Italia
Strategia
spericolata
a sinistra
del Nazareno
Consumata la rottura a sinistra, l’apertura della Leopolda ieri sera a Firenze e l’assemblea del 3 dicembre della sinistra-sinistra inaugurano la campagna elettorale delle liste contrapposte, anche se non è ancora chiaro se in contrapposizione a quella di centrosinistra in cui dovrebbero confluire Pd, Ap di Alfano, Campo progressista di Pisapia e Radicali di Bonino ci sarà solo uno o più raggruppamenti. L’accordo è ormai concluso tra Mdp, Sinistra italiana e Possibile, ma accanto a loro (e contro di loro) potrebbero schierarsi Rifondazione comunista e altri pezzi di sinistra radicale, mentre gli animatori dell’assemblea del Brancaccio Falcone e Montanari hanno chiarito che non si presenteranno alle elezioni, scegliendo molto probabilmente l’astensione.
L’ipotesi che questa frammentazione rischi di portare un risultato peggiore di quello di Bersani del 2013, quando il centrosinistra unito conseguì la famosa “non vittoria” non sembra affatto preoccupare Mdp, che punta a raggiungere il dieci per cento, e come ha spiegato D’Alema in un’intervista a Aldo Cazzullo del “Corriere della Sera”, farà una campagna per richiamare dall’astensionismo un elettorato di sinistra che s’è sentito tradito da Renzi, con due obiettivi: la cancellazione del Jobs Act per il recupero dell’articolo 18 e la riforma della riforma Fornero delle pensioni.
Questa strategia, in sè del tutto legittima, contiene però una contraddizione. Chi ha conosciuto i più tradizionali elettori di sinistra, a cui Mdp con i propri alleati intende rivolgersi, sa bene che si tratta di un pezzo di opinione pubblica politicamente acculturato, capace di distinguere tra una promessa elettorale irrealizzabile e un progetto concreto, consapevole dei problemi del Paese e in parte perfino disponibile a farsene carico, a patto di capire il senso di certe scelte e le conseguenze di medio termine. Se si è ritirato nell’astensione è a causa della delusione per l’inconcludenza della politica.
Ora, perché questo elettore disincantato dovrebbe ritenere possibile che un partito del dieci per cento - ammesso che ci arrivi - riesca a cancellare in Parlamento le riforme, discutibili quanti si vuole, approvate da una larga maggioranza in questa legislatura? La logica della sinistra di governo, in cui D’Alema e Bersani hanno militato negli ultimi venticinque anni, è stata di presentarsi unita, anche a prezzo di compromessi, per avere la forza di introdurre i cambiamenti necessari e realizzare i propri programmi. Cosa che, è evidente, è impossibile fare con piccoli gruppi parlamentari e andando all’opposizione.
Marcello
Sorgi