Italia
Restano vacanti molte cattedre per diverse classi di insegnamento
Entro la metà di novembre saranno assegnati altri 55 mila posti
Entro la metà di novembre saranno assegnati altri 55 mila posti
Migliaia di insegnanti incollati al pc dalla mezzanotte in poi. L’attesa. L’angoscia. Lo sconforto. I sospiri di sollievo. I prof italiani hanno intrecciato i loro sentimenti lungo quel filo invisibile che ha unito storie simili e destini diversi. Dovevano essere 16mila, invece solo novemila hanno ricevuto, nella notte, la mail con la città assegnata. Una lotteria che si giocava su ruota nazionale e che costringerà settemila di loro a fare le valigie per spostarsi.
È il ministro dell’Istruzione in persona, Stefania Giannini, a fornire i numeri delle assunzioni della Fase B, la penultima prima del completamento dell’opera di stabilizzazione di oltre 100 mila docenti: «A oggi abbiamo assunto 38 mila insegnanti: 29 mila hanno avuto un contratto ad agosto e 9 mila hanno ricevuto una proposta questa notte». La B era la fase che più preoccupava i precari. In maggioranza sono del Sud, mentre il grosso delle cattedre disponibili è al Nord. Il misterioso algoritmo utilizzato dal Miur ha incrociato i dati ed emesso una sentenza che per molti di loro significa fare presto una scelta: prendere la cattedra, ovunque essa sia, lasciando anche figli e consorte, o rifiutare, uscendo da qualsiasi graduatoria. Avranno tempo fino alle 24 dell’11 settembre per prendere questa decisione. Molti, però, anche tra chi ha già deciso controvoglia di partire, sperano di rinviare di un anno il trasferimento. In tanti, infatti, sono in procinto di ricevere una supplenza (entro l’8 settembre). In questo modo, potranno completare l’anno nella sede “provvisoria” - spesso a due passi da casa - e trasferirsi nella città dove hanno avuto il ruolo nel 2016
In attesa dell’ultima vera infornata, da fare entro metà novembre (Fase C), per altri 55 mila posti calcolati in base al fabbisogno potenziato dei nuovi piani formativi, i numeri sono questi: 31 mila circa rimarranno vicino a casa o quasi, altri 7 mila dovranno spostarsi. Le tratte della nuova migrazione scolastica sono soprattutto dalla Sicilia verso la Lombardia e dalla Campania verso Roma e Lazio. Non mancano, però, le eccezioni. Vanessa Scarano, 31 anni, dovrà fare il percorso inverso e trasferirsi da Pesaro a Trapani. «Non me l’aspettavo. È stata una batosta». Una destinazione imprevista, anche perché tra le cento province che andavano indicate in ordine di preferenza la docente aveva inserito Trapani al 91° posto. I numeri, però, hanno anche il magico potere di trasformarsi a seconda di chi li guarda. Se per il governo e Giannini non si può parlare di deportazione, «i numeri sono assolutamente fisiologici e in linea con il dato dell’anno scorso quando 7.700 insegnanti si sono spostati da Nord a Sud» dice, per i sindacati e il M5S il discorso è diverso: «7 mila su 9 mila costretti a lasciare terra d’origine e affetti è una cifra impressionante». Anief e Gilda sottolineano anche l’altro dato «paradossale»: come previsto, rispetto ai 16 mila posti vacanti, sono state effettuate nomine solo per poco più della metà. Uno scarto dovuto alle rinunce dei prof, ma anche alla scarsità di docenti per alcune classi di concorso, tipo matematica, per le quali per quest’anno si procederà ancora con le supplenze.
Ma nel mondo dei precari c’è anche chi, un lavoro, lo ha recuperato in extremis, almeno per un altro anno. L’Anci e l’assessore di Roma, l’ex ministro Marco Rossi Doria, hanno strappato al governo una circolare che salva quelle educatrici di asili e nidi municipali (oltre 2 mila nella Capitale e 10 mila in tutta Italia) che avendo 36 mesi di contratti a tempo alle spalle, rischiavano di rimanere per strada per l’effetto della sentenza di Strasburgo che vieta all’Italia l’uso dei precari per le carenze di organico. La Buona Scuola prevede una deroga per gli istituti statali, ma non per quelli comunali. La circolare di ieri sana questa disparità.
Ilario Lombardo