Italia
“Per le periferie 3,8 miliardi e 120 progetti”
Il premier Gentiloni a Viterbo lancia la fase 2 per il recupero delle aree degradate dei centri urbani
Luoghi in cui spesso giocano un ruolo importante il senso di insicurezza e la crisi economica
«Le cicatrici della crisi si sono fatte sentire in modo particolare in alcune zone delle nostre città, nelle aree industriali, nelle periferie e noi dobbiamo essere consapevoli che questi quartieri sono parte integrante della qualità del nostro tessuto urbano, quindi investire nelle periferie è un progetto a cui il governo tiene». Con queste parole, ieri a Viterbo, il premier Paolo Gentiloni ha avviato la fase 2 del bando per il risanamento delle periferie. Il premier ha ricordato che due anni fa sono stati varati 120 progetti con 3,8 miliardi di risorse private e statali. Adesso, con la convenzione firmata a Viterbo, sono previsti nuovi accordi con quasi 100 città. «Progetti già finanziati - ha precisato Gentiloni - che io mi auguro di poter vedere. Se non tutti, molti». L’obiettivo è il «rammendo» delle periferie, nonostante molti progetti finanziati non vengano realizzati.
E infatti la radiografia delle periferie fatta dalla Commissione parlamentare presieduta da Andrea Causin mostra tutte le fragilità del sistema urbano e sociale. Il viaggio fatto dai deputati attraverso 14 città metropolitane è partito con l’intenzione di capire se alcuni fenomeni di degrado, conflitto o marginalità potessero essere in qualche modo generatori di situazioni analoghe a quelle che sono emerse a Bruxelles o nelle banlieu di Parigi. Con fenomeni di radicalizzazione che hanno portato alla nascita di gruppi terroristici di matrice islamica. Ma nel corso dell’indagine, attraverso incontri con associazioni di cittadini, sacerdoti, comunità di base, sindaci ed esponenti delle forze dell’ordine, sono stati esclusi questi fenomeni ed è stata messe a fuoco una realtà specifica tutta italiana. Con paradossi di questo tipo: i cittadini delle città del Nord hanno più paura e si sentono meno sicuri di quelli che vivono nei grandi centri urbani del Sud. Paradosso facilmente spiegabile con il maggiore controllo del territorio e di certi quartieri da parte della criminalità organizzata dedita soprattutto allo spaccio degli stupefacenti.
Nel suo viaggio alla fine delle metropoli la Commissione, che proporrà interventi legislativi, ha constato la grandissima differenza tra chi vive nei centri urbani o nei centri con servizi pubblici di qualità elevata (in particolare al Nord) e chi invece abita dove questi servizi sono carenti.
Abbiamo stilato un focus su quattro città: Torino, Genova, Roma e Palermo.