LA STAMPA
Spettacoli
Van Zandt: “Il rock ti dà potere
per questo i governi lo boicottano”
Il chitarrista di Springsteen a Milano con la sua big band
“Ma niente comizi: questo tour si chiama Fuga dalla politica”
Steve Van Zandt, conosciuto come Little Steven al fianco di Bruce Springsteen, Silvio Dante nella serie I Soprano o Frank «The Fixer» Tagliano nella più recente Lilyhammer, spesso si perde in mezzo ai nomi d’arte. «Quando i fan mi fermano per strada scommetto sul personaggio con cui vorranno farsi un selfie. Se è Silvio devo fare la faccia da mafioso bonaccione, ed è quella che amo di più, per Frankie quella da boss senza paura. Altri amano il rocker, Little Steven. Mi è capitato di fare confusione e i fan, giustamente, lo hanno fatto notare».
Van Zandt e i Disciples of Soul (la band con la quale suona quando non gira il mondo con la E Street di Bruce) è a Milano il 5 dicembre, all’Alcatraz, pochi giorni dopo il 67esimo compleanno (22 novembre): «L’età è irrilevante per noi che lavoriamo per i teenager», scherza. Lo sentiamo al telefono pochi minuti dopo un tweet che annuncia il rinvio all’estate 2018 dei previsti concerti di Padova e Roma: «Purtroppo proprio in quei giorni è saltato fuori il “pilota” di una nuova serie tv che non ho potuto spostare. Venite a Milano, è un grande show con una band di professionisti che mi fa fare una figura pazzesca. Quindici musicisti sul palco, la sezione fiati o le coriste creano un sound eccezionale, due ore e mezza di rock, soul, blues».
Oltre alle canzoni dei suoi dischi e dell’ultimo «Soulfire» ascolteremo anche qualche cover? «Certo, Blues Is My Business di Etta James, piuttosto che altri pezzi di James Brown, Jimmy Rogers, Ennio Morricone, che vorrei invitare a Roma, quando verrò. La gente deve divertirsi. Qualche anno fa ero molto polemico e politico anche sul palco ma di questi tempi c’è troppa politica nello spettacolo e chi paga il biglietto non vuole pensare a ciò che c’è fuori. Pensi solo che il mio tour avrei voluto intitolarlo “Fuga dalla politica”». Tira una brutta aria. «C’è un presidente che una larga fetta di miei connazionali ha votato e ci sta facendo vergognare di fronte al mondo. Una situazione politica internazionale drammatica e venti di guerra sempre più forti». Lei non sta fermo un attimo, il suo amico Bruce Springsteen non è da meno. Fino a febbraio è in teatro a Broadway con uno show acustico. Ci è andato? «Per tre sere di fila. Lui non è solo il mio Boss ma anche il mio cantante preferito e poi è venuto a vedermi più di una volta quando abbiamo debuttato con questo tour. Ci siamo dati energia a vicenda». Lei e il Boss tenete vivo l’ideale del rock’n’roll, che altri, invece, danno per moribondo. «È una cospirazione dei governi che ci vorrebbero assopiti davanti agli schermi dei telefonini, ad ascoltare musica elettronica senza cuore. Il rock dà forza e chi ti governa non vuole metterti in mano il potere. Quando esci da un concerto rock stai meglio, vuoi fare l’amore con la tua donna, discutere di politica, cambiare la tua vita e - perché no - anche un po’ il mondo. Questo non accade con molta della musica che gira adesso». Lei ha lanciato una radio web (undergroundgarage.com) dove mette il rock che più le piace. Può darci il nome di qualche giovane artista da seguire? «Se li segni: I Soraia, di Philadelphia, bravissimi e con una cantante, ZouZou, che vincerà un Grammy. Kurt Baker, un ragazzo sul quale mettere la lente di ingrandimento, e i Woggles: eccezionali». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
luca dondoni
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