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venerdì 24 novembre 2017

Roma La capitale accerchiata dai roghi tossici chiede l’intervento dell’esercito

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Roma

La capitale accerchiata
dai roghi tossici chiede
l’intervento dell’esercito

Nella capitale, dove i problemi delle periferie cresciute a dismisura senza regole sono enormi, c’è una questione tutta peculiare: i roghi tossici. In tutti gli incontri che la Commissione ha avuto con comitati di quartiere (almeno una decina), è stato sollevato questo grido dolore: i falò dentro e fuori i campi Rom inquinano l’aria, producono veleni, fanno aumentare i tumori. Gli «zingari» bruciano di tutto: pneumatici, elettrodomestici, materiale edile con l’amianto mescolato. Roma è circondata da questi campi. Ce ne sono in tutti i quartieri, a Tor Spaccata, a Ponte Nona, a Centocelle, sui Colli Aniene, a via Collativa, sulla Pontina che porta a Pomezia, in via Salone, a Tor Sapienza.
In queste realtà della cintura metropolitana i romani sono esasperati. L’incendio tossico prodotto nel campo Rom della Barbuta lo scorso 9 luglio era talmente grande che ha bloccato per due ore il Grande Raccordo Anulare, l’anello autostradale che corre attorno alla capitale. Il comandante della polizia municipale, Diego Porto, ha chiesto alla Commissione l’intervento dell’esercito. Ha spiegato che la sua polizia è considerata a metà tra le forze dell’ordine e gli impiegati comunali, con la conseguenza che non possono accedere nei campi per verificare la presenza di persone sospette. Fabio Tanchina, vicepresidente della commissione lavori pubblici, ha parlato di grave insufficienza di uomini: neanche 10 persone che si occupano delle indagini sulla filiera dello smaltimento illegale di rifiuti e su chi li brucia. Ovviamente in questa filiera a monte ci sono i romani che si sbarazzano di materiale edile tossico per non pagare lo smaltimento. 

Palermo Stranieri integrati ma in alcuni quartieri la polizia non entra

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Palermo

Stranieri integrati
ma in alcuni quartieri
la polizia non entra

Le periferie non sono più i fortini della mafia, molto indebolita e soprattutto dedita ad altri affari. Allo Zen come a Brancaccio sono padroni gli spacciatori con le loro sentinelle, come alle Vele di Napoli. Il questore Renato Cortese ha spiegato alla Commissione che queste realtà oggi sono come il Pigneto a Roma. Magari hanno una peculiarità in più: è difficile per le forze dell’ordine intervenire a causa della reazione della gente. È un’economia sommersa dove si vive di traffico di stupefacenti. Gli abitanti di questi quartieri, anche quelli che non hanno nulla a che fare i malavitosi, non hanno problemi: niente scippi, furti in casa, rapine nei negozi. Tutti i reati li vanno a commettere in altri posti, nel centro elegante di Palermo.
Ma anche nel centro storico della città ci sono le “periferie”, quelle dei quartieri popolari dove crescono i mercati della Vucciria, di Ballarò, del Capo. È il cuore pulsante della città dove un posto di lavoro è una chimera. In una delle audizione della Commissione è stato il comandante provinciale dei Carabinieri, Antonio Di Stasio, a fare presente alcune percentuali: 70% della popolazione, soprattutto giovani. La provincia di Palermo, grande periferia metropolitana, è al 99° posto in classifica per qualità della vita. Ed è pure salita di sei posti rispetto all’ultimo anno. Il problema della raccolta dei rifiuti è enorme.
A Palermo extracomunitari ce ne sono tanti, ma sono integrati, tollerati. Vengono soprattutto dal Bangladesh e dallo Sri Lanka, oltre agli eterni magrebini. Con quest’ultimi si convive da secoli, senza problemi di ordine pubblico. Le attività criminali, piccole e grandi, sono saldamente in mano ai palermitani. 

