Italia
Genova
Spaccio nei carruggi
e gang ecuadoriane
dove c’erano gli operai
I carruggi che scendono verso il porto sono la vera periferia di Genova. Molti di questi vicoli nel centro storico della città, ha spiegato il questore Sergio Bracco, non sono percorribili con le auto: il controllo da parte delle forze dell’ordine è difficile. «Ma noi ci staremo sempre», ha assicurato il questore che ha spiegato cosa è accaduto negli ultimi anni. Prima c’erano gli italiani, soprattutto meridionali, fin dagli Anni Sessanta e Settanta. Si occupavano soprattutto di contrabbando. Adesso spadroneggiano senegalesi e nigeriani che vendono cocaina e crac. Nel quartiere della Nunziata invece “lavorano” i maghrebini specializzati in hashish e cocaina.
In periferia, quelli che una volta erano i quartieri dormitorio, focus su Sampierdarena: era una realtà connotata da una forte identità di natura operaia e quindi con una grossa coesione sociale tra gli abitanti. Adesso anche in una periferia come questa la trasformazione è avvenuta con l’ingresso di una comunità extracomunitaria, quella proveniente dall’Ecuador. Ma fintantoché si trattava di una presenza a prevalenza femminile, ha spiegato il prefetto di Genova Fiamma Spena, non c’era nessun problema di ordine pubblico. Donne lavoratrici e integrate. Poi sono arrivati i mariti e i figli, spesso minorenni: sedicenni e diciottenni che hanno costituito bande. Niente scuola, disoccupazione, emarginazione e quindi delinquenza. In nessuna delle comunità africane di religione musulmana si sono verificati fenomeni di radicalizzazione politica. I reati comuni in città non sono aumentati, eppure la sensazione di insicurezza tra i genovesi è arrivata alle stelle. Anche in quei quartieri da cui i delinquenti si tengono alla larga.