Cultura
caro salvini,
ringrazi
gli “intrusi”
Tahar Ben Jelloun
Tahar Ben Jelloun
Si gnor Salvini, da qualche mese è diventato celebre al punto che certi mezzi d’informazione stranieri pensano che Lei sia il presidente del Consiglio del suo Paese. Il suo populismo deriva dal suo modo piuttosto sorprendente di fare politica. Si ammira il suo parlare schietto, la sua virilità e la sua capacità di disprezzare quanti non stanno dalla sua parte. Lei è celebre perché non usa i guanti per risolvere i problemi. Niente peli sulla lingua, nessuna freno oratorio, nessuna diplomazia. E alla fine non risolve nulla. Per Lei tutto è semplice. Ahimè, le cose sono più complicate. I migranti? Nessun problema, bisogna respingerli senza pensarci. Lei chiude tutte le porte e ne va fiero. Lei pensa che il popolo la segua. Ho saputo che il 72% delle persone interpellate approva i Suoi metodi. La cosa più strana è che il 42% di loro proverrebbe dalla sinistra. Finisce col voler riproporre i metodi estremi consistenti nello sbarazzarsi di certe persone chiudendo a doppia mandata le frontiere di un Paese meraviglioso che ha conosciuto gli spasmi dell’emigrazione, del razzismo e dell’esclusione. L’Italia è un Paese molto bello. Sulla sua bellezza, sulla sua intelligenza, sulla sua grande cultura Lei mette un orribile velo. Che peccato.
Lei cita volentieri Benito Mussolini e fa riferimento alla sua arroganza: «Molti nemici, molto onore». Lei si è espresso contro le leggi che vietano l’apologia del fascismo e l’istigazione all’odio razziale. Cerca i suoi nemici nelle difficoltà e nella disperazione. Quanti emigrano o cercano di rifugiarsi perché rischiano le proprie vite nei loro Paesi in guerra non le vogliono male. Arrivano perché il mondo ha generato disuguaglianze, povertà, ciò che in altri termini chiamiamo lo sfruttamento dell’uomo per mano dell’uomo. La globalizzazione ha strappato milioni di persone alle loro terre e impoverito ancor di più i poveri. Con i cambiamenti climatici, la violenza della finanza e le incoerenze dell’economia, l’Europa vedrà bussare alle sue porte sempre più migranti. È una triste verità, che è già realtà.
C’è un’Italia con la memoria molto corta. C’erano famiglie intere che lasciavano il Sud per cercare lavoro in Francia e venivano accolte molto male (16-20 agosto 1893, massacro di italiani ad Aigues-Mortes, seguito da altri disordini dove persero la vita degli immigrati italiani).
Lei ha giustificato il ricorso alle armi da fuoco contro quelli che chiama «gli intrusi». Dice sempre che «gli immigrati vengono in Italia per rubare il lavoro agli italiani», e lo ripete ovunque. In questo imita Trump: «Prima gli italiani». Non ha torto a voler privilegiare i suoi compatrioti, è anche normale. Ma può essere umano, può scegliere di capire gli altri. Non si tratta, come diceva l’ex primo ministro francese Michel Rocard: «Di accogliere tutta la miseria del mondo, ma far sì che la Francia prenda la sua parte».
I rom non sono ben visti. Si racconta che un controllore del treno abbia detto: «Rom, avete rotto, scendete alla prossima fermata».
Lei è un ministro di un Paese che ha fatto l’Europa. Deve garantire la sicurezza di tutti i cittadini senza distinzione di origine o colore della pelle. Non ha per caso evocato una «pulizia di massa in Italia»? Le ricordo a tal proposito le Sue proposte come riportate dall’agenzia Ansa: «Ci vuole una pulizia di massa anche in Italia, strada per strada, quartiere per quartiere, piazza per piazza e con le maniere forti se serve perché ci sono interi pezzi di città e d’Italia fuori controllo».
Non si tratta di giustificare quelle che Lei definisce «delle invasioni». No, l’Italia ha a che fare con il problema dei migranti al pari di altri Paesi vicini. È un problema reale che ha bisogno di regole. Riguarda tutta l’Europa, la quale, lo so, per tutti questi anni ha abbandonato il vostro Paese, lasciandolo solo con le migliaia di migranti che arrivavano tutti i giorni a Lampedusa. Ma questo problema non si risolve con la violenza del rifiuto. Serve un confronto con i Paesi vicini. Le soluzioni esistono; esse non passano per il razzismo, l’esclusione e l’odio. Soluzioni europee potranno essere proposte a determinati Stati africani da cui i cittadini partono rischiando la vita. Si potrebbe e si dovrebbe mettere tali Stati di fronte alle loro responsabilità. La soluzione dell’immigrazione africana è in Africa.
Ciò di cui la si accusa, signor Salvini, è di fare bella mostra dell’incitazione all’odio, della banalizzazione della discriminazione, dell’approccio senza umanità a un problema doloroso. La questione migratoria la aiuta a non aver più alcun complesso nei confronti del razzismo più estremo e più violento. Alla fine la questione migratoria la ripaga. Senza i migranti e i loro drammi probabilmente oggi non sarebbe dov’è. Dovrebbe quindi dire loro: «Grazie».
Traduzione di Emanuele Bonini