Genova Spaccio nei carruggi e gang ecuadoriane dove c’erano gli operai

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Genova

Spaccio nei carruggi
e gang ecuadoriane
dove c’erano gli operai

I carruggi che scendono verso il porto sono la vera periferia di Genova. Molti di questi vicoli nel centro storico della città, ha spiegato il questore Sergio Bracco, non sono percorribili con le auto: il controllo da parte delle forze dell’ordine è difficile. «Ma noi ci staremo sempre», ha assicurato il questore che ha spiegato cosa è accaduto negli ultimi anni. Prima c’erano gli italiani, soprattutto meridionali, fin dagli Anni Sessanta e Settanta. Si occupavano soprattutto di contrabbando. Adesso spadroneggiano senegalesi e nigeriani che vendono cocaina e crac. Nel quartiere della Nunziata invece “lavorano” i maghrebini specializzati in hashish e cocaina. 
In periferia, quelli che una volta erano i quartieri dormitorio, focus su Sampierdarena: era una realtà connotata da una forte identità di natura operaia e quindi con una grossa coesione sociale tra gli abitanti. Adesso anche in una periferia come questa la trasformazione è avvenuta con l’ingresso di una comunità extracomunitaria, quella proveniente dall’Ecuador. Ma fintantoché si trattava di una presenza a prevalenza femminile, ha spiegato il prefetto di Genova Fiamma Spena, non c’era nessun problema di ordine pubblico. Donne lavoratrici e integrate. Poi sono arrivati i mariti e i figli, spesso minorenni: sedicenni e diciottenni che hanno costituito bande. Niente scuola, disoccupazione, emarginazione e quindi delinquenza. In nessuna delle comunità africane di religione musulmana si sono verificati fenomeni di radicalizzazione politica. I reati comuni in città non sono aumentati, eppure la sensazione di insicurezza tra i genovesi è arrivata alle stelle. Anche in quei quartieri da cui i delinquenti si tengono alla larga. 
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Torino Bande, disoccupazione giovanile al 40 %

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Torino

Bande, disoccupazione
giovanile al 40 %
e poche case popolari

Ci sono tanti tipi di periferia. Lo possono essere anche San Salvario e Porta Palazzo. Il sindaco Chiara Appendino parla di «periferia esistenziale» dove la disoccupazione giovanile e il degrado degli edifici sono più alti della media. L’assessore alla salute e alle politiche sociali Sonia Schellino ha sostanziato queste affermazioni davanti alla Commissione: la disoccupazione giovanile è pari al 40%; su 16 mila richieste di case popolari se ne assegnano solo 500 all’anno. 
Poi ci sono le periferie vere, quei quartieri dove l’immigrazione ha trasformato il tessuto sociale e preoccupa pure gli immigrati di vecchia generazione: temono di perdere quello che hanno costruito in anni di sacrifici. Torino è la città in Italia con il maggior numero di nigeriani. Il comandante della polizia municipale Fabrizio Lolito ha raccontato ai deputati la contesa del mercato dello spaccio, della prostituzione e della clonazione di carte di credito tra clan nigeriani: gli Eiye contro i Black-Axe. Negli ultimi tempi hanno preso piede i Maphite. L’attività di questi clan è concentrata soprattutto nei quartieri del Nord. Oltre alla mafia nigeriana, la tratta delle ragazze è gestita dalle «Maman», donne africane senza scrupoli che riescono perfino ad entrare nei centri di assistenza e portarsi via le malcapitate. Le quali rimangono vittime dei riti vudù, sono costrette a prostituirsi e per paura della stregoneria non denunciano le «Maman» vivendo sotto la minaccia delle ritorsioni contro le famiglie nei Paesi d’origine. Una questione sollevata è quella delle occupazioni abusive. Nell’ex villaggio olimpico del Moi, in quattro palazzine erano presenti circa mille occupanti abusivi, in gran parte migranti provenienti dal Nord Africa. Lo sgombero è appena iniziato. 
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