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lunedì 6 agosto 2018

Molinari: La questione russa in Italia

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Maurizio Molinari

C’è una questione russa in Italia. Dall’articolo su «Foreign Affairs» di Joe Biden ai tweet postati sul sito di Nathan Silver fino alle affermazioni di Facebook di cui diamo conto oggi: gli ultimi nove mesi hanno visto il nostro Paese al centro di una raffica di rivelazioni che pongono l’interrogativo sulla possibilità che «attori russi» stiano tentando di portare scompiglio nel nostro sistema democratico. 

La definizione «attori russi» fa riferimento all’origine digitale di tali intrusioni rintracciate all’interno del territorio della Federazione russa e coincidenti con la costante sovrapposizione delle fake news sull’Italia a messaggi favorevoli al leader del Cremlino ed alle sue politiche. In più occasioni il Consiglio atlantico, ove siedono i 29 alleati della Nato, ha adoperato il termine «influenze maligne» per descrivere la strategia degli «attori russi» tesa a favorire disordine politico all’interno dei Paesi Ue e Nato al fine di indebolire le alleanze cardine dell’Occidente uscite rafforzate dalla Guerra Fredda. Tali episodi si erano finora verificati negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Germania, Francia e Spagna. Adesso anche l’Italia rientra in tale gruppo.

Tipologia ed effetti delle interferenze digitali russe nel nostro Paese saranno appurate dalle indagini in corso da parte della magistratura ma, da quanto finora emerso, è già possibile identificare alcune loro caratteristiche.

Primo: la coincidenza con eventi politici nazionali perché l’ex vicepresidente americano Joe Biden e Michael Carpenter individuarono un primo momento nel referendum costituzionale del dicembre 2016 così come Alex Stamos, capo della sicurezza di Facebook, parla di «ingerenza nelle recenti elezioni italiane». Secondo: la divulgazione di fake news attraverso account digitali che mirano a raggiungere una moltitudine di persone solo marginalmente coinvolte nelle vicende di attualità, al fine di condizionare l’opinione di quella parte dei cittadini più distanti dalla vita politica. Terzo: l’uso delle fake news per sostenere, in maniera massiccia, posizioni estreme contro singoli e gruppi identificati come avversari. Quarto: la sovrapposizione fra attacchi aspri contro personaggi pubblici e alte cariche dello Stato, facendo leva su slogan aggressivi e notizie false, con messaggi di sostegno per le politiche russe su scenari di crisi tipo Ucraina e Siria così come di esaltazione delle qualità di leadership del presidente Vladimir Putin.

Ciò che ne esce è un’operazione di interferenza nella vita politica italiana che segue binari paralleli: l’indebolimento della credibilità delle istituzioni della Repubblica e il sostegno alla reputazione del Cremlino. Come se non bastasse c’è anche l’attenzione degli investigatori Usa per almeno un viaggio in Italia di Michael Cohen, l’avvocato del presidente Donald Trump, nel luglio 2016 e possibili transazioni bancarie sospette avvenute attraverso la filiale cipriota di una banca internazionale con sedi in Russia e in Tanzania.

Tali e tanti tasselli, pongono il nostro Paese di fronte all’interrogativo su quanto il Russiagate ci riguardi e dunque anche come rispondere alle «ingerenze maligne». Da un lato si tratta di decidere se sottoporre la questione in maniera formale alla Federazione Russa, nel quadro dei buoni rapporti che il nostro Paese intrattiene con Mosca sin dai tempi della Guerra Fredda e che hanno fatto spesso di Roma una sorta di ponte fra Est ed Ovest. E dall’altro bisogna varare con urgenza investimenti per proteggere l’Italia da intrusioni cibernetiche che oggi ci minacciano con la pioggia di fake news ma domani potrebbero porre gravi rischi alla sicurezza delle infrastrutture civili di alto valore strategico, dai trasporti alle telecomunicazioni. Non a caso un alto responsabile dell’attuale governo ritiene che «i maggiori rischi alla sicurezza nazionale vengono dal cyber perché potrebbero causare al nostro Paese, come ad altri, danni tali da far impallidire l’attacco terroristico all’America avvenuto l’11 settembre del 2001». Insomma, le «interferenze maligne» e l’ombra del Russiagate pongono gravi pericoli alla vita democratica ed alla sicurezza del Paese ma offrono anche al governo la possibilità di cogliere l’occasione per essere protagonista, assieme agli alleati, di politiche innovatrici, capaci di rispondere con successo a tali temibili sfide. Contribuendo a rafforzare l’Occidente.

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