ebook di Fulvio Romano

mercoledì 22 novembre 2017

Malumori fra i pensionati dello Spi E Gentiloni evoca Salvini premier

LA STAMPA
Economia

Malumori fra i pensionati dello Spi

E Gentiloni evoca Salvini premier 

La rottura nella triplice preoccupa i vertici della categoria

Renzi teme l’abbraccio con Mdp: il sindacato sia autonomo

Lunedì 13 novembre, sala verde di Palazzo Chigi. Governo e sindacati sono riuniti in uno dei tanti vertici per cercare l’accordo sui ritocchi alla riforma Fornero delle pensioni. Dopo lunghi convenevoli, la discussione assume un tono informale. Susanna Camusso alza lo sguardo verso il premier. «Vedi Paolo, noi della Cgil su questi temi non possiamo farci scavalcare a sinistra dal Parlamento». Gentiloni la guarda perplesso, prende una pausa studiata, poi fa una battuta rivelatrice di quel che accade in queste settimane a sinistra: «Susanna, la prossima volta ti auguro di trovare qui al mio posto Cesare (Damiano, parlamentare Pd ed ex dirigente Cgil, ndr). Il punto è che potresti invece incontrare Salvini. In quel caso auguri!». 

Sostenere che il no della Cgil abbia a che vedere esclusivamente con il «giudizio insufficiente» sull’esito della trattativa sarebbe riduttivo. Poco più di un anno fa - era il settembre del 2016 - Cgil, Cisl e Uil firmarono un protocollo in cui chiedevano ciò che il governo quest’anno ha in gran parte concesso: più tutele per i lavoratori precoci e usuranti, a chi chiede l’anticipo pensionistico, il cumulo non oneroso dei periodi contributivi. Domenica scorsa la numero uno Cisl Annamaria Furlan ha detto a questo giornale che le sigle hanno strappato «persino più di quanto avevano chiesto». Camusso ha buon gioco a negare che le cose stiano così - una delle richieste era l’aumento delle detrazioni d’imposta per i pensionati fino a 55 mila euro - ma è vero che i sindacati hanno ottenuto più di quanto fosse realistico immaginare all’inizio della trattativa. Le elezioni ormai vicine hanno giocato a favore delle loro ragioni, e Matteo Renzi è stato nei fatti alleato dei sindacati: senza la pressione del Pd, il pacchetto non avrebbe visto la luce. Per Camusso ora però si apre un serio problema all’interno del suo sindacato. Il silenzio di questi giorni della sigla dei pensionati, lo Spi - la più importante per numero di iscritti - sottolinea l’imbarazzo per la linea scelta dalla leader. Più che il no al governo, ciò che preoccupa i vertici dei pensionati è la rottura con la Cisl, che finirà inevitabilmente per indebolire le rivendicazioni della categoria. 

Avesse potuto, ieri la Furlan si sarebbe presentata sola di fronte ai giornalisti. La decisione di apparire comunque insieme non ha fatto alcuna differenza: una distanza così fra le due organizzazioni storiche del sindacalismo confederale non si vedeva da anni. Le due signore del lavoro parlavano due lingue diverse: una (Furlan) preoccupata che il Parlamento venga meno agli impegni presi dal governo, l’altra (Camusso) che chiede apertamente ai partiti di andare oltre l’accordo firmato solo da Cisl e Uil: una richiesta che equivale a sfiduciare Gentiloni. Che la Cgil stia tirando la volata alla sinistra ex Pd è ormai sotto gli occhi di tutti. In un primo tempo la manifestazione Cgil sulle pensioni avrebbe dovuto svolgersi nello stesso giorno dell’incoronazione di Pietro Grasso come padre nobile del listone che accoglierà tutti (o quasi) i transfughi renziani, il 2 dicembre; per salvare le apparenze Bersani e soci hanno spostato quest’ultima al giorno dopo. Il tentativo di Renzi di esorcizzare l’abbraccio fra le due organizzazioni è evidente: «La Camusso rappresenta la Cgil, non Mdp. Penso che sia ingiusto per la Cgil dire il contrario», dice ospite di Bruno Vespa. Insomma, la rottura fra i sindacati sulle pensioni è un problema non solo per Camusso, ma anche per Renzi. La prima dovrà camminare sulle uova per evitare di essere schiacciata a sinistra e isolata dentro e fuori la Cgil, il secondo perde ogni speranza di trovare un accordo elettorale con gli scissionisti. 

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alessandro barbera


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