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domenica 12 agosto 2018

Geremicca: Opposizione ultima chiamata

LA STAMPA

Cultura

opposizione

l’ultima

chiamata

FEDERICO GEREMICCA

L’ultimo segnale di insubordinazione - minore, se si vuole, ma utile a confermare che la rotta non cambia - la Lega l’ha spedito dall’Abruzzo, rompendo l’alleanza con Forza Italia e annunciando la corsa solitaria alle prossime elezioni regionali. Obiettivo, spiegano i lumbard aquilani, è arrivare al 40 per cento. La pacchia - insomma - è finita anche per Silvio Berlusconi, direbbe Salvini, tra un post su Facebook e una foto a torso nudo.

Non è che servisse quest’episodio per confermare l’evidente crisi di leadership di cui è vittima il fondatore di Forza Italia; così come il tracollo alle elezioni del 4 marzo, fu solo l’ultima certificazione del progressivo declino del «fenomeno Renzi». Ancora due o tre anni fa, «Silvio e Matteo» erano considerati - pur se con pesi diversi - i dominus della politica italiani. Protagonisti di accordi pubblici e sospettati di patti segreti, parevano inattaccabili. Ora sono lì, impegnati con scarso successo ad arginare l’erosione del loro potere e della loro influenza.

Si trattasse solo della crisi di due leader, la circostanza meriterebbe un’attenzione modesta: ma poiché essa riguarda l’efficacia e il ruolo delle due maggiori forze d’opposizione, la faccenda merita qualche preoccupazione in più. Berlusconi e Renzi, infatti, stanno trascinando i loro partiti nel pozzo senza fine del declino e dell’irrilevanza: facendo sorgere, di fatto, una sorta di «questione democratica» nel primo dei Paesi fondatori dell’Unione finito nelle mani di forze sovraniste.

I responsabili di una tale situazione restano, naturalmente, loro due. Vittime di crisi diverse per tempi, natura e ragioni, Matteo Renzi e Silvio Berlusconi hanno infatti risposto alle crescenti difficoltà con furbizie risultate inutili: e tra finte successioni e dimissioni di facciata hanno finito per paralizzare i rispettivi partiti, privandoli della possibilità di cambiare quel che va cambiato per rimettersi in cammino.

Se si aggiunge il fatto che Pd e Forza Italia stanno sommando alla crisi di leadership una evidente povertà politico-programmatica (a meno che non si consideri una linea l’attesa messianica che il governo-Conte faccia naufragio) il quadro è completo, e non certo rassicurante. Che le due forze che compongono l’esecutivo esauriscano di fatto in sé sia il ruolo di governo che quello di opposizione, è un inedito assoluto: che può preoccupare, quando la risultante di un tale equilibrio finisce per diventare la paralisi più o meno assoluta.

Occorrerebbe un rapido cambio di carte in tavola: ma il Pd terrà - se lo terrà - il suo congresso tra un numero imprecisato di mesi e Forza Italia difficilmente trarrà vantaggio dall’ennesima pseudo-successione annunciata da Berlusconi. Per l’opposizione, dunque, le prospettive continuano a esser fosche. E a chi non condivide le posizioni del governo su questioni epocali come le migrazioni o delicatissime come i vaccini, non resta che far da sé. Trasferendosi sul web.

Lettere da sottoscrivere, appelli a questo o a quel ministro, il racconto di drammatiche esperienze personali: una forma di opposizione quasi inedita - e certamente inusuale, soprattutto a sinistra - che va allargandosi a macchia d’olio nel mondo dei social. Senza affidabili riferimenti politici, la protesta viaggia via Internet. Perché è vero che il web è la prateria dei cosiddetti odiatori, ma è pur sempre uno strumento: capace di veicolare, ogni tanto, anche qualche iniziativa intelligente.