Spettacoli
“Così muore e rinasce l’amore
dalla parte delle donne”
Francesca Comencini racconta Amori che non sanno stare al mondo
la commedia sentimentale che porta al Torino Film Festival
la commedia sentimentale che porta al
Che non si muore per amore, cantava Lucio Battisti, è una gran bella verità. La cosa veramente difficile è sopravvivere, rinascere dalle macerie, sfidare il dolore e trovare il modo per andare avanti.
In Amori che non sanno stare al mondo (in anteprima al Tff nella sezione «Festa mobile» e dal 29 nei cinema con Warner) Francesca Comencini, autrice del libro omonimo, descrive questo processo faticoso dalla prospettiva di Claudia (Lucia Mascino) che all’abbandono di Flavio (Thomas Trabacchi) reagisce come un Don Chisciotte. Ossessiva, battagliera, disperata e anche buffa, Claudia non è però mai vittima, né passiva e per troverà la forza per trasformarsi e ricominciare.
«Sono partita da un’esperienza personale, un lutto amoroso vissuto nel pieno della cinquantina. Mi sono resa conto, attraversandolo, di essere parte di un fenomeno sociale, circondata da una banda di amiche nella mia stessa situazione. Così mi è venuta voglia di ragionare sulle esistenze di tante donne non rinunciatarie, allegre, alla ricerca di un’altra maniera di stare al mondo». Una maniera specificatamente femminile: «Qualcosa ci spinge a credere che affermare la soggettività sia una forma di resistenza. In chiave di auto-critica direi che questo ci rende iper-reattive, un difetto che io guardo con ironia e con tenerezza».
Sulla strada della liberazione dalla sofferenza Claudia incontra Nina (Valentina Bellè), una studentessa conosciuta all’università capace di sprigionare una carica sensuale a cui, anche se solo per una breve parentesi, è difficile sottrarsi: «Non è un ripiego, né una via d’uscita, ma un’occasione per dire che stando insieme in ambiti da cui il maschile è bandito, è possibile che ci si accorga di altre donne anche dal punto di vista erotico». Eventualità rara per uomini eterosessuali: «Sono più rigidi, più presi da ansie prestazionali».
I personaggi di Claudia e Flavio, racconta Comencini, sono frutto di un attento lavoro di preparazione: «Le prove sono estremamente importanti per far scivolare gli attori dentro i loro ruoli. Così, dopo, sul set, si è molto più liberi. Con Lucia Mascino ci siamo viste un sacco di volte, è un’attrice energica, ma anche precisa: per calarsi in una parte in modo viscerale ha bisogno di capirla prima dal punto di vista intellettuale».
Con le figure femminili Francesca Comencini ha una vicinanza e una pratica lavorativa che viene anche dall’esperienza di Gomorra iniziata nel 2014, insieme a Stefano Sollima: «Sono stata ingaggiata per occuparmi proprio delle donne e le mie protagoniste, basta pensare a Scianel, si sono imposte eccome, conquistando il pubblico e guadagnando spazio nell’ambito di una narrazione che sembrava dovesse essere prevalentemente al maschile. È un traguardo di cui sono molto contenta, significa che niente è riservato agli uomini e che non c’è un campo giochi solo per le donne».
Impegnata a fondo nel movimento «Se non ora quando», Comencini ha una sua idea precisa sullo scandalo molestie che sta travolgendo l’entourage dello spettacolo internazionale: «Con il movimento abbiamo espresso subito un testo a sostegno di Asia Argento. Non mi è piaciuta la modalità con cui i giornali hanno trattato l’argomento, esaltando soprattutto gli aspetti di voyeurismo e di gossip. Credo sia importante che adesso il dibattito sul tema si alzi di livello, diventi politico, evitando il passaggio obbligato delle denunce, delle dichiarazioni, delle smentite». Ci sono state reazioni femminili scettiche se non critiche: «Non mi stupisce minimamente, un pezzo del sistema, a cominciare dal patriarcato, è dentro di noi. È così, anche se mi dispiace».
Ora, osserva, quello che più pesa è l’assordante silenzio dei maschi: «In queste settimane siamo state sempre noi donne a commentare e a prendere posizioni, ma il mondo maschile quando inizierà a parlare? Se gli uomini cominciassero a fare autocoscienza, allora sì che potrebbe nascere la speranza di un cambiamento vero».