ebook di Fulvio Romano

mercoledì 1 novembre 2017

Di hater in hater...

LA STAMPA

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Lingue di fuoco

Dargli fuoco, povero Ettore Rosato, magari no. È un po’ troppo. Va contro un normale sentimento di umanità e oltretutto avrebbe delle antipatiche ripercussioni penali. Però, uno capace di congegnare una tale legge elettorale - per cui un partito prima del voto va in coalizione con alcuni, e il giorno dopo il voto va al governo con altri - e tutti quelli che la legge l’hanno votata, una ripassata se la meriterebbero, anche senza versamento di sangue. Ma, detto questo, è incomprensibile lo scandalo da cui è stato percorso il Pd appreso che Angelo Parisi, assessore in Sicilia in caso di vittoria dei Cinque stelle, su Twitter aveva promesso al suddetto Rosato di bruciarlo vivo. Ne è uscita una gazzarra. Metodi inaccettabili, democrazia a rischio, minacce di morte. E che avrà mai detto di strano, il buon Parisi, con quel faccino da galoppatore della tastiera? Che cosa di nuovo o di ulteriore, nel galateo web? E perché, dunque, l’accigliata richiesta (inevasa) a Beppe Grillo e Luigi Di Maio di prendere le distanze? Prendere le distanze da che? Ma come: Di Maio, che è vicepresidente della Camera, pochi giorni fa ha guidato l’accerchiamento del Senato, cioè uomo delle istituzioni che accerchia le istituzioni, e con Grillo ha chiamato alle picche il popolo, l’ha ridestato all’allarme fascismo, alla resistenza al golpe, all’insurrezione contro la mafia nello Stato. Beh, se è fascismo, se è golpe, se è mafia, poi vuoi prendere le distanze da una tanica di benzina? In un’Italia del genere, Parisi altro che assessore, almeno ministro.

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Mattia Feltri


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