Italia
“A parlare sempre di coalizione
abbiamo già perso sei punti”
Renzi sul treno ignora la rottura: c’è Fassino, se ne occupa lui
Renzi sul treno ignora la rottura: c’è Fassino, se ne occupa lui
All’arrivo alla stazione di Venafro, nel cuore del Molise, Matteo Renzi scende dal treno di campagna elettorale sottobraccio al deputato romano Roberto Giachetti. La notizia della rottura di Mdp è rimbalzata da poco dalle stanze romane fin nel vagone dei dirigenti Pd, in viaggio tra Lazio, Campania e Molise. Una posizione non inattesa, accolta anche da qualche battuta, soprattutto di Giachetti, notoriamente tra i più critici nei confronti dei «compagni» secessionisti: «Ma sono giorni che non parlo proprio per favorire le trattative», dice ora l’ex candidato sindaco di Roma imboccando l’uscita della stazione, direzione Castello Pandone, per un incontro con associazioni e imprenditori. Il segretario accanto a lui si cuce la bocca, rinvia al pontiere protagonista delle «consultazioni» per ogni dichiarazione, «io sono qui per discutere dei temi che interessano gli italiani: le discussioni di natura politica le segue Piero Fassino». A lui, e alle sue parole rammaricate - «i matrimoni si fanno in due e prendiamo atto della indisponibilità» - rimanda il leader Pd.
L’indicazione è chiara per tutti. A chi lo accompagna in viaggio - parlamentari e dirigenti - si raccomanda di non parlare, non rilasciare commenti, evitare discussioni riguardo il fallimento della trattativa. In parte, perché si dice convinto che i giochi non siano ancora fatti. «Vediamo, aspettiamo», diffonde l’idea che fino all’ultimo minuto ci sia la possibilità di un ripensamento. Ma anche, soprattutto, perché teme che discutere di argomenti «politicisti» come alleanze e coalizioni sia talmente autoreferenziale da allontanare gli elettori: «A parlare di queste cose perdiamo un sacco di consenso: secondo alcuni sondaggi il Pd è passato dal 30 al 24 per cento», rivela parlando coi suoi. «Per questo ho avuto in passato una discussione con Franceschini: io non è che non volevo fare la coalizione, ma non volevo parlarne. Perché a parlare di queste cose, poi, questo è il risultato: sei punti persi». Motivo per cui tenta di appaltare ogni commento all’ex sindaco di Torino incaricato della trattativa, cercando lui invece di insistere sul suo viaggio in treno, il giro per le province d’Italia che terminerà il 7 dicembre e da cui nascerà un libro fotografico e un docufilm.
«Continueremo con le altre forze con cui abbiamo interloquito», garantisce comunque Fassino. «Abbiamo fatto un buon lavoro col mondo di Pisapia», valuta Renzi, rassicurato dall’idea che possa esserci comunque una lista in coalizione in grado di coprire il fianco sinistro dei dem. Chiusa la partita delle alleanze, poi, si aprirà quella delle liste da compilare. «Nel 2013 mi hanno massacrato: col 40 per cento di risultato alle primarie mi hanno dato il 10 per cento di posti, sono arrivato a 50 parlamentari solo grazie alle primarie», ricorda con i suoi. «Ma la minoranza può stare tranquilla, gliel’ho detto: io non vi tratterò come voi avete trattato me», giura. Un braccio di ferro che si aprirà più avanti, anche se già lui lancia qualche messaggio, come quello della giovane ricercatrice del Sud da contrapporre a Di Maio nel suo collegio, mentre lui augura la candidabilità a Berlusconi per poterlo sfidare a Milano. Prima di tutto, però, viene la coalizione. Ieri si è chiusa una porta, ma il segretario è convinto che ne restino altre a cui bussare.
francesca schianchi