ebook di Fulvio Romano

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venerdì 24 novembre 2017

Genova Spaccio nei carruggi e gang ecuadoriane dove c’erano gli operai

LA STAMPAweb

Italia

Genova

Spaccio nei carruggi
e gang ecuadoriane
dove c’erano gli operai

I carruggi che scendono verso il porto sono la vera periferia di Genova. Molti di questi vicoli nel centro storico della città, ha spiegato il questore Sergio Bracco, non sono percorribili con le auto: il controllo da parte delle forze dell’ordine è difficile. «Ma noi ci staremo sempre», ha assicurato il questore che ha spiegato cosa è accaduto negli ultimi anni. Prima c’erano gli italiani, soprattutto meridionali, fin dagli Anni Sessanta e Settanta. Si occupavano soprattutto di contrabbando. Adesso spadroneggiano senegalesi e nigeriani che vendono cocaina e crac. Nel quartiere della Nunziata invece “lavorano” i maghrebini specializzati in hashish e cocaina. 
In periferia, quelli che una volta erano i quartieri dormitorio, focus su Sampierdarena: era una realtà connotata da una forte identità di natura operaia e quindi con una grossa coesione sociale tra gli abitanti. Adesso anche in una periferia come questa la trasformazione è avvenuta con l’ingresso di una comunità extracomunitaria, quella proveniente dall’Ecuador. Ma fintantoché si trattava di una presenza a prevalenza femminile, ha spiegato il prefetto di Genova Fiamma Spena, non c’era nessun problema di ordine pubblico. Donne lavoratrici e integrate. Poi sono arrivati i mariti e i figli, spesso minorenni: sedicenni e diciottenni che hanno costituito bande. Niente scuola, disoccupazione, emarginazione e quindi delinquenza. In nessuna delle comunità africane di religione musulmana si sono verificati fenomeni di radicalizzazione politica. I reati comuni in città non sono aumentati, eppure la sensazione di insicurezza tra i genovesi è arrivata alle stelle. Anche in quei quartieri da cui i delinquenti si tengono alla larga. 
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mercoledì 22 novembre 2017

Sulle tracce di De André nella città che era per lui una moglie

LA STAMPA

Cultura

Genova

Sulle tracce di De André nella città che era per lui
una moglie: un libro fotografico dove la sua immagine
non compare, ma si avverte l’eco della sua voce


