Spettacoli
Iannucci: “Il mio dittatore
oggi è più attuale che mai”
Il regista scozzese presenta a Torino Morto Stalin se ne fa un altro
Il dittatore, colpito da ictus, sta per esalare l’ultimo respiro e gli uomini che lo hanno affiancato nel suo governo sanguinario stanno già pensando alle loro rivincite e soprattutto alla nuova spartizione dei ruoli di comando. In gara al Tff, dove è stato accolto da applausi e risate, Morto Stalin se ne fa un altro è un apologo esilarante sul tema del totalitarismo, sulle storture dell’ideologia comunista, sulle meschinità di uomini assetati di dominio: «Il mio obiettivo - spiega il regista scozzese di origini italiane Armando Iannucci - era girare una tragicommedia in cui realtà e divertimento si mescolassero. Non era facile, perchè nella Russia di quel periodo storico, tra Anni 40 e 50, sono stati compiuti orrendi crimini; a Mosca tutti conoscevano qualcuno che era stato ammazzato o spedito in un lager».
Alla base dell’opera (nelle sale l’11 gennaio con I Wonder Pictures) la graphic novel di Fabien Nury e Thierry Robins pubblicata in Italia da Mondadori, ma Iannucci è andato molto oltre, dipingendo, con l’aiuto di attori straordinari, il ritratto di una società avariata, dove ogni regola di reciproco rispetto è andata a male: «L’idea mi era venuta prima di leggere la graphic novel, stavo riflettendo da un po’ sul fatto che i populismi e le figure autoritarie stanno riprendendo piede in tutto il mondo. Penso a personaggi come Putin, Berlusconi, Erdogan e Trump. Mi sono anche interrogato su che cosa potrebbe sucedere se questo avvenisse in Gran Bretagna. Credo che questo genere di ritorni sia legato ad altri eventi, come il crollo delle banche, l’arricchirsi dei ricchi, l’impoverimento dei poveri. Un quadro in cui, mentre lo scontento e il desiderio di cambiamento cresce, quelli che realmente prendono le decisioni diventano sempre meno».
Nel film, nelle ore concitate che seguono il decesso di Stalin, si svolge un ridicolo balletto. In prima linea Nikita Kruscev (Steve Buscemi), affabile e astuto, deciso a bloccare l’ascesa del rivale Beria (Simon Russell Beale). Poi Molotov (Michael Palin), l’oscuro cospiratore che aveva affiancato Stalin dall’inizio; Malenkov (Jeffrey Tambor), il burocrate promosso suo successore, assolutamente incapace di affrontare l’incarico; Mikoyan (Paul Whitehouse), il Ministro degli Esteri, e Maria (Olga Kurylenko), la pianista devota al dittatore. Con loro, divisi tra disperazione e colpi di testa, i figli del morto, Svetlana (Andrea Riseborough) e Vasily (Rupert Friend): «Ho potuto scegliere gli attori in base al ruolo, mescolando diversi dialetti e tipi di recitazione».
In Gran Bretagna, dove il film è già uscito, «ho avuto ottime recensioni, siamo stati nella top ten per sei settimane». E il pubblico dei giovani lo ha gradito: «Questo genere di commedie attira il loro interesse, sono incuriositi dai meccanismi della politica, vorrebbero conoscerli meglio. Fanno parte della prima generazione cui è stato detto chiaramente che il loro non sarà un futuro di benessere. Immagino che vogliano comprendere le ragioni di tutto questo».
Cresciuto a Glasgow, Iannucci ha iniziato con le commedie radiofoniche, poi è passato alla Bbc dove ha realizzato programmi di satira. Con il primo film In the Loop è stato candidato agli Oscar: «Le persone che detengono il potere vivono male, perché hanno sempre paura di perderlo». Tra i film che attende con maggior interesse c’è Loro di Paolo Sorrentino: «Berlusconi, come Putin, non può nemmeno immaginare di rinunciare alla sua supremazia».
fulvia caprara