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martedì 28 novembre 2017

Imperia perde posizioni nelle classifiche nazionali

LA STAMPA

Imperia

Imperia perde posizioni nelle classifiche nazionali

Qualità della vita in ribasso

ora la provincia s’interroga

Dellerba: mancano risorse. Pilati: più servizi e arredo urbano 

Nelle indagini sulla qualità della vita la provincia di Imperia continua a perdere posizioni: secondo quella pubblicata sul quotidiano economico Sole 24 Ore è settantesima, con una discesa di cinque caselle, e per Italia Oggi è addirittura 104a su 110 (l’anno scorso era in 103a posizione). 

Secondo l’inchiesta del Sole 24 Ore, tra i punti dolenti figurano il basso importo delle pensioni (75a con 716,6 euro medi al mese), l’alta emigrazione ospedaliera in altre regioni (94a con il 15,34% dei casi), l’alta spesa in farmaci (94a con 451,7 euro per abitante), il tasso di natalità (95a con 6,5 nati per mille abitanti), l’indice di vecchiaia (105a), la scarsità di start-up innovative (ultimissima con 0,2 su mille società), il basso numero di laureati (103a con 58,7 su mille abitanti), le truffe e frodi informatiche (108 con 375,6 su 100 mila abitanti), scippi e borseggi (86 con 242,6 ogni 100 mila bitanti). Tra i pro, l’alto numero di ristoranti e bar (4a con 846,6 su 100 mila abitanti), spesa dei viaggiatori stranieri (3a con 2784 euro in media pro capite), imprese registrate (7a con 12 ogni mille abitanti), acquisti on line (6a con 47,2 ordini all’anno ogni 100 abitanti).

Commenta il vice presidente della Provincia Luigino Dellerba: «E’ innegabile il fatto che dalla nostra abbiamo l’invidiabilità del clima, come commenta chi arriva qui per lavoro, come i funzionari delle forze dell’ordine o i dirigenti sportivi, e definisce il posto “un paradiso”. Con le gallerie sulla Statale 28, in 25 minuti si arriva dal mare ai piedi delle Alpi liguri. Il problema è dovuto al fatto che servono risorse: le istituzioni non ne hanno più per gli interventi di miglioramento. Ci sono molte zone dell’entroterra che avrebbero possibilità di sviluppo e non le possono sfruttare. Per piccoli contributi in conto capitale legati magari ad acquedotto o verde pubblico i Comuni che accedono ai bandi devono contribuire con una quota che non hanno disponibile».

Aggiunge Americo Pilati (Federalberghi): «Anche prendendo questi dati con le pinze, resta un fondo di verità. Non va bene che ci sia soltanto il turismo come unica fonte di reddito. Dai discorsi dei nostri clienti, percepiamo inoltre che la situazione peggiora di anno in anno. Le lamentele e le richieste, che non ci fanno certo onore dal punto di vista dell’immagine, riguardano l’arredo urbano, la raccolta dei rifiuti, la mancanza di isole pedonali e di rotatorie. In generale servono più servizi. Tutti poi dicono che il turismo sta andando bene. Come mai, allora, nel Dianese 10 alberghi sono chiusi da tempo?» 

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enrico ferrari