con il Pil che rallenta
punta su investimenti e crescita del 2%
Sono gli investimenti, secondo il governo Conte, la chiave per il rilancio dell’economia italiana. Se ben accompagnati, secondo il ministro degli Affari Europei, Paolo Savona, potrebbero spingere la crescita l’anno prossimo fino al 2%. Una cifra forse azzardata, considerando il rallentamento del Pil riscontrato negli ultimi mesi e i rischi che si profilano all’orizzonte, ma che rende l’idea di quanto l’esecutivo gialloverde creda nella necessità e nelle potenzialità della spinta che può arrivare da nuove iniezioni di denaro pubblico e privato.
Il crollo del ponte Morandi ha acceso i riflettori sull’impellenza di interventi sulle infrastrutture, ma il tema è uno dei primi toccati dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Anche in questo ambito, a differenza di Matteo Salvini, il titolare del Mef non ritiene necessario chiedere conto all’Europa di nuove risorse da spendere, ma guarda agli stanziamenti, non pochi, già in conto. Nel bilancio dello Stato sono infatti stanziati 150 miliardi in 15 anni per gli investimenti pubblici. Di questi, secondo il Mef, 118 miliardi sono teoricamente immediatamente attivabili e già scontati nel deficit.
La richiesta di nuova flessibilità in ambito europeo è dunque un falso problema. Quello vero sono procedure complesse e capacità progettuale insufficiente che ne complicano l’utilizzo al punto da rendere biblici i tempi di realizzazione delle opere. I dati forniti recentemente dal ministero e dalla Ragioneria generale dello Stato parlano di due anni per opere di impatto minimo, dal valore di 100.000 euro, e di 15 anni per interventi sopra i 100 milioni. I passi immediati a livello formale dovrebbero quindi essere lo snellimento delle procedure e la revisione del Codice degli appalti. Concretamente invece, come già negli ultimi anni, nella prossima manovra potrebbe essere inserito lo sblocco (probabilmente per un miliardo) degli avanzi di bilancio di Comuni ed enti locali.
In cantiere ci sarebbe inoltre la riconferma di due delle misure bandiera del piano Impresa 4.0 targato Pd, ovvero super e iperammortamento (la prima al 130% e la seconda al 250%), per chi rinnova macchinari o software. Non è escluso però qualche adeguamento di entrambe le misure.
Al Mise si sta infatti valutando la revisione dei coefficienti di ammortamento, fermi al 1988, per ridurre il tempo necessario ad assorbire il costo degli investimenti, considerato oggi troppo lungo in relazione ai ridotti cicli di vita dei beni ad alto contenuto tecnologico. Per l’iper ammortamento, potrebbe invece essere prevista una premialità per l’innovazione dei processi produttivi in chiave 4.0.