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mercoledì 15 agosto 2018

La Liguria è spaccata a metà Resta solo la vecchia statale

LA STAMPA

Italia

La Liguria è spaccata a metà

Resta solo la vecchia statale

Circolazione stradale in tilt. I marittimi: “Danni per milioni di euro” 

Il premier Conte: “Dare subito una viabilità alternativa ai genovesi” 

Spezzata in due, ancora una volta. La Liguria spaccata a metà nel suo cuore, Genova, su una delle sue arterie principali, l’autostrada A10, e proprio alla vigilia di Ferragosto, emblema di quel turismo come occasione di sviluppo messo a dura prova dall’endemica carenza di infrastrutture e di collegamenti. 

Il crollo di Ponte Morandi è un colpo d’accetta che taglia in due tutta la regione, dividendo le riviere di ponente e di levante e mandando in tilt una viabilità come quella genovese già così spesso in difficoltà. L’alternativa sulla viabilità è uno dei compiti più gravosi su cui le istituzioni sono chiamate a dare risposte in tempi stretti. «Si sta lavorando per creare una viabilità alternativa anche in vista dei rientri dei prossimi giorni dalle vacanze estive», ha fatto sapere ieri il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli. E anche il premier Giuseppe Conte, in serata in Prefettura, ha spiegato come «la priorità ora è consentire un percorso alternativo di viabilità. Genova non può attendere la ricostruzione di questo ponte», aggiungendo che «bisogna lavorare per assicurare agli abitanti di Genova e non solo siano messi in condizione di fruire di un percorso alternativo».

Ma, almeno per ora, l’unica soluzione è la vecchia Aurelia. Un problema enorme, considerato che c’è da affrontare la gestione del flusso di migliaia di turisti che, vista la stagione estiva, sono in partenza o in arrivo ai terminal traghetti e crociere e all’aeroporto e diretti, o in arrivo, da Ponente. Senza dimenticare i disagi previsti anche per i collegamenti da levante con il terminal portuale di Prà, che movimenta ogni giorno migliaia di tonnellate di merci e i danni per le industrie, non solo dell’area del crollo, per l’aeroporto e, in generale, nel settore del turismo. 

L’aeroporto in tilt

Già ieri la circolazione stradale a Genova è andata in tilt, e a esserne coinvolta è l’intera Liguria. Disagi anche per il grande afflusso di turisti di questi giorni e i collegamenti con l’aeroporto. Il casello autostradale dedicato allo scalo aereo Cristoforo Colombo non è infatti più raggiungibile dal centro città e da levante, ma solo da ponente. 

Ma il crollo di ponte Morandi rischia di mettere in ginocchio anche il porto di Genova - principale industria ligure e primo scalo d’Italia - già da domani, dopo la pausa di Ferragosto. Gli operatori del comparto marittimo parlano di «danni per milioni di euro» e di una «situazione drammatica». Per affrontare l’emergenza questa mattina è stato convocato un vertice a Palazzo San Giorgio, sede dell’Autorità di sistema portuale di Genova-Savona, al quale parteciperanno i rappresentanti di tutto il cluster marittimo che ieri, all’unisono, ha espresso assieme ai sindacati «cordoglio per le vittime della tragedia» . 

A preoccupare l’industria del porto sono i quasi 5mila Tir che ogni giorno vengono movimentati dalle banchine genovesi per caricare e scaricare le merci all’interno dei terminal: oltre 2mila camion infatti, prima del crollo, percorrevano ponte Morandi. Secondo gli operatori una soluzione da mettere immediatamente in pratica - nel tentativo di allontanare almeno nell’immediato il rischio paralisi per lo scalo - è quella di «aprire il porto ai Tir anche di notte». 

«Senza Gronda e Terzo valico e dopo questa tragedia quasi non abbiamo più infrastrutture in grado di reggere il traffico portuale», dice Gian Enzo Duci, presidente di Federagenti, l’associazione degli agenti marittimi italiani. «Se apriamo i moli ai mezzi pesanti anche di notte - aggiunge Giampaolo Botta, segretario generale di Spediporto, la realtà che rappresenta gli spedizionieri genovesi - potremo smaltire il traffico pesante nelle ore meno critiche evitando anche la paralisi della viabilità cittadina durante il giorno. Si potrebbe - prosegue - anche pensare di arrestare i Tir in aree di sosta appena fuori Liguria per poi farli arrivare in città pochi alla volta». 

«Dobbiamo trovare soluzioni per tamponare questa emergenza - dice il presidente dell’Authority, Paolo Emilio Signorini - e poi accelerare con il completamente delle infrastrutture». 

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