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martedì 14 agosto 2018

Nella Val di Susa dei No Tav delusi dal M5S “Solo proclami, in che mani ci siamo messi

LA STAMPA

Italia

Pubblicato sui social uno scambio privato di email. Il leader Perino: “Non ci sono esecutivi amici, noi giudichiamo sulla base dei fatti”

Nella Val di Susa dei No Tav delusi dal M5S

“Solo proclami, in che mani ci siamo messi”

La domanda è brutale, ma la risposta del No Tav non è da meno. Scusate, è già finito l’idillio del mondo No tav con i Cinque stelle? «Sì. Ed è ora che si smetta di credere a tutto ciò che dicono». Anche con il ministro Danilo Toninelli? «Anche con lui. Vuol sapere cosa ne penso della sua analisi costi-benefici? È una foglia di fico che tireranno avanti fino alle Regionali». Ovvero, di concreto non c’è nulla.

Tira brutta aria sotto il cielo della Valsusa No Tav. È la lettera del “Bovè valsusino” - Alberto Perino - in cui scrive del governo grillino («in che mani ci siamo messi, li avevamo mandati a Roma per bloccare il progetto) è il segnale che l’amore è finito. Ora, è vero che si trattava di una mail interna ai comitati No Tav, una lettera privata di Alberto Perino, il leader dell’anima più popolare del Movimento, e che è finita sui social anche se non doveva, ma questo è il segnale che i tempi sono cambiati anche qui. La dottrina non è più quella di qualche mese fa quando il M5S era ancora visto come l’ultimo strenuo difensore del No al treno ad alta velocità. Quando Laura Castelli, appena rieletta in Parlamento, si era presentata alla manifestazione dei movimenti popolari di lotta all’Alta velocità , con una bella scorta di compagni di partito e diceva «Su questo progetto non si discute, noi siamo contrari». E mostrava il contratto di Governo. E spiegava i piani e i progetti futuri. 

Ma già un mese fa Perino - che non aveva fatto mistero delle sue simpatie politiche - tirava fuori un leitmotiv ripetuto allo sfinimento negli ultimi 15 anni : «Non ci sono governi amici. Noi giudichiamo sui fatti, non sulle promesse». Erano i giorni della Valsusa invasa da decine di migliaia di persone, salite fino a Venaus (uno dei paesi simbolo dei No Tav) per il festival musicale sotto le insegne della lotta al super treno. Ma il ministro Toninelli era ancora riconosciuto come più che credibile. Sebbene Alberto Poggio, uno che in questo mondo conta perché fa parte della commissione tecnica anti Tav, dicesse già: «Gli crederemo soltanto quando tutto questo sarà messo nero su bianco. Su un foglio di carta intestato al ministero e indirizzato a Telt». Ovvero alla società che si dovrebbe occupare della costruzione della linea. E facendo riferimento ad un messaggio sui social del ministro, in cui sosteneva che ogni atto (su Tav) non autorizzato sarà interpretato come un gesto ostile al governo. 

Ora arriva questo documento che è privato ma ha ancora più valore perché non è mediato dalla necessità di non rompere i ponti con nessuno e che dice: «I Cinquestelle continuano a fare sterili proclami invece di fare atti amministrativi». E ancora: «È proprio il non voler disturbare il manovratore (Telt e Lega di Salvini) che fa sì che queste cose non vengano fatte da chi è stato mandato a Roma per bloccare la Tav. In che mani ci siamo messi!»

Del resto, che in valle i Cinquestelle non avessero più il consenso di qualche anno fa era stato chiaro fin dal giorno dopo le elezioni, quando il pentastellato Marco Scibona - uno che la prima campagna elettorale, quella di 5 anni fa, l’aveva fatta indossando ogni giorno una cravatta No Tav - era stato battuto dalla leghista Marzia Casolati, neofita della politica e ferma sostenitrice Sì Tav. Che così diceva commentando il programma di governo: «Al di là di ciò che c’è scritto io ho avuto ampie rassicurazioni che la Tav si farà». Sorridevano all’epoca tutti gli altri, scrollando le spalle: «Vedremo chi ha ragione». Oggi resta solidamente sulle sue posizioni soltanto il battagliero sindaco di Venaus, Nilo Durbiano che dice: «Non fatevi trarre in inganno, la delibera del Cipe da cui è scaturito tutto sto can can si riferisce solo ai denari per sistemare la linea storica. Con la Tav non c’entra nulla. È una polpetta avvelenata dell’ex governo Gentiloni. Rimaniamo compatti». Durbiano come finirà? «Io sono fiducioso. E spero che Toninelli riesca a portare a termine rapidamente l’analisi costi-benefici. E si metta la parola fine una volta per tutte al tunnel di base». Se non accadrà? Per ora è solo una nebulosa di ipotesi e di congetture: la lotta che riparte, le tensioni che crescono e poi chissà che altro ancora. Tutto come otto-dieci anni fa? Durbiano allarga le braccia: «Tra meno di cento giorni tutto deve essere finito. Io ci credo ancora che possa accadere». 

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lodovico poletto