Non è un libro su Fabrizio De André. E neppure un libro sulla Genova di De André. Gli autori tagliano corto e nell’incipit affermano, spiazzanti, che «questo è il primo libro fotografico su Fabrizio De André in cui non c’è una sola immagine di Fabrizio De André». Come per miracolo, però, ognuna delle fotografie, tutte scattate quasi vent’anni dopo la scomparsa del cantautore, è permeata dall’eco della sua voce e della sua musica e impregnata dei sapori e dei profumi della sua terra. Ne nasce un itinerario originale del capoluogo ligure, che non è più la città di Faber, ma potrebbe ancora esserlo. Una città in qualche modo come l’avrebbe vista Fabrizio che a Genova è nato e ha vissuto per oltre trent’anni. Anni fondamentali per la sua formazione di uomo e di artista: dall’asilo all’Università, i primi amici, quelli della vita, gli amori, la prima moglie, il primo figlio, le prime esibizioni in pubblico. Genova, sostengono Patrizia Traverso (foto) e Stefano Tettamanti (testi) nel bel libro edito da Rizzoli in arrivo in libreria, non è soltanto il luogo di nascita di De André, e neanche semplicemente il posto delle sue radici: è il suo luogo dell’anima, la sua città interiore. Ricco di curiosità, riflessioni e aneddoti, il volume è un susseguirsi di sorprese, a iniziare dal titolo: Genova è mia moglie. La città di Fabrizio De André. Citazione di una frase di Fabrizio - «A Genova ritornerò volentieri, perché Genova è mia moglie» - che, come scrive Dori Ghezzi nella prefazione, è una sorta di calcio d’inizio del libro.
Un inedito Fabrizio De André raccontato da foto uniche che catturano la sua Genova e dialogano con le sue parole. Un viaggio straordinario che esce dai percorsi stereotipati e attraversa l’anima di una città ricca di umanità e poesia. Una Genova aperta, coraggiosa, capace di rischiare, città laboratorio, imprevedibile e orgogliosamente diversa, che negli ultimi anni ha finito col rattrappirsi su sé stessa. Sulle sue paure e le sue incertezze, sui suoi flebili luoghi comuni. Come quello del centro storico più grande d’Europa: parodia del ghetto malfamato, ricco e decaduto, ma pregno di umanità, da propinare a visitatori pigri. Insieme allo stereotipo di «posto degli ultimi» poeticamente cantato da De André. Un Faber normalizzato, ridotto a santino imbalsamato, da consumare con una striscia di focaccia e un barattolo di pesto, a uso di un turismo usa e getta.
Perché è vero che il cantautore si immergeva nell’umanità dolente e gaudente dei vicoli, uscendone con un suo originale e poetico bagaglio al quale attingere negli anni. Ma Fabrizio è qualcosa di più, che va oltre gli schemi e le banalizzazioni. La sua Genova abbraccia i paesaggi della città aperta, larga, ventosa e soleggiata, accarezzata dal mare, ammorbidita dai monti e flagellata dalle piogge. Percorre i quartieri borghesi e marinari a Levante, quelli operai a Ponente. Sorvola Sestri Ponente e Pegli, il Righi e la Foce, Boccadasse e Nervi.
Scrivono Tettamanti e Traverso: «Un luogo comune vuole che le bellezze di Genova siano nascoste, da scoprire con fatiche e patimenti. Mica vero: la grande bellezza di Genova è lì davanti agli occhi di tutti. Basta tenerli aperti». Come faceva Faber.
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Teodoro Chiarelli


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Genova e Faber (Dori Ghezzi)

LA STAMPA

Cultura

La curiosità di un uomo
che ha voluto conoscere
cosa c’è oltre l’orizzonte 


Sfoglio queste pagine ampie e ritrovo la Genova che Fabrizio ci ha raccontato e fatto conoscere, con i suoi luoghi e le nostre amicizie. Vedo la foto di Villa Paradiso dove la madre Luisa sognava che Bicio, così lo chiamava, imparasse a suonare il violino e lui, per non confrontarsi con Niccolò Paganini - altro figlio di Genova - ha imparato a suonare la chitarra. La stessa casa che lo ha visto dare conforto alla propria vulnerabilità adolescente nelle letture di Platone, Verlaine, Proust e soprattutto Villon. Vedo i carruggi attorno a via del Campo dagli odori cattivi e al tempo stesso familiari, dove negli anni Sessanta Fabrizio e Paolo Villaggio andavano a sentirsi ribelli. Forse è per questo che tutti e due nella vita non hanno mai smesso di definirsi dei cialtroni. Cialtroni di cui vorremmo fosse pieno il mondo e che rendono poetico ciò che noialtri nascondiamo, aggiungo io. 
Mi soffermo sulle fotografie della Foce e penso alla storia di quella spiaggia dove Fabrizio si fermava a osservare «le bocche incantate sul pesce d’oro». La stessa Foce alla cui conformazione attuale il padre Giuseppe, presidente della Fiera del Mare, ha contribuito in modo importante. Il padre che al lavoro metteva tutti in soggezione e nell’intimità di nonno, quando io l’ho conosciuto, era l’uomo che appuntava le barzellette per non dimenticarle. O mi perdo nel calore della luce gialla sulla Bolla di Renzo Piano, a due passi dal lungomare che oggi è intitolato a Fabrizio. Per suo sollievo, dato che temeva di ritrovarsi utilizzato dai piccioni come la statua di un giardino. 
E poi le foto del vaso di basilico «piantato lì sul balcone a far venire appetito agli altri», delle anciue belle a cui la pescivendola Caterina dedicava il suo inno o le ombre eleganti di Staglieno, dove Fabrizio dorme non distante dalla sua «sorellina incestuosa» Fernanda Pivano. 
Scorro queste pagine senza un ordine preciso e ne leggo le parole: leggo del suo tifo per il Genoa e vedo quel bimbo che a Natale chiedeva a Gesù Bambino la maglietta rossa e blu della squadra e da grande, quando gli hanno chiesto di scrivere l’inno, ha risposto che non poteva perché ne era troppo coinvolto.
Trovo la sua ironia, l’ironia di chi non offende e la mattina lo portava a chiamarmi Bo - sì, da bottana - e rido pensando che queste pagine hanno il loro calcio d’inizio nelle parole: «Ritornerò volentieri perché Genova è mia moglie». Patrizia Traverso e Stefano Tettamanti hanno dato vita a un libro di sorprese che ci fa viaggiare pur seduti sul divano. Un libro che scorre tra immagini e parole e ci parla della curiosità di quest’uomo nato affacciato al mare, e che ha voluto conoscere cosa accade oltre a quell’orizzonte. Un libro che ci parla di quella Genova che per Fabrizio è sempre stata una «madre generosa nella spettacolarità dei passaggi obliqui e cangianti». E ci parla di lui, figlio navigante che ha abbandonato la banchina del porto per guardare più lontano, oltr e la fine delle cose. Ma che sempre vi ha fatto ritorno.
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Dori Ghezzi


