Esteri
Affonda la sterlina
per paura della Brexit
senza accordo
con l’Unione europea
Il monito della banca d’Inghilterra: rischi alti senza intesa
E la valuta britannica perde terreno su dollaro e euro
Il monito della banca d’Inghilterra: rischi alti senza intesa
E la valuta britannica perde terreno su dollaro e euro
I timori crescenti per una Brexit senza accordo mandano a picco la sterlina: la valuta britannica perde terreno nei confronti dell’euro, crollando sotto i 90 centesimi per la prima volta da nove mesi a questa parte; e del dollaro, scendendo al di sotto di 1.28 dollari, il punto più basso da quasi un anno.
Ha influito il monito del governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, che nei giorni scorsi aveva sostenuto che i rischi di un «no deal», un’uscita del Regno Unito dall’Unione europea senza accordo, sono «sgradevolmente alti». Si tratterebbe, ha aggiunto, di un’opzione «fortemente indesiderata». E Liam Fox, il ministro al Commercio Internazionale, aveva ammesso che la probabilità di un no deal oggi è al 60%. Stima tanto più significativa in quanto viene dalla stessa persona che un anno fa aveva detto che un accordo con Bruxelles sarebbe stato «il più semplice nella storia dell’umanità».
Il governo starebbe intensificando i preparativi per una Brexit senza paracadute, almeno stando a indiscrezioni di stampa: secondo l’agenzia Bloomberg, la premier Theresa May starebbe pensando ad una riunione di gabinetto da tenersi a settembre per decidere cosa fare in caso di no deal. Il governo starebbe inoltre considerando di proibire le vacanze agli agenti addetti alla sicurezza dei confini nelle otto settimane a cavallo del Marzo 2019, la data di uscita. La notizia è stata riportata dal «Sun».
Dall’inizio del mese, la sterlina è diminuita dell’1,7% rispetto al dollaro e dello 0,8% rispetto alla moneta europea. La valuta debole potrebbe galvanizzare le esportazioni (il Ftse100 ieri ha guadagnato lo 0.5%, trainato dalle aziende di export che se ne sono avvantaggiate) ma nel lungo tempo sul comparto grava l’incognita di possibili dazi. E anche le aziende pianificano il dopo Brexit, facendo temere la governo un esodo di massa. Dopo i moniti di industria e banche sul rischio di perdita di posti di lavoro, una delle più grandi agenzie di brokeraggio del mondo, la Tp Icap, ha annunciato che sposterà la sede da Londra a Parigi. Una decisione che avrà reso felice il presidente francese Macron, che da tempo cerca di convincere imprenditori e operatori ad abbandonare la City e attraversare la Manica.
Macron nei giorni scorsi aveva accolto May a Fort Bregançon, la residenza estiva dei presidenti francesi, per discutere del negoziato. Ma se la premier sperava di trovare una sponda, è rimasta delusa. Macron ha detto chiaramente di non volersi sostituire al negoziatore capo Michel Barnier, che ha già bocciato la proposta di Londra per le future relazioni con Bruxelles. E sul fronte interno non va meglio. Nella Scozia europeista dove si è recata per invocare la necessità di un Paese unito di fronte alla sfida epocale della Brexit, May è stata fischiata da un piccolo gruppo di contestatori di fronte all’Università di Edimburgo. La first minister Nicola Sturgeon ha sintetizzato così: «Le mie preoccupazioni sulle prospettive crescenti di un no deal di certo non sono state fugate da questo incontro».
alessandra rizzo