ebook di Fulvio Romano

venerdì 10 agosto 2018

le agevolazioni fiscali nel mirino

LA STAMPA

Economia


le agevolazioni fiscali nel mirino

La maggioranza può decidere di agire, non senza proteste, su 466 misure per 54,2 miliardi

Si fa strada l’idea di imitare l’ex ministro Tremonti: taglio lineare del 5/10% di tutti i bonus

Lo Stato ha bisogno di molti soldi? Si può cercare di azzerare l’evasione fiscale , che vale dai 130 ai 270 miliardi di euro l’anno. Oppure, asciugare un poco l’oceano delle agevolazioni fiscali – dette anche spese fiscali, tax expenditures – che nel corso dei decenni, per ragioni giuste o sbagliate, governi e Parlamenti hanno varato per sostenere un settore, una categoria, un territorio, un pezzo di elettorato. Lo ha detto esplicitamente il ministro dell’Economia Tria in una recente intervista. Lo sanno anche i leader di Lega e Cinque Stelle, Salvini e Di Maio, che si trovano di fronte al classico dilemma dei loro predecessori: far calare la mannaia sulle agevolazioni, e rischiare di fare i conti con la protesta dei settori e degli interessi che verranno toccati, oppure rinunciare a questo possibile tesoro, come si è fatto finora?

Parliamo di un vero e proprio mostro: nell’ultima rilevazione complessiva ufficiale – risalente al 2012, governo Monti – venne quantificato in ben 720 misure, sconti, bonus o regimi eccezionali per un valore complessivo di 253 miliardi di euro. Dentro questo magma di tasse che lo Stato decide di abbonare ai contribuenti c’è letteralmente di tutto: dalle detrazioni per figli a carico o per lavoro dipendente (che da sole valgono rispettivamente 10,5 e 37 miliardi) a misure francamente conosciute solo dai diretti interessati. Chi lo sa che esiste uno sconto da 400 mila euro l’anno sul bollo auto delle vetture «esclusivamente destinati da enti morali ospedalieri o da associazioni umanitarie al trasporto di persone bisognose di cure mediche o chirurgiche, quando siano muniti di apposita licenza»? Chi sa che i tendoni per «spettacolo viaggiante» se non superano i mille metri quadri hanno diritto a uno sconto del 50% della tassa di occupazione del suolo pubblico? E perché dare sconti sull’accisa carburanti a chi estrae magnesio dall’acqua di mare?

Non tutte le agevolazioni sono aggredibili. Il rapporto del Mef uscito lo scorso ottobre esclude molte voci - peraltro quelle più costose - tra cui le detrazioni Irpef per spese di reddito o per familiari a carico. Resta un bacino di 54,2 miliardi annui per 466 agevolazioni: un vero e proprio tesoro che il governo ha intenzione di intaccare per reperire risorse da destinare ad altre misure politicamente prioritarie, come la flat tax o il reddito di cittadinanza. 

Negli esempi citati, sarebbe scontata la protesta di ospedali, circhi ed «estrattori di magnesio». Diverso sarebbe però gestire l’ira dei tassisti, degli autotrasportatori, degli agricoltori, delle Forze Armate. E cosa succederebbe se la scure colpisse drasticamente le agevolazioni alle imprese? O le detrazioni sui mutui casa o le polizze assicurative?

Finora tutti i governi - ma si può cambiare idea - hanno escluso possibili interventi sulle detrazioni familiari, quelle per spese mediche, le agevolazioni mirate a sostegno di settori strategici, o su quelle che si «ripagano» facendo emergere il nero, come i bonus su ristrutturazioni edilizie e risparmio energetico. Al contrario, da sempre certe voci sono nel mirino: le detrazioni per le spese veterinarie (12 milioni), per l’iscrizione dei ragazzi a palestre e piscine (55,3 milioni), quelle sulle spese funerarie (240 milioni) o i tanti sconti sulle accise carburanti.

Certamente intervenire in modo mirato su 466 o addirittura 720 voci sembra molto complesso e politicamente difficile. Per questo a via Venti Settembre si fa strada l’idea di imitare quanto fece a suo tempo per la spesa Giulio Tremonti: procedere con un taglio lineare dei bonus fiscali, del 5 o del 10 per cento. Un taglio ridotto e dunque sopportabile, e soprattutto uguale per tutti, senza fare figli o figliastri. Tutti avrebbero ragione di lamentarsi; ma come si sa, mal comune...

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roberto giovannini