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martedì 15 luglio 2014

WWF: tutelare il mare dei cetacei

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Italia

L’appello del Wwf

«Il governo tuteli

il mare dei cetacei»

L’associazione ambientalista Wwf chiede al Governo e al Commissario Gabrielli di «garantire che siano approntate tutte le misure e i mezzi per prevenire qualsiasi forma di inquinamento visto che saranno necessari almeno quattro giorni per trasferire dall’isola del Giglio a Genova». In particolare, ricorda il Wwf, il relitto «dovrà attraversare per 200 miglia marine il Santuario internazionale dei cetacei, area di importanza naturalistica. E la nave ha ancora a bordo 169.000 metri cubi di acque potenzialmente contaminate e 9.000 metri cubi di acque miste ad olio, mentre sono 163 i metri cubi di carburante confinati nel motore».


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martedì 1 luglio 2014

Concordia a Genova entro luglio. I dettagli del viaggio e delle precauzioni ecologiche

LA STAMPA

Italia

Per rimuoverla

battelli antibalene

e pannelli ecologici

Ecco i dettagli del viaggio verso il porto ligure

Un battello con tecnologia biomarina per la dissuasione dei cetacei in modo da evitare per 24 ore qualsiasi pericolo di collisione, il riciclaggio del 90% di arredi e suppellettili di cui una buona parte destinati a usi sociali. Ancora, pannelli che impediscono la dispersione dei liquidi durante i lavori e infine lo svuotamento delle acque di sentina in un bacino dotato di un sistema di depurazione delle acque e delle sostanze reflue che per primo in Italia il porto di Genova ha adottato alla fine degli Anni 90.

Sono alcuni dei punti di forza del piano di trasporto della «Costa Concordia» affidato dalla compagnia di navigazione alla Titan Micoperi con il successivo smaltimento da parte dell’associazione temporanea di imprese formata al 51% da Saipem (gruppo Eni, specializzata in tecnologie ambientali applicate in alti fondali) e al 48 da San Giorgio del Porto e Cantieri Mariotti. Dal momento in cui la «Costa Concordia» attraccherà nel porto di Genova, la proprietà passerà immediatamente all’Ati, che potrà gestire il relitto (tonnellate di acciaio che valgono sul mercato da uno a due euro al chilo).

