Cuneo
Ancora allarme a Demonte, il bilancio nella Granda è di 680 ettari interessati dalle fiamme
Ancora allarme a Demonte, il bilancio nella Granda è di 680 ettari interessati dalle fiamme
“Boschi distrutti, danni incalcolabili”
Coldiretti: “Saranno necessari 15 anni per ricostruire il patrimonio forestale bruciato”
Coldiretti: “Saranno necessari 15 anni per ricostruire il patrimonio forestale bruciato”
L’emergenza non è ancora finita. Sotto controllo gli incendi a Pietraporzio e Casteldelfino, continuano a bruciare i boschi di Demonte e si aggrava il bilancio: 680 ettari di vegetazione distrutti nella Granda. Confermato fino a domani uno stato di allerta «molto elevato» (livello 5), vigili del fuoco e volontari dell’Aib proseguono le operazioni di spegnimento e bonifica.
Ma è già tempo di polemiche. A partire dai danni. «Incalcolabili per ambiente, economia, lavoro, turismo - dice la presidente regionale e provinciale della Coldiretti, Delia Revelli -. Serviranno almeno 15 anni per la ricostruzione dei boschi. Oltre agli ingenti costi di intervento, si è persa la biodiversità di fauna e flora, saranno impossibili le attività tradizionali del bosco come la raccolta di legna, funghi, tartufi e piccoli frutti. Gravi difficoltà per il turismo e l’agriturismo, con pesante calo delle presenze nelle zone coinvolte».
Quindi l’accusa: «Non solo vento e siccità hanno alimentato i roghi, ma anche l’incuria e l’abbandono dei boschi, divenuti facile preda dei piromani. La foresta andrebbe valorizzata come una risorsa economica, sostenendo l’agricoltura in montagna».
E mentre la Regione ha sospeso la caccia fino al 30 novembre nelle valli Stura e Varaita, il Conapo, sindacato autonomo dei vigili del fuoco, chiede un piano di investimenti urgente per uomini e mezzi. «Le maggiori criticità sono dovute a tagli di assunzioni - dice il vicesegretario provinciale, Patrick Franza -. I vigili del fuoco operativi sono 228, ne servirebbero 50 in più. Gli autisti sono costretti a guidare su strade di montagna con autobotti inadatte. I veicoli boschivi sono arrivati solo ieri (lunedì, ndr), quando l’emergenza si era ridimensionata. Tre giorni prima avevamo dichiarato, con una nota ufficiale, che eravamo allo stremo e servivano rinforzi».
L’assessore regionale alla Montagna, Alberto Valmaggia: «Non è il momento delle polemiche. All’origine, c’è una situazione di siccità straordinaria, e gli incendi si sono propagati in zone molto impervie, dove soltanto gli elicotteri potevano arrivare».
La pulizia dei boschi come presidio e prevenzione? «Non si può dire che la Regione sia ferma al palo - aggiunge -. Abbiamo sostenuto progetti di gestione e cura dei boschi, manutenzione di piste forestali che fungono anche da fasce para-fuoco, oltre a norme per favorire associazioni fondiarie e recuperare i terreni boschivi abbandonati».
E conclude: «Saranno perimetrate le zone colpite, dove per 10 anni non si potrà cacciare e costruire. Da valutare anche il riutilizzo dei pascoli distrutti».
matteo borgetto