ebook di Fulvio Romano

martedì 14 agosto 2018

Il flipper, la naja, i ghiaccioli È il governo della nostalgia

LA STAMPA

Italia

L’esecutivo del cambiamento punta sul revival estivo per annunciare le prossime iniziative

I simboli del passato usati con strategia per mettere in discussione diritti civili, euro e scienza 

Il flipper, la naja, i ghiaccioli

È il governo della nostalgia

Quanta nostalgia pervade questo governo sovranista nuovo di zecca! E il flipper lampeggiante («quante serate da ragazzo passate a giocare», twitta con un metaforico sospiro Matteo Salvini); e il ghiacciolo a cento lire - la cara, vecchia, amata lira - e persino la cartolina del militare, attesa e temuta da intere generazioni e invece adesso, a qualche lustro da quando gli ultimi giovanotti l’hanno ricevuta nella cassetta della posta, riproposta dal vicepremier leghista con quel filo sottile di rimpianto: «Così almeno impari un po’ di educazione che mamma e papà non sono in grado di insegnarti», ché, signora mia, non esistono più i genitori di una volta.

Le immagini e le leggi

E infatti oggi esistono e hanno pieno diritto di cittadinanza anche i genitori dello stesso sesso, ma la nuova battaglia lancia in resta del secondo partito di governo è quella per tornare alla tradizione, mamma e papà sui moduli del ministero dell’Interno per richiedere la carta d’identità. Le famiglie arcobaleno «per la legge non esistono», azzarda il ministro Lorenzo Fontana facendo un bel tuffo indietro, visto che le unioni civili sono ormai legge dello Stato (laico) italiano. Un doppio carpiato all’indietro che farebbe volentieri pure il senatore del Carroccio Simone Pillon, già organizzatore del Family Day, ma lui addirittura a prima del 1978, anno dell’approvazione della legge sull’aborto: «Adesso non ci sono le condizioni per cambiare la legge 194, ma vedrà che anche noi ci arriveremo», confidava ieri sicuro dalle pagine di questo giornale, come se la realtà di mammane e ferri da calza degli Anni ’60-’70 fosse un Eden da rimpiangere.

Il morbillo e il posto fisso

È un variegato revival del «si stava meglio quando si stava peggio», un rassicurante indietro tutta a quando il mondo era più piccolo e più maneggevole, quando non arrivavano i barconi dall’Africa e, ancora, nemmeno dall’Albania. I diritti civili, la diffidenza grillina verso le grandi opere, le critiche ai vaccini, che «quando ero piccola io si faceva la processione dai cugini malati» (vicepresidente del Senato Paola Taverna dixit), la naja che Salvini vagheggia come strumento educativo («un’idea romantica», lo blocca tempestivamente la ministra della Difesa, pure lei la considera una nostalgia di altri tempi), ma anche, soprattutto, i simboli. 

A partire dall’amato flipper: il capo del Carroccio twitta una sua foto mentre gioca, e il gemello diverso del M5S Luigi Di Maio propone di rimettere «i flipper nei bar al posto delle slot, i flipper non hanno mai rovinato nessuno». L’obiettivo è il meritorio tentativo di porre un argine al gioco d’azzardo: la ricetta tra serio e faceto, però, è sempre il ritorno al passato. Come quando Salvini postava qualche mese fa una vecchia locandina di quelle che si trovavano appese ai frigo nei bar, il ghiacciolo «gusto amarena arancia e limone» e la coppetta a 100 lire e la granatina a 120, «ghiaccioli e gelati a 100 lire, che nostalgia! - il commento- prepariamo un futuro migliore ricordandoci il meglio del passato». Dove il meglio, considerata l’abbondanza attuale nella scelta dei gelati, si desume stia nella moneta, la lira compianta da molti leghisti, che si poteva gestire - e svalutare - a piacimento.

È tutta una tenerezza per il ricordo delle domeniche in famiglia coi negozi chiusi, delle visite ai cuginetti col morbillo per immunizzarsi, del mitico posto fisso. E pazienza se erano gli stessi anni dell’inflazione in crescita galoppante, delle leggi sulle pensioni allegre (i baby assegni per chi aveva accumulato 14 anni 6 mesi e un giorno di lavoro nel pubblico vennero introdotti nel 1973) che hanno costretto in seguito a muscolari corse ai ripari; gli anni, soprattutto, degli attentati e del piombo nelle strade. Dinanzi alla fatica di governare il cambiamento, quanto rincuora rifugiarsi in un passato già noto (e superato). Ma se tornassimo indietro ai ghiaccioli a 100 lire da gustare giocando a flipper, i vivaci vicepremier dovrebbero rinunciare alla quotidiana propaganda a social unificati, alle foto a torso nudo e alle dirette Facebook senza il molesto intervento di chi pone una domanda. Chissà se farebbero a cambio davvero.

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francesca schianchi