Le operazioni

Secondo il piano, tra il 10 e il 15 luglio inizieranno le operazioni di sollevamento della nave, che dureranno al massimo una settimana, portando il pescaggio a 18 metri e mezzo: subito dopo la «Concordia» dovrà partire. La navigazione dovrebbe durare dai 4 ai 5 giorni, con previsioni meteo fino a 72-96 ore. Tre gli itinerari previsti, da 180 a 210 miglia, e sarà il comandante del convoglio a stabilire la rotta, a seconda delle condizioni meteomarine. La navigazione è sicura con onde fino a 2,6 metri sul livello medio del mare e le statistiche degli ultimi 50 anni per il Mediterraneo danno altezze d’onda superiori solo nel per cento dei casi. Sono state comunque individuate due zone rifugio in acque italiane, che non sono porti, perché nessun porto ha la profondità adatta.

Il convoglio, preceduto ore prima dal battello che allontana i cetacei, viaggerà alla velocità di due nodi e prevede a prua due rimorchiatori da 120 tonnellate di traino e due a poppa da 50 tonnellate. Il convoglio sarà letteralmente racchiuso a poppa da una ellisse di rete immersa in profondità trainata da due battelli per lato: raccoglierà eventuali materiali dispersi. Intorno alla flottiglia, le motovedette della Capitaneria di Porto allontaneranno le imbarcazioni dei curiosi.

A Genova il relitto verrà ormeggiato all’interno della diga che, a Ponente, si piega ad angolo retto, davanti alla zona di Pra. I fondali sono di 20 metri e il cantiere terrestre dista 500 metri di specchio acqueo protetto.

Lo smaltimento

La nave verrà svuotata grazie a pontoni e all’opera degli uomini della Culmv (i camalli) secondo il Codice Europeo per lo smaltimento dei rifiuti. In 4-6 mesi il pescaggio passerà a 15 metri e mezzo e a questo punto il relitto sarà spostato a Levante, ormeggiato alla banchina attrezzata dell’ex superbacino: qui la «Concordia» scomparirà alla vista, racchiusa in superficie da pannelli e sott’acqua da barriere anti dispersione della Saipem. Sarà tagliata a fette orizzontali, fino a raggiungere il pescaggio di 10 metri che consentirà il trasporto nel bacino 4 delle Riparazioni Navali per lo smantellamento finale: le due fasi richiederanno diciotto mesi.

alessandra pieracci


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lunedì 2 settembre 2013

piano piano il PD diventa renziano...

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Italia

Il sindaco alla conquista della “ditta”

Nomenclatura e base sempre più con lui

Migliaia di persone ai comizi: ora non è più considerato “estraneo”

Nel giro di tre giorni nel Pd è cambiato il mondo. Alcuni dei notabili più influenti si sono spostati più o meno silenziosamente su Matteo Renzi, alle feste si spellano le mani per lui.

E ieri il sindaco ha rotto gli indugi. Annunciando di essere pronto.

A candidarsi leader, a prendere la guida del partito, senza aspettare una futuribile corsa per la premiership. Nel Pd questa è la novità conclamata, accompagnata però da una meno visibile, ma altrettanto significativa: Renzi oramai sta conquistando la «ditta», il bastione che la nomenclatura ex Pci finora è riuscita a tenere, un avamposto ritenuto più importante della guida stessa del governo. E Renzi sta conquistando la «ditta» da dentro: in tutte le platee non è più vissuto come un estraneo, un fenomeno che, paradossalmente, è diventato ancora più palpabile nelle cucine delle feste di Reggio Emilia e di Forlì: mentre l’anno scorso le compagne col grembiule gli dicevano: «Renzi, ma senza di noi, non c’è più il partito», ora lo accolgono come il salvatore: «Matteo, mi raccomando!».

