Italia
“Capace e sa fare squadra
Padoan è l’uomo giusto
per guidare l’Eurogruppo”
Il ministro Lemaire: ora funziona l’intesa Fincantieri-Stx
Il ministro Lemaire: ora funziona l’intesa Fincantieri-Stx
Non c’è mai stata un’agenda tanto pro-europea, spiegano i funzionari del sesto piano di rue de Bercy, sede del ministero delle Finanze francese. Questo non significa che gli euroscettici siano scomparsi, precisano, ma certo con questa presidenza le priorità sono cambiate rispetto al passato. In questo quadro, la candidatura di Pier Carlo Padoan alla guida dell’Eurogruppo, lanciata nei giorni scorsi dal commissario agli affari europei Pierre Moscovici, è guardata con favore a Parigi. E anche se la partita è ancora aperta, e le variabili in campo sono numerose, è lo stesso ministro Bruno Le Maire a confermarlo, appena tornato nel suo ufficio, con una certa sorpresa del suo staff, che lo attendeva solo nella tarda serata: «Per noi avere un presidente all’Eurogruppo - dice il ministro delle finanze francese - che creda nell’integrazione della zona euro, che abbia le competenze, conosca i meccanismi di stabilità finanziaria, i tecnicismi della materia e la politica monetaria, è una priorità assoluta».
Non basta, aggiunge Le Maire: «C’è un altro criterio che per noi è fondamentale, ed è la capacità di trascinare la squadra, perché non si tratta di gestire un gruppo, ma di dare uno slancio, di imprimere una direzione». Il ministro, mostrando qualche cautela, non nasconde che «bisogna tenere presente le appartenenze politiche e anche tener conto dei posti di responsabilità che sono già occupati all’interno dell’Unione europea». Ma proprio alla luce di tutti questi aspetti, «è evidente che Pier Carlo Padoan è un candidato serio».
Alla luce di un impegno tanto dichiaratamente a favore dell’Europa è sembrato tanto più dissonante l’atteggiamento francese sulla vicenda Fincantieri-Stx, tutto incentrato sulla difesa dell’interesse nazionale, come se l’Italia non fosse un Paese europeo. Ma come spiegano i consiglieri del ministro, l’accordo secondo Macron non era equilibrato dal punto di vista industriale, e l’asset dei cantieri navali era troppo strategico per non prevedere un intervento governativo deciso (a differenza di quanto accade quando ad essere coinvolte nelle acquisizioni sono aziende private, come nel caso Alstom-Siemens). Il ministro Le Maire, che non manca di ripetere il suo personale attaccamento all’Italia - «un profondo interesse culturale» - ammette che la trattativa era partita nel peggiore dei modi: «Mi sono battuto perché il negoziato andasse in porto - aggiunge - e ne siamo usciti grazie alla buona salute della relazione franco-italiana». La posizione francese è improntata a una maggiore integrazione, e l’unione bancaria è un progetto accarezzato con attenzione, malgrado sia evidente che c’è maggiore interesse da parte di chi ha un sistema bancario solido ed efficiente - come la Francia - piuttosto che chi ne ha uno più ridotto. La messa a punto di un’unione bancaria e l’unione del mercato dei capitali per Parigi, è uno strumento decisivo per migliorare l’economia e sostenere le imprese della zona euro, a fronte della capitalizzazione troppo bassa delle imprese.
«È bene che l’Europa assuma maggior peso - dice Le Maire - E lo fa quando decide di imporre una multa di 13 miliardi a Google». O nell’applicazione del principio di reciprocità: «Per caso quando Trump impone dazi a Airbus, facciamo lo stesso con Boeing? Quando la Cina non apre le gare ai settori ferroviari europei, noi cosa facciamo, apriamo alle aziende cinesi?». La questione europea è una questione di potenza, di capacità «di prendere in mano il proprio destino», come aveva detto Frau Merkel dopo l’elezione di Trump, con un’espressione che ha avuto più fortuna a Parigi che a Berlino.
francesca sforza