Dopo la vacanza in California, il 30 agosto il sindaco di Firenze si è presentato alla festa del Pd di Forlì: l’anno scorso - ed era stato un successo - erano accorsi in seicento, mentre l’altra sera ai tremila schierati all’inizio si è aggiunto via via un altro migliaio di curiosi. Da seicento a quattromila. Ma è stato a Reggio Emilia che si è capito che qualcosa di profondo stava cambiando: ad attendere Renzi al Campo volo c’erano tra le cinque e le seimila persone. E se a 48 ore di distanza persiste una certa discrepanza sul numero preciso, nessuno mette in discussione un dato eloquente: ad ascoltare Renzi c’era più gente rispetto ad un anno fa, quando a Reggio Emilia il segretario del Pd Pier Luigi Bersani chiuse la Festa nazionale. Con tanto di pullman parcheggiati ai margini del Campo volo. Ed era appena iniziata la corsa delle Primarie.

Ma se può anche capitare di «battere» Bersani a Reggio Emilia, nella più rossa delle città rosse, la novità sta nel clima che circonda Renzi. Lo si è visto anche ieri pomeriggio a Genova. Quattro giorni fa la festa nazionale del Pd è stata aperta dal presidente del Consiglio davanti ad una folla che nessuno si aspettava. Quando Enrico Letta è entrato sotto il tendone della darsena, ad applaudirlo c’era un migliaio di persone, una folla più densa di quelle che nella Festa nazionale del 2009 avevano accolto gli sfidanti delle Primarie, Bersani e Franceschini. Ma ieri ad aspettare Renzi c’erano circa duemila persone, il doppio, con una disponibilità all’applauso ed un entusiasmo non paragonabili con tre giorni prima. Ad ogni battuta scattava un battimani, con una gratuità tipica in questi casi. E se la spinta della base è forte, un fenomeno nuovo sta coinvolgendo le nomenclature locali. In tutte le regioni alcuni dei personaggi di maggior peso si stanno spostando su Renzi. Sia pure in forme diverse e non sempre esplicite sono entrati in orbita renziana personalità come Piero Fassino, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, quella del Friuli Debora Serracchiani, quello della Liguria Claudio Burlando, il sindaco di Bologna Merola, quello di Catania Bianco, il personaggio più importante del Pd romano, Goffredo Bettini. E sono dati in avvicinamento personaggi di forte peso specifico congressuale come il segretario dell’Emila Romagna Stefano Bonaccini e il lucano Gianni Pittella.

fabio martini


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giovedì 9 maggio 2013

Genova. Parte Slow Fish...

LA STAMPA

Imperia

genova previste anche escursioni in peschereccio

Oggi apre Slow Fish 2013

il mare si mette in mostra

Corsi, laboratori e tavole rotonde per la “pesca sostenibile”

Ecco Slow Fish 2013. Da oggi si parte, anche se sarà un’apertura mesta a causa della tragedia di martedì sera al porto di Genova: non ci sarà, infatti alcuna cerimonia inaugurale e l’apertura ufficiale sarà posticipata dalle 11 alle 11,15. Gli organizzatori hanno deciso infatti di aderire all’iniziativa promossa dalla Confcommercio di Genova che ha invitato i commercianti ad abbassare le serrande per un quarto d’ora.

Poi, comunque, la rassegna voluta da Slow Food di Carlin Petrini e la Regione del presidente Claudio Burlando, prenderà il via con il mare come protagonista declinato attraverso degustazioni, bancarelle, spettacoli e conferenze.

Centro nevralgico della manifestazione è il molo, dove troviamo la «piazza delle Feste». Qui è il gusto a far da padrone: spazio quindi ai cuochi del Bistrot dell’alleanza, con i piatti più interessanti della cucina di mare. Sono ormai oltre 350 i ristoratori che in tutto il mondo sostengono il progetto a tutela della biodiversità, impegnandosi a inserire almeno tre Presìdi nei loro menù. Specialità territoriali, queste, da abbinare a un buon bicchiere di vino consigliato dai sommelier Fisar nella vicina enoteca, che con le sue 800 etichette propone un viaggio tra i vini del mare e delle isole, senza dimenticare le annate storiche della Banca del vino. Ma la grande novità di questa edizione si chiama «Fish ‘n’ chef»: 16 grandi cuochi da tutto il mondo preparano piatti a base di pesce freschissimo che si possono degustare in abbinamento a vini e birre per esaltarne i sapori. E c’è il Banano Tsunami, rinomato locale genovese proprio sul mare, che fa da sfondo a concerti, aperitivi e a due appuntamenti gastronomici.

Lo spazio conviviale di scambio e riflessione gestito da Slow Food e Mipaaf, in cui sfogliare le novità editoriali e scoprire le attività dell’associazione della chiocciola, è invece nella piazza Falcone e Borsellino. Lo stand ospita alcuni laboratori dell’acqua, gli ormai consueti appuntamenti per approfondire i temi più sensibili legati al mondo marino, e la ludoteca, con percorsi educativi e un originale laboratorio di pittura per coinvolgere grandi e piccini alla scoperta dei misteri del mare e delle specie meno conosciute. Le attività salpano anche a bordo di un peschereccio per svelare i segreti della vita dei pescatori.

Da segnare in agenda la presentazione della Guida agli extravergini 2013 di Slow Food Editore e la grande degustazione degli oli segnalati, in programma domenica mattina all’Auditorium dell’Acquario. È invece la Cucina didattica di Eataly Genova a far da cornice alla scuola in cui imparare nuove tecniche di cottura e il goloso recupero degli scarti, sperimentare sfiziose ricette con le specie meno note e praticare l’arte della sfilettatura sotto l’occhio attento dei docenti Master of Food. I partecipanti possono così mettere le «mani in pasta» ed essere protagonisti nella preparazione di gustosi piatti da ripetere anche a casa.

Lungo la banchina poi l’immancabile mercato, in cui domina la fantasia: triglie, saraghi e ricciole, rombo chiodato e lampughe. Luogo di scambio e di cultura dove chiacchierare con i pescatori e carpire qualche storico segreto. Non mancano filetti sottolio e acciughe sotto sale, salse a base di pesci e conserve di ortaggi, realizzati da artigiani secondo ricette regionali, il tutto rigorosamente senza conservanti e aromi di sintesi. Passeggiando tra gli stand, cercate il palco per assistere a interessanti incontri, concerti e presentazioni. Ad animare questo spazio anche la diretta di «Decanter», trasmissione di Radio 2 con Fede e Tinto. L’ingresso a Slow Fish è gratuito. Orari: da oggi a sabato dalle 11 alle 23, domenica dalle 11 alle 19.

pier paolo cervone



lunedì 1 aprile 2013

Imperia e Ponente ligure, il marzo più piovoso dal 1920...

...allora, nel 1920, furono 285 i mm di pioggia registrati dall'Osservatorio di Porto Maurizio (IM), quest' anno 230...! Un nuovo record dopo 93 anni, ancora più significativo se si tiene conto che la media storica di tutti e tre i mesi della primavera è di 199 mm.
Che da un po' di anni piova di più in Liguria è dato che emerge dai disastri alluvionali del recente passato che ha coinvolto specie il Levante e Genova, ma anche il Ponente, per tradizione più asciutto vede ormai da qualche anno totali annuali di piogge che non hanno, o quasi, precedenti.
A Genova il marzo è stato il terzo più piovoso degli ultimi 180 anni ed anche uno dei più freddi... A Imperia, finito con il secolo scorso il lungo periodo di siccità che aveva segnato il clima negli ultimi 25 anni del '900', piove ormai quasi più che sul versante piemontese, così come a Sanremo... Il tutto è dovuto alla ripresa in grande stile delle offensive atlantiche che spazzano la Riviera e che hanno sostituito negli ultimi tempi i rassicuranti predomìni dell'Anticiclone africano..

Vi alleghiamo il grafico mensile Arpal delle piogge ad